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Questo è un casino, un cazzo di casino...

Rivoli era nervoso. Fumava come un turco e continuava a girare per la villa passando dal giardino all'ingresso. Si sentiva in colpa, tremendamente in colpa. Voleva bene a Fabiana come ad Andrew, eppure si sentiva in obbligo nei confronti di Sara. Non capiva nemmeno perché lo stesse facendo, e, soprattutto, perché la sua Laura continuava ad evitarlo...

Si era fermato sul prato, con la schiena appoggiata al muro dell'abitazione; come sistemare, e sistemarsi, proprio non lo sapeva. Ma perché devo farmi paranoie? Si tratta solo di farla conoscere a un ragazzo, tutto qua.

Ma in realtà non provava un senso di colpa nei confronti degli amici (anche perché non ce n'era motivo), ma per se stesso: aveva paura di aver fatto qualcosa per cui Laura non lo voleva più tra i piedi, o che non si fidasse di lui così tanto da farsi aiutare. Nella disperazione si era rivolto a Sara, non avendoci mai parlato e non avendo mai avuto un rapporto tale da farsi sopportare. Si convinceva psicologicamente che poteva andarci d'accordo e che le interessava quando non gliene era mai importato un fico secco di lei, e la stava pure aiutando a provarci con il suo amico...

Stava combinando un gran casino. Tutto questo era assurdo!

Laura... Prese una gran boccata dalla sua sigaretta mentre guardava il cielo buio e pensava a lei; poteva dire di amarla.

Si, era innamorato.

Per quanto si dimostrasse sarcastica e fredda, sapeva cogliere i suoi lati più deboli e teneri, e la vedeva così incantevole da non volerla mollare. Aveva paura di non poterla più toccare come prima, anche solo per un abbraccio. Sapeva ch'era un pensiero assurdo, ma era talmente offuscato dall'agitazione che si sentiva scemo. E infatti lo stava facendo, lo scemo. Stava complicando la vita a quella biondina, oltre che a se stesso.

Chiuse per un attimo gli occhi, e ripensò alla quella volta, a quella festa...

<< Hey, tu? >>

<< Mhm? >>

<< Si si, tu >>

<< Ehm... Hai bisogno di qualcosa? >>

<< Ma come? Parli in italiano? >>

Musica assordante, gente ubriaca, un po come quella ragazza, che, barcollando, lo guardava con occhi sognanti e del Montenegro in mano finito per tre quarti. Il moro era nel angolo del corridoio buio del secondo piano della villa Codispoti, a fumarsi la sua sigaretta e osservare quella brunetta strana. Non capiva la sua domanda, anche se doveva aspettarselo da una sbronza.

<< Mi sembra evidente... >>

<< Ma tu hai origini tedesche, non credevo sapessi l'italiano, e non credevo venissi qui, specialmente qui... >> ed iniziò ad avvicinarsi muovendo le anche con modi sensuali, o almeno, si sforzava, date le sue condizioni.

<< Ma stai impazzendo?! >>

<< Woah, Gates, moderiamo i toni! >> e scoppiò a ridere.

Nonostante la poca lucidità evidente della ragazza, quel sorriso lo colpì dal primo istante. Così luminoso e semplice nonostante l'oscurità. Ma era sempre più confuso:

<< Che?! >>

<< Synyster Gates! Hai dimenticato il tuo nome per caso? >> e in quel momento, non reggendo più l'alcool, gli cadde tra le braccia.

FRIENDS IN REVERSEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora