CAPITOLO 3: SOLITE ABITUDINI

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Quando tornai dal supermercato, dopo aver fatto la spesa, squillò il telefono, ma mia madre fece in tempo prima di me a rispondere. Dopo alcune risate mi chiamò: era Greg.
- Ehi, ciao! – gli dissi.
- Ciao, Debby – mi rispose – ti chiamo per dirti che sono lì da te tra venti minuti.
- Ok, va bene, a dopo.
Greg viveva da solo, ma ormai era uno di famiglia. Sia io che mia madre gli volevamo molto bene e lui ricambiava, infatti molto spesso rimaneva a pranzo o a cena o addirittura tutto il giorno; insomma era come un fratello per me e come un figlio per Jane.
Mi preparai in fretta facendomi aiutare dalla mamma a mettere a posto ciò che avevo comprato, poi andai in camera e misi a posto la scrivania totalmente in disordine e aspettai che Greg suonasse il citofono. Nel frattempo mi distesi sul letto e incominciai a fissare il soffitto con lo sguardo perso nel vuoto. La mia camera era tappezzata di poster, foto, coppe e medaglie di danza. Ultimamente la fotografia era un pensiero fisso e facevo foto ovunque, pur catturando immagini che a me sembravano belle. Mancava solo una foto di me e Jack insieme, perché di lui da solo già ne avevo.
Suonò il campanello e Greg era davanti alla porta più contento che mai.
- Ciao, bellezza! – mi salutò – ciao Jane! – urlò a mia madre.
- Ciao, Greg! – gli rispose la mamma – vuoi un caffè?
- Si, grazie!
Una volta giunti in camera, mi disse:
- Hai aggiornato le tue pareti – indicando le ultime foto.
- Già.
- Ma quante foto hai di Jack? – sorrise.
- Effettivamente, parecchie – gli risposi con un sorriso – ti ricordi che oggi ho lezione di danza?
- E come potrei dimenticarlo. Ti accompagno, se vuoi.
- Accompagni me o vuoi vedere Ily? - ironizzai.
- Tutte e due - sorrise.
Greg aveva preso una cotta per Ily e anche lei provava la stessa cosa per lui. Ma io non volevo intromettermi tra di loro. Chissà quante cose avrebbero potuto dirsi, ma entrambi erano timidi l'uno dell'altra, quindi la situazione era abbastanza complicata.
Si sedette sulla sedia della scrivania e io sul letto.
- Ti vedo perplessa, è successo qualcosa? – mi disse.
- Oggi Jack e Lucy escono insieme.
Fece una faccia poco convinta.
- Ne sei sicura?
- L'ha detto lei involontariamente.
- Beh, se esce con lei è proprio uno sciagurato, non ti sei persa niente.
Lo pensavo anche io. Se avevano qualcosa in comune non era la persona adatta a me. Ma allo stesso tempo non volevo accettare la cosa.
Mia madre entrò con il caffè per entrambi e rimase in piedi vicino al letto. La guardai per farle capire di andarsene.
- Oh, vado via, vado via – mi strizzò l'occhio – quali saranno poi tutti questi segreti?
Sorridemmo tutti.

Uscimmo di casa quando il buio già stava calando. Greg mi accompagnò fino alla palestra e mi raccontò di quanto fosse bella Ily. Di come l'ha sempre guardata a mensa, di come sperasse che anche lei ricambiasse lo sguardo. Appena avrebbe trovato il momento giusto l'avrebbe invitata a fare una passeggiata al Central Park. Io e Ily ancora non ci eravamo viste dal rientro dell'estate perché tornò a New York proprio quel giorno. Le due ultime estati le aveva trascorse al college di Oxford, in Gran Bretagna e vedersi in quel periodo cominciò ad essere difficile.
Quando arrivammo davanti l'entrata della palestra salutai Greg, che mi disse:
- A proposito ... lo sai che stanotte ho fatto un incubo?
- Vuoi raccontarmelo? – gli risposi.
Alzò le spalle.
- Sarà stato un incubo come tutti gli altri – rispose – vai, che se no fai tardi.
- Non entri a salutare Ily? – gli chiesi.
- No, devo andare – mi sorrise – vengo a cena, stasera. Mi sono messo d'accordo già con tua madre.
- Perfetto!
Ci salutammo di nuovo e se ne andò.
Entrai nello spogliatoio e vidi Ily intenta a farsi lo chignon.
- Bentornata, bellezza! – le dissi.
Dopo un piccolo urlo mi buttò le braccia al collo.
- Anche a te, cara!
Prima di entrare in sala, ci raccontammo brevemente di come era andata l'estate, anche se ci eravamo messe d'accordo per vederci un giorno e raccontarci tutto nei minimi dettagli davanti a una cioccolata calda. Entrammo in sala e la prima lezione dopo l'estate cominciò.

Quella sera cercai di farmi raccontare da Greg il suo sogno che ormai mi aveva incuriosito, ma mi disse che non se lo ricordava molto bene.
- È offuscato, c'è qualcosa che mi sfugge – disse – non mi ricordo nulla.
Così lasciammo perdere l'argomento e decidemmo di vedere un film dalla mia videoteca.
- "Il diavolo veste Prada"? – mi disse.
- Andata – risposi.
Quelle erano le nostre serate insieme che preferivo: davanti la tv con pacchetti di pop corn.

DAISY - I'm supernaturalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora