CAPITOLO 12: PANICO

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Il mattino dopo, all'ora di pranzo scesi con Greg, Laurie, Fanny e Philip nella mensa e prendemmo un tavolo con i posti anche per Dave, Walter, Vanessa e Melanie. Jack, ovviamente, voleva stare con i suoi amici.

- Che fila! – disse Philip.

In effetti quel giorno la fila per prenotare il pranzo era molto lunga e Philip si prese l'incarico di prenotare per tutti. Io, Laurie e Fanny andammo al tavolo.

- Perché non sei venuta, ieri sera? – mi chiese Fanny.

- Avevo da fare... – mentii – con mia madre.

- Siamo stati molto bene, peccato che tu non ci fossi. Non sembra così antipatico, sai?

- Chi?

- Jack.

Mentre scendevamo le scale mi venne incontro dalla mensa proprio lui.

- Ti stavo aspettando – mi disse bloccandomi il passaggio.

Guardai le ragazze e dissi:

- Andate, vi raggiungo tra un momento.

Jack aspettò che fossero abbastanza lontani per dirmi ciò che doveva, ma lo interruppi subito:

- Cosa c'è?

- Non credo che ci siamo ben capiti sul fatto dell'invito di ieri sera.

Rimasi perplessa. Poi continuò:

- Ti chiedo veramente scusa per quello che ho fatto. Ho sbagliato, probabilmente, e vorrei rimediare.

Sembrava pentito, o meglio, sincero, perciò decisi di dargli un'altra possibilità; alla fine avremmo dovuto passare molto tempo insieme.

- Siamo partiti con il piede sbagliato – mi disse – tregua?

- Tregua – sorrisi – posso andare al mio tavolo?

- Certo! – mi strizzò l'occhio.

Era tornato il ragazzo gentile di sempre. Quant'è strano!

Stavamo andando al tavolo, quando qualcosa mi fece rallentare il passo. All' improvviso sentii l'aria cambiare. Il vetro delle finestre cominciò a tremare. Mi fermai. Fuori dalla finestra il vento muoveva fortemente gli alberi e la pioggia cominciò a cadere fortemente, come se grandinasse, ma la gente non sembrava accorgersi di niente.

Così continuai a dirigermi al tavolo, ma il cielo si oscurò all'improvviso e un movimento fece oscillare forte la scuola. La confusione aumentò a vista d'occhio.

- Un terremoto! – disse Melanie.

Ma Walter rimase impietrito più degli altri.

- No, ragazzi! E' Moror! Ne sono sicuro.

- Walter, ma che dici?!

Lo guardai incredula... non era possibile: non era ancora trascorso il tempo predefinito. Che stava dicendo? Era mezzogiorno, ma era buio pesto, là fuori. All'improvviso una luce gialla accecante ci attaccò e ci scaraventò a terra e il vetro delle finestre si ruppe. Ero impaurita e, come me e gli altri, tutta la gente della mensa urlava e correva cercando di mettersi al riparo. Ma le porte erano tutte bloccate. Philip si lanciò verso di me per proteggermi da migliaia di pezzi di vetro che volavano per la sala, ma che comunque, per fortuna, non arrivarono mai a noi. Di colpo la luce scomparse e vidi Walter immobile in un angolo nascosto che fissava tutta quella confusione senza dire una parola, senza espressioni. Greg mi venne incontro urlando:

- Debby! Stai bene?

- Si – risposi – grazie, Philip.

Greg rimase con me e Philip, allontanandosi, si accorse che Vanessa era stesa per terra, così si precipitò a soccorrerla. Urlai il suo nome, ma non poteva rispondermi perché era svenuta. Vidi Walter e Dave aiutare Laurie e Melanie a rialzarsi e tutta la scuola che urlava e che correva in tutte le direzioni, cercando di sfondare le porte. Poi venne Fanny che con Greg mi aiutò ad alzarmi.

Andammo dagli altri: Vanessa si riprese. Ma dov'era Lady Lit?

C'era qualcuno che mancava, che non vedevo.

- Dov'è Jack? – chiesi.

- Non lo so non l'ho più visto da quando ci hai parlato tu prima – mi rispose Fanny.

Mi precipitai con Dave a cercarlo tra tutte quelle persone per terra e tra quelle che correvano; urlai il suo nome ma non ottenni risposta.

- Eccolo! – disse Dave.

Era steso a terra con un braccio colpito da scaglie di vetro e il sangue che grondava a terra. Era lì, immobile, senza segni di vita. In preda all'agitazione cercai intorno a me qualcosa con cui svegliarlo, mentre Dave lo stava scuotendo. In un istante sentii un suono strano: mi girai e vidi una scaglia di vetro venirmi addosso. Mi coprii il viso sperando che non mi colpisse, ma incredibilmente il vetro oltrepassò il mio corpo e cadde a terra. Fu un attimo. Di colpo Jack tossì, ma al primo movimento urlò di dolore. Mi avvicinai a lui.

"Dove sei, Lady Lit?" pensai.

- Eccomi – mi rispose da dietro.

- Da dove sbuchi fuori? – le dissi – potrebbe essere pericoloso.

- Ho fatto il prima possibile. Comunque se ne è andato.

- Chi? – dicemmo io e Dave in coro.

- Moror.

Walter aveva ragione.

- Puoi sentire i miei pensieri? – continuai.

- Certo! – mi rispose Lady Lit – Non te l'avevo detto?

- No.

- Beh, posso sentire solo i tuoi pensieri.

- Dobbiamo portarlo via di qui – disse Dave.

- Le mie cure non possono aiutarlo. Ha una ferita troppo grande. Dovete portarlo in ospedale.

Presto arrivò l'ambulanza, Lady Lit andò via e i feriti vennero portati in ospedale, compreso Jack.

Tutto in breve tempo tornò alla normalità e fuori la scuola era circondata da genitori, automobili, vigili del fuoco e polizia: la notizia era arrivata anche ai telegiornali... la scuola era a fuoco. Tutto per colpa di Moror.

Raduna gli altri: vi aspetto dopo, a Cornflower, sentii la voce di Lady Lit nella mia testa.

Cercai nella folla mia madre e la vidi quando agitò le braccia nel momento in cui mi vide.

- O mio Dio, tesoro! Come stai? – mi chiese allarmata.

- Sto bene mamma, stai tranquilla – mentii.

Mi abbracciò e tornammo a casa.

DAISY - I'm supernaturalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora