CAPITOLO 13: SPIEGAZIONI

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Ma non andava bene per niente. Perché era successo ciò a scuola? Non erano passati i giorni prestabiliti. Perché Walter si era comportato così? Credevo che non fosse pronto per affrontare la battaglia e più andavo avanti, più ne avevo la sensazione. E Jack: non sapevo come stava, cosa avevano detto i medici, io dovevo andare a trovarlo. Ero preoccupata, volevo sapere come stava, se le ferite stavano guarendo. Non capii come un pezzo di vetro avesse potuto oltrepassare il mio corpo: avevo il dono dell'invisibilità, ma non avevo ancora studiato come usufruire di questa capacità. Jack si era svegliato subito dopo che il vetro era caduto a terra. La mia mente ruotava intorno alle due parole: Jack, vetro, vetro, Jack. Per quanto avesse la capacità di farmi arrabbiare sempre, sentivo allo stesso tempo che non potevo fare a meno di lui. I suoi sguardi nascosti, i suoi mezzi sorrisi, la sua voce erano tutte cose che mi davano la conferma che ne stavo diventando dipendente.

Varcata la soglia di casa mi distesi sul letto, cercando di calmarmi: mia madre preparò una camomilla per me e per lei e la bevemmo insieme; si voleva assicurare che io stessi bene.

- Accidenti! – disse guardando la tv – la notizia è già al telegiornale!

- Cosa dice? – dissi.

Alzò il volume. "L'FBI non sa come spiegarselo, per ora la scuola verrà chiusa, per via dell'incendio provocato inspiegabilmente."

Inspiegabilmente. Si, certo. Pensai ironica.

Dopo mezz'ora andai in camera. Cercai di fare mente locale: mandai un messaggio con il cellulare agli altri per dirgli che dovevamo andare a Cornflower. Dovevo aspettare, ma non potevo resistere un minuto di più: dovevo capire, così andai a Cornflower e mi diressi alla Home. Mancavano tutti, ma le luci erano accese e mi sedetti al primo banco. Poco dopo entrò Lady Lit e si sedette vicino a me, senza parlare, così iniziai io.

- Cosa è successo oggi a scuola? Perché?

Abbassò gli occhi: probabilmente si stava preparando il discorso da farmi.

- Ti dirò ciò che devi sapere.

- Saremmo potuti morire – continuai.

- Ascoltami – mi interruppe – si alzò e mi tese la mano – vieni con me.

- Ma gli altri?

- Gli altri aspetteranno.

Andammo dietro la Home e lì c'era una panchina a dondolo sulla quale ci sedemmo.

- Questo è il mio angolo di pace – disse Lady Lit – di solito ci vengo a leggere o a pensare.

- È carino – dissi – non sono mai venuta in questa parte.

Sorrise. Aspettai qualche secondo e poi ripresi:

- Cos'è che devi dirmi?

Guardò in basso e cominciò:

- Il tuo amore è così grande da contenere tutte le persone buone che conosci.

- Non capisco – risposi.

- Provi una forte emozione quando stai insieme a Jack!

Jack. Sentii un colpo al cuore. Ciò che disse Lady Lit era certamente un'affermazione, non una domanda.

- Come fai a sapere...

- Debby, ci sono passata prima di te con queste cose.

Annuii. Ero così prevedibile?

- Beh, si – sorrisi – quando arrivai per la prima volta in quella scuola, appena lo vidi, fu un colpo di fulmine... almeno da parte mia. Però ha un pessimo carattere, a volte.

DAISY - I'm supernaturalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora