CAPITOLO 6: SITUAZIONE STRANA

156 20 5
                                    

La mattina stessa a scuola c'era confusione più del solito all'ingresso, così mi affrettai per andare agli armadietti e lì mi raggiunse Ily.
- Hanno sospeso Lucy, lo sai? - mi disse.
- Ah si? - quanto mi dispiace, pensai ironica.
Annuì compiaciuta.
- L'ha sorpresa il bidello a fumare una canna in bagno.
- Una canna?!
- Già. Non le bastavano le sigarette - disse.
Scossi la testa.
- Sai piuttosto il motivo di tutta questa confusione? - le chiesi.
- C'è il torneo di pallavolo più tardi, te ne sei dimenticata?
Merda.
Non mi ero allenata quella settimana. Quella mattina avevo la partita di pallavolo femminile con la classe delle universitarie e avrei visto Jack, probabilmente, visto che era patito di tutte le partite che si presentavano.
- Ehi... - mi disse Ily dandomi un colpetto al braccio impercettibilmente - il fusto alle ore dodici ti sta fissando.
Mi voltai facendo finta di niente e vidi Jack che stava con un gruppetto di ragazzi e che, a sua volta, guardò nella mia direzione facendomi un lieve saluto. Poi scese le scale con i suoi amici.
- Quello vuole te, tesoro.
- Ma che dici! E poi non mi stava fissando.
- Va be', era girato nella tua direzione sperando che ti girassi. Infatti appena l'hai fatto non ha perso l'occasione per salutarti.
Sorridemmo. Ammiravo la sua positività nel vedere le cose. Era una persona speranzosa: sperava sempre che tutto potesse andare bene, era sempre stata ottimista nella vita e a mio parere avrebbe avuto così un gran vantaggio nel viverla.
- Lo sai che è uscito con Lucy? - le dissi.
Mi guardò con un ciglio alzato. Ha avuto la stessa espressione di Greg, pensai sorridendo.
- Chi te l'ha detto? - mi chiese.
- L'ho sentito da lei casualmente.
- L'avrà detto apposta.
La guardai e aggrottai la fronte.
- Amica - mi disse - io non ci credo. Dai guardalo, ti sembra il tipo da uscire con una come Lucy? Tutto può essere e se è stato così non ti sei persa nulla.
Era la seconda persona che me lo diceva. Tutto sommato avevano ragione lei e Greg.
Gli spogliatoi erano devastati dalla confusione più totale, mentre le sedie del pubblico erano tutte occupate. Melanie, Laurie, Vanessa e Fanny mi raggiunsero per darmi la buona fortuna e per dirmi che anche Greg, Walter e Dave erano tra il pubblico facendo il tifo per me e per la mia squadra.
Striscioni, scritte, urli e tifi rimbombavano e si agitavano in tutta la palestra.
Ci posizionammo ognuna al proprio posto, in attesa che l'arbitro fischiasse.
- Ragazze, mi raccomando - disse la ragazza, capitano della squadra - vi voglio cariche!
Mi guardò e mi fece un gesto di incoraggiamento; le risposi con un sorriso teso.
Guardai tra il pubblico, ma non vidi Jack.
L'arbitro fischiò e la palla cominciò a girare nel campo. Cominciammo a segnare i primi punti, ma l'arrivo improvviso di Jack che arrivò poco dopo mi fece distrarre a tal punto che la palla finì sulla mia faccia.
- Debby, stai attenta! - urlò una mia compagna.
- Scusate ragazze! - risposi.
Feci finta di niente e continuai a giocare la partita; per segnare l'ultimo punto per noi, toccava a me fare la battuta; quando la palla tornò nel nostro campo, vidi immediatamente che nel posto in cui stava cadendo, lontano dal mio, non stava andando nessuno a prenderla. Fu un attimo. Mi ritrovai in quel posto e schiacciai la palla nel campo avversario. Non sapevo nemmeno cosa avessi fatto. La squadra rimase sconcertata, ma subito dopo fu in piena euforia che nessuno se ne rese conto veramente. Mi presero in braccio e anche io mi unii al canto di vittoria.
Per tutta la squadra fu una soddisfazione.
Jack mi guardò per un istante e uscì subito con i suoi amici.
Distolsi lo sguardo e il mio pensiero fu distratto dall'arrivo di Melanie, che piombandomi davanti, mi abbracciò:
- Bravissima!
- Grazie.
- Ehm, senti ti devo parlare! - disse subito.
- Tutto bene? - le risposi sorridendo.
Non sapevo cosa le fosse accaduto, ma dall'espressione perplessa che aveva capii che non andava tutto bene. Cambiai espressione.
- Cosa è successo? - riprovai.
- Ho fatto un sogno strano, stanotte - cominciò agitata - e non è la prima volta ...
Cazzo.
- Racconta - le dissi.
Non andai nemmeno a cambiarmi, non me ne diede il tempo. Le persone che mi cercavano per le congratulazioni le ringraziai velocemente e dissi loro che le avrei sentite più tardi. Melanie era veramente preoccupata e io volevo sapere di cosa si trattasse.
Andammo al bar a prendere un bicchiere d'acqua; dopo esserci sedute a un tavolino, cominciò a parlare:
- È stato un incubo e non è la prima volta che faccio lo stesso.
Bevve un altro sorso d'acqua.
- Hai presente il grande albero della scuola?
Annuii.
- Dietro - sgranò gli occhi ancora incredula - c'era una grande porta, ci sono entrata e c'era un sentiero che mi conduceva a un bosco... e poi non mi ricordo più niente.
Deglutii.
- Con chi altro ne hai parlato? - le chiesi.
- Con gli altri e mi hanno detto che anche loro hanno fatto esattamente il mio stesso sogno.
Non era possibile.
- Gli altri chi?
- Fanny, Laurie, Vanessa, Greg, Walter e Dave. Ma perché me lo chiedi?
Ecco perché le ragazze erano tese nello spogliatoio. Possibile che poteva essere lo stesso sogno? Per tutti?
- Melanie... anche io ho sognato la stessa cosa.
Sgranò gli occhi.
- Ma che vuol dire? Oddio! Una maledizione!
- Ma che maledizione! - dissi - Calma. Dobbiamo parlarne subito tutti insieme.
- Ma cosa...
- Dì agli altri che ci vediamo tra venti minuti alla mensa.
- Non mi lasciare da sola!
- Melanie! Muoviti!
Corsi nello spogliatoio e mi cambiai velocemente. Trovai Ily che subito mi bloccò:
- Ehi! Dove stai correndo?
- Non ora Ily! Ti chiamo io dopo, scusami!
Mi andai a cambiare nello spogliatoio. La capacità di Melanie di ingrandire le cose era stupefacente.
Cosa mai poteva succedere...
Erano tutti già seduti e mi affrettai a raggiungerli. Dovevamo vederci chiaro in questa strana storia.
Appena arrivai già stavano parlando e ognuno disse le stesse cose che capitarono a me, di essersi trovati nello stesso punto dove mi ero trovata anch'io. Era la stessa situazione, a parte l'ombra che non era stata sognata da nessuno. Era una situazione irreale, impossibile e anche preoccupante tra l'altro, visto che non riuscivamo a venirne a capo:
- Ma che cos'è questa storia? - disse Walter.
- Calma, ragazzi - feci una pausa - che cosa avete sognato di preciso?
- Di trovarmi in cantina senza un motivo - disse Dave - e di entrare in un bosco. Mi ricordo anche di una casetta di vetro.
- Anche io - risposero gli altri.
- E basta? - chiesi io.
- Si.
- Non avete visto un'ombra nera?
Tutti scossero la testa.
- Quale ombra? - disse Vanessa.
- Un'ombra - risposi secca.
Mi scusai per la mia freddezza.
- Dobbiamo scoprire cosa sta succedendo - disse infine Laurie.
Come potevamo arrivarne a capo? Era solo un sogno: probabilmente era frutto di tutti quegli horror che eravamo andati a vedere al cinema. Probabilmente la psicologia ci aveva fatto un bello scherzo.
Ma era possibile? Era possibile che tutti avessimo sognato la stessa cosa? E ripetutamente? E che ognuno aveva un passaggio per entrare in questo posto? Passaggi, intendiamoci, tutti facilmente raggiungibili. E perché solo io avevo visto quell'ombra? Cosa c'è che ci accomuna in una cosa del genere? Erano troppe domande a cui non potevamo rispondere; e di certo c'era qualcosa che non andava, se otto persone avevano sognato la stessa cosa. Avevamo solo un indizio: e mi riferivo ai nostri passaggi segreti.
- L'unico modo - mi bloccai - è avverare il sogno - conclusi perplessa.
Quando vidi che nessuno mi aveva compresa, ma che mi fissavano come fossi un fantasma, mi spiegai meglio:
- Abbiamo detto che ognuno ha un suo passaggio segreto, giusto? Chi ci dice che il sogno è stato veramente un sogno? Magari non ce lo ricordiamo, ma è successo veramente.
- Stai scherzando, vero? - rispose Fanny.
- È l'unica possibilità che abbiamo per capire. Secondo me l'unico indizio che abbiamo per risolvere questo mistero è proprio il passaggio. Altrimenti nel sogno ci troveremmo già dentro il bosco. Che senso ha aver visto il passaggio?
- Perché tu la pensi come se ci fosse qualcosa... - rispose Greg.
Dopo alcuni secondi di silenzio, Vanessa ricominciò a parlare:
- Che costa provare? Proviamoci. Ci sono troppe coincidenze e abbiamo detto tutti che sembrava vero. Dobbiamo solo credere che lo sia anche adesso.
Ci guardammo tutti e sospirai.
- È una follia - ribadì Greg.
- Allora - lo ignorai - Alle 16.00 ognuno si trovi al suo posto. Con il pensiero riconduciamo la nostra mente al momento del sogno in cui entriamo nel passaggio. Se succederà qualcosa ci rincontreremo tutti nel punto in cui ci siamo risvegliati, altrimenti niente. Cerchiamo di concentrarci e soprattutto di crederci.
- Debby, ma sei sicura? - chiese Walter.
- E' l'unica possibilità che abbiamo. Almeno proviamoci. Che cosa perdiamo?
Ero sicura che tutti avrebbero voluto sapere che cosa si nascondeva dietro tutto questo mistero. Era inevitabile. Anche per Greg. Insistetti su questa pista.
Velocemente feci mente locale di tutti i passaggi nascosti di ognuno di noi: io avevo la scrivania; Melanie il grande albero della scuola; per Walter era lo specchio del bagno, per Laurie sotto il proprio letto; Greg aveva la porta della sua stanza e Fanny la doccia; Vanessa la cabina telefonica 241 della scuola e Dave la cantina. L'orario dell'appuntamento sarebbe stato sufficiente per il nostro piano.
Dopo la doccia che gli insegnanti ci permisero di fare dopo la partita, tornai in classe per la lezione successiva, quella di chimica, dove Philip mi aspettava vicino al suo posto.
- Come stai? - mi chiese.
- Bene, grazie - gli sorrisi.
- Se hai bisogno di una mano, posso aiutarti nella materia.
- Sicuro - gli risposi.
Notai che non aveva gli occhiali.
- Ehi! Hai tolto gli occhiali! - gli dissi come se fosse successo un miracolo.
- Oh, si. Ehm, effettivamente, sai... da quando Lucy me li ha rotti, ho cominciato a portare le lenti a contatto.
- Capito - sorrisi - è da poco, allora.
- Si.

DAISY - I'm supernaturalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora