Niall ha mangiato il titolo di questo immagina

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La professoressa di inglese fece il suo ingresso in classe. La sua sola visione fece nascere un lieve gemito di disaccordo da parte degli alunni.
«Forza ragazzi» disse lei, zittendo tutti «prendete un foglio e una penna che facciamo qualche traduzione in preparazione della prossima verifica sulla microlingua.» concluse fiera e con un sorrisetto strano.

Si accese un piccolo brusio, ma il rumore della carta fece il sopravvento e presto la classe fu pronta a scrivere.

La professoressa cominciò a dettare tutte le frasi, subito dopo gli alunni cominciarono a tradurre, parlottando tra di loro mentre la prof firmò il registro e si mise comoda ad aspettare, leggendo e sbirciando sul suo cellulare ogni tanto.

Passò la prima mezz'ora e gli alunni erano già pronti per correggere, quando qualcuno bussò alla porta. Con il consenso dell'insegnante entrò un alunno in divisa, proveniente dal bureau, che parlando un attimo con la professoressa si misero d'accordo per far uscire una ragazza, Sharon, che ignara e preoccupata seguì il ragazzo fuori dall'aula.

«Che cosa ho combinato?»

«Oh, nulla, solo c'è una persona che vuole vederti.»

«E chi sarebbe?»

«Lui.» gli indicò il ragazzo.

Lei seguì la direzione verso una figura alta e snella che stava parlando con Sebillo, il professore di ricevimento del secondo anno di Sharon. Lei gli andò incontro velocemente e lo salutò con un sorriso.

«Ciao Marcello, salve prof.» 

«Ehi ciao Sha!» la salutò Sebillo, con il suo solito sorriso contagioso, calcando con la voce il suo nome.

«Ciao Sharon.» sorrise dolcemente Marcello, avvicinandosi a lei e stampandole un bacio leggero sulla guancia, facendola arrossire.

«Perché mi hai chiamata?»

«Si emh, dovevo parlarti urgentemente...» sussurrò Marcello, circondandole la vita con il braccio destro.

«Oh, allora vi lascio soli.» ammiccò il professore, allontanandosi verso l'aula dei professori.

«Forse è meglio se ci spostiamo in un luogo... Meno pieno di gente?» consiglia lei.

«Si forse è meglio.»

Si avvicinarono velocemente ai bagni, fermandosi davanti alla grande vetrata che dava sul giardino sul retro della scuola, illuminato dal sole di inizio novembre.
«Allora... Ho rimuginato molto su quello che è successo in questo tempo... Ho sempre cercato di farmene una ragione e lasciare perdere tutto, quando invece avrei solo dovuto dirtelo e...»
«Oh, finiscila di girarci intorno e arriva al dunque.» lo intimò lei, guardandolo supplicante.
«O-okay...» sussurrò il ragazzo, passandosi una mano tremante tra i capelli e spostando il peso del suo corpo da una gamba all'altra. Si passò la lingua sulle labbra e le si avvicinò, spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio e accarezzandole il viso con la mano esile.

Il petto di Sharon cominciò ad alzarsi e ad abbassarsi velocemente e fece mezzo passo in avanti, mentre il suo sguardo passò in un istante dagli occhi di Marcello alle sue labbra e poi di nuovo nei suoi occhi marroni e verdi.
Lei si alzò sulle punte dei piedi e raggiunse velocemente la sua bocca, fermandosi a pochi millimetri da lui.
«Vuoi  sussurrarmelo all'orecchio?» chiese poi, mettendogli a disposizione l'orecchio che poco prima fu liberato dalla ciocca di cappelli.

Lui le prese il viso tra le mani e subito dopo le loro labbra furono contatto. Si cercavano e si assaggiavano come se non avessero mai desiderato altro che quello, come se tutto il resto, ora, fosse solo una facoltà personale. Come se il fatto di essere a scuola fosse solo un optional.

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