#Immagina -17-

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La mora si era appena allontanata dalla struttura, quasi correndo, incrociando e sorridendo alla madre dell'amica appena salutata. Quella la sorpassò, salendo veloce i gradini della scuola. Salutò la figlia, i capelli color nocciola chiaro sciolti ricadenti sulle spalle, coperte da un maglioncino beige. Entrarono nella scuola, appena in tempo per incontrare alcuni professori prima di entrare in classe, per iniziare il consiglio di classe. Andarono a prendersi qualcosa di caldo alla macchinetta, ed entrambe optarono per una cioccolata calda. La donna prese a parlare con una professoressa, talmente presa che non si accorse del professore che abbracciò la figlia alle spalle.

«Buongiorno» sussurrò Carlo all'orecchio di Sharon.

«Ehi, ciao! Come stai?» cinguettò lei, sorridendo.

Si abbracciarono e l'odore della sua colonia si fece più forte, diventando l'unico odore che lei avrebbe potuto sentire per sempre. Chiacchierarono animatamente, fino a quando non fu l'ora di andare, per Carlo. Si abbracciarono di nuovo, le braccia i lui attorno alla ragazza si fecero più strette di prima, dandole l'opportunità di respirare ancora quel nuovo e particolare odore. Andò anche lei in classe, dopo qualche minuto, per finire il prima possibile quella riunione con professori e genitori. Finirono prima del solito, stranamente. La ragazza si appostò davanti alla porta dove Carlo stava tenendo un discorso poco animato col resto del gruppo su una classe, prima di essere chiamata per la sua, di riunione. Dopo qualche minuto, Carlo sbuffò, lasciandosi cadere sulla sedia ed accoccolandosi contro lo schienale.

«Per il mio conto non c'è più nulla da dire.» salutò tutti e uscì dalla classe.

Scese gli scalini di corsa e si diresse alla classe di Sharon pianificando quello che avrebbe voluto fare appena vista e dopo.

Svoltò l'angolo e si fermò davanti alla classe, la porta aperta e i banchi spostati. Intravide la ragazza, seduta a parlare con i professori, spiegando quello di cui ha parlato insieme alla classe. Carlo la salutò silenzioso con la mano, quando lei si girò verso di lui, e di risposta ricevette un sorriso. Lui le fece la linguaccia, sorridendo subito dopo. Durante il resto del consiglio continuarono a farsi smorfie e linguacce, rendendo quel noioso ritrovo un po' più piacevole, dando loro l'impressione che sia finito un po' troppo velocemente. Uscirono dall'aula, tranne alcuni professori che rimisero al posto banchi e sedie. Sharon si fermò ad abbracciare Carlo, iniziando a chiacchierare di nuovo, animatamente.

«Va bene, ti do mezz'ora» insistette la madre della ragazza, spostandosi il ciuffo ricciuto.

«Grazie mamma!»

La donna se ne andò, lasciandoli ormai soli. Anche gli ultimi insegnanti se n'erano già andati.

«Sto bene, quando sto con te...» ammise lui dopo un po', guardandosi le scarpe.

«Anche io» sorrise la ragazza, arrossendo un poco «con te più di qualsiasi altro»

«Allora ti dispiace?»

«Cosa?»

«Questo...» chiuse gli occhi e in un attimo fu sulle sue labbra, in un bacio gentile.

Si staccò da lei, guardandola negli occhi. Lei scosse la testa, avvampando. Lo baciò, allacciando le braccia attorno al collo di Carlo. Sentirono dei passi e subito si staccarono, ridacchiando. Comparve la madre di Sharon, il ciuffo in disordine e il solito mezzo sorriso.

«Forza Sha, andiamo a casa che è tardi» strillò lei.

«Si arrivo, un attimo» ma lei non si mosse, oltre ad incrociare le braccia «Mi aspetti all'entrata, si?» provò lei.

Annuì, guardandola storto e scoccando un'occhiataccia a Carlo, incamminandosi senza discutere. Lui sorrise, prendendo il mento di lei e posandole un bacio casto sulle labbra, subito dopo un altro e poi un altro ancora, trasformandolo in un bacio appassionato, le braccia di lei di nuovo allacciata al collo dell'altro e le braccia di lui intorno ai suoi fianchi. Sorrisero entrambi, sciogliendo il bacio, e poi lei se ne andò, sfiorandosi le labbra con le dita e le guance ancora rosate.

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