#Immagina·il dopocena·

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«Allora profe? Si sta divertendo?»mi  sorride lei verso di me.

«Ciao Sha! Si, tantissimo! Tu invece? Ti hanno chiamata proprio all'ultimo minuto per fare servizio.»

«Davvero?» cinguetta Rina, seduta alla mia sinistra «Ma possono farlo anche con voi quindi?»

«In teoria no, ma a quanto pare lo fanno comunque. Ora è meglio che vada, prima che Elio mi venga a prelevare di persona.. Buon proseguimento!» sorride acida verso Rina e poi sorride sinceramente verso di me.

«Carlo... Credo che io le stia antipatica...» mi confessa poi.

«No, non credo. È una brava ragazza, non avrebbe nulla contro di te.» provo a convincerla.

«Se lo dici tu...» fa spallucce, bevendo ancora un sorso di vino.

L'ultima volta che l'ho vista è stata prima del suo 18° compleanno, quest'estate, e non ho potuto più darle il suo vero regalo di compleanno. Spero di riuscire a darglielo stasera, dopo che la mia quasi ex moglie se ne sarà andata a fare la notte con le sue colleghe. Stiamo divorziando, non andiamo più d'accordo da tempo e continuiamo a litigare per cose futili.

La serata prosegue tranquilla, il cibo è buono e il servizio ottimo. Sono le nove di sera e Rina mi viene incontro con il suo gruppo di colleghe, avvisandomi che sta partendo con loro per andare a passare tutta la notte insieme. Finalmente inizia la vera serata.

Invio un messaggio a Sharon, avvisandola che ora sono libero e di raggiungermi, quando finisce, fuori da scuola, nel parcheggio. Alzo lo sguardo e lei mi sta già guardando, sorridendomi prima di annuire.

Mi avvio verso la porta principale e aspetto solo un quarto d'ora prima di vederla scendere le scale. Indossa le scarpe e l'abito che le ho fatto recapitare a casa. Il corpo è avvolto nel vestito lungo fino a metà coscia, blu oltremare e il petto pieno di strass, senza maniche e scollato a 'V'; è perfetto per queste temperature ancora calde di fine estate. Ai piedi, le scarpe col tacco che Rina non ha mai voluto, non essendo un'amante dei tacchi, ma che ho sempre tenuto in caso cambiasse idea. Sono anch'essi blu oltremare e sono alti, come piacciono a me. Sulle spalle, la cartella con il cambio di ricevimento e per domani mattina. I capelli sciolti sono ancora morbidi e ondulati come prima.

Scende l'ultimo gradino e mi raggiunge, spostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Tolgo le mani dalle tasche, non ricordando di avercele messe, e me le strofino facendo qualche passo verso di lei. Sorride, lasciando che le mie mani le circondino il viso e mi sporgo un poco baciandola.

«Pronta?» sussurro ancora sulle sue labbra.

«Certo.» sorride arrossendo un poco.

Andiamo verso la macchina e saliamo a bordo, andando verso la seconda casa che ho comprato solo per noi due. Ci veniamo poche volte, e quindi è molto fredda solitamente, ma con un telecomando a distanza posso accendere e spegnere il riscaldamento in base a quando mi serve.

Il viaggio verso casa è animato e ridiamo di quanto sia stupida mia moglie a non capire nulla di quello che succede tra di noi.

«Davvero ha capito solo stasera che la odio?»

«Già, dopo anni che ci conosciamo. Praticamente sono quattro anni giusto?»

«Esatto, quattro anni che odio lei e che amo te. Ormai mi sto abituando alla situazione.»

«E sono due che la tradisco con te. Mi chiedo come mai non le ho chiesto prima il divorzio.» rifletto ad alta voce.

«Forse perché è da qualche mese che sono maggiorenne e quindi non hai ancora avuto motivo per farlo.» sussurra guardandomi, mentre io entro in garage.

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