Harry Styles, pt. 2

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Anno 2019.
Tu ed Harry state insieme da cinque anni, tu ne hai 20 e lui 25. Siete andati a vivere insieme al 98 A di London Road quando hai compiuto i 19 anni. Gemma si è sposata e ora vive insieme al marito e al piccolo, che quando serve viene accudito da Anne, che abita ancora al 91A.
Tuo padre vive ancora al 91B insieme a tuo fratello, che intanto sta finendo le superiori nella scuola della città accanto e nel tempo libero gioca a calcio nella squadra di Holmes Chapel.
Buona lettura.

Lui non si è ancora svegliato. Mentre la colazione pronta si tiene calda nel forno, io sbircio dalla porta della camera il suo corpo nascosto dal lenzuolo e dalla coperta bianchi. I lunghi capelli bruni e ricci sono sparsi anche sul cuscino candido e le sue labbra sono immobili e irresistibili. È piegato su un fianco e un braccio è ripiegato sotto il cuscino, mentre il suo petto si alza e si abbassa regolarmente ad ogni respiro. Mi avvicino lentamente e di soppiatto, cercando di fare meno rumore possibile, al letto. Appoggio un ginocchio sul materasso e subito dopo anche le mani, bilanciandomi.

Ormai lo sveglio tutte le mattine così, e ogni mattina è sempre la stessa storia, ormai è diventata una routine, trasformando la sveglia in altro.

Gli lascio un piccolo bacio sulla spalla e lui si muove, rannicchiandosi come i bambini. Sarà anche un venticinquenne pieno di tatuaggi, contrastando con il suo modo elegante di vestire e la sua voce roca e bassa, ma quando dorme sembra sempre un bambino.

Mi piego di nuovo sul suo corpo e gli stampo un secondo bacio, questa volta sul collo dopo avergli spostato i capelli. Si gira verso di me poco alla volta, socchiudendo le palpebre e liberando la bellezza dei suoi occhi verdi.

«Buongiorno.» sorrido io «È pronta la colazione.»

«Quale delle due?» sussurra lui malizioso, alzandosi su un gomito e avvicinandosi sempre di più a me.

«Quella che è sul tavolo in cucina.» lo blocco «Si raffredda sennò.» dico roteando gli occhi come se fosse ovvio.

«E se io volessi l'altra?» sussurra sulla pelle del mio collo, facendomi venire la pelle d'oca.

«Sarà il tuo premio per aver aver mangiato la tua colazione da bravo venticinquenne che sei.» dico prendendogli la testa tra le mani e cercando di allontanarlo dal mio collo senza riuscirci molto bene.

«Ma io voglio subito il premio.» sussurra, scandendo bene ogni parola e alternandola con un bacio sulla mia pelle, mentre la sua mano libera si fa strada sulla mia coscia.

«No, prima la colazione.» sussurro stampandogli un bacio sulle labbra e alzandomi subito dopo.

Raggiungo la cucina e prendo i pancake dal forno e ne metto uno sopra l'altro in un piatto, stendendo un sottile strato di sciroppo d'acero tra i due e appoggiando il piatto al posto di Harry, che intanto si fa vivo dalla camera con indosso una maglia a caso e i pantaloni della tuta che gli fasciano alla perfezione le sue gambe perfette. I capelli prima liberi, ora sono legati in uno chignon distratto e i suoi occhi verdi mi fissano, mentre la bocca è contorta in una smorfia maliziosa.

Si siede a tavola e comincia a mangiare, ma non riesco a capire se sta mangiando velocemente perché ha fame o perché vuole il "premio".

«Fame?»

«Anche...» sussurra ingerendo i pancake come fossero caramelle, finendoli in un attimo «Non so perché, ma i tuoi pancake sono fantastici. Ce ne sono ancora?» chiede bevendo tutto il caffè e latte in un sorso.

«Certo, sai che faccio sempre tanto impasto.» sorrido girandomi verso i fornelli e prendendo di nuovo la padella e l'impasto.

Con il coltello taglio una piccola noce di burro e la metto nella padella, facendolo sciogliere e tirando via con un fazzoletto il burro in più. Alzo la padella dal fornello e l'appoggio sul bancone, versando una buona quantità di impasto al centro, che pian piano prende la forma della padella. Rimetto la padella sul fuoco e tante bollicine cominciano a salire sulla superfice, dove è ancora crudo, mentre il bordo è già solido. Con una spatola a gomito alzo un pochino il pancake ogni tanto, fino a quando non è abbastanza bruno da poterlo girare e finire la cottura. Lo giro e le sue mani mi fasciano i fianchi, una si ferma sul ventre, quasi a volermi tenere ferma, mentre l'altra si spinge più a fondo.

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