19-Piccoli passi

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"Come sei già stanca?" Chiese Suga

"N-no mi tremano solo un pò le gambe, ma mi succede sempre, credo di dover andare un pò in palestra ahahahah"

"Dai per oggi abbiamo finito. Ormai siamo pronti, la settimana prossima vinceremo"

Finimmo le prove e tornammo a casa. In quei giorni ero particolarmente stanca, ma cercavo di non darlo a vedere. Ogni volta che provavamo arrivavo sempre più fatica alla fine.
Non sapevo il perché, forse mi stavo affaticando troppo, probabilmente dopo la gara potrò riposare e rimettermi in sesto tanto ormai mancava giusto una settimana.

Mancava giusto una settimana e avevo una strana paura, la paura di sbagliare.

"Suga tu va oggi voglio rimanere un altro pò."

"Sicura?"

"Si giusto un quarto d'ora poi vado."

"D'accordo ma non tornare troppo tardi."

"Vabbè, ormai ci sono abituata" Dissi ridendo

"Non tornare tardi ok?!!"

Era così buffo. Non diceva mai che era preoccupato o che ci teneva a me ma lo faceva capire,  così mi divertivo a provocarlo e a farlo arrabbiare un pò. Mi indicava con quelle sue dita piccole e faceva una smorfia con le labbra. I suoi occhi si chiudevano e intorno si formavano quelle rughette d'espressione dolcissime.

Finalmente ero sola e avrei potuto testare e chiarire le mie preoccupazioni, i miei limiti.

Accesi la musica e mi ripromisi di metterci tutta l'energia, come Suga, come se fossi sul palco, come non facevo quando lui era con me a provare.

1.33 minuti.
Riuscii a resistere solo 1 minuto e 33 danatissimi secondi.

Ero sola e la musica andava avanti.
Perché il mio corpo non rispondeva più ai miei comandi? Perché era diventato così debole?

Non sapevo darmi una risposta, una spiegazione.
Stavo solo lì sulle ginocchia bagnate dalle mie lacrime che uscivano a fiumi perché in cuor mio sapevo che era arrivata la fine.
Le mie gambe, cedevano ogni giorno di più e adesso erano arrivate all'apice.
Il dottore me lo aveva detto, non sapeva cosa avessi, non c'era cura ne spiegazione, ma probabilmente sarei potuta finire su una sedia a rotelle per sempre.
Forse lo meritavo, quella era la punizione che meritavo.

Tutti i miei sogni che avevo pian piano maturato in me ora li odiavo. Ed era solo colpa di Suga se adesso ci stavo così male, era lui che mi aveva riportato ad essi.

Pian piano mi alzai. Prima un piede,  un piccolo sforzo ed ero di nuovo in piedi.
Mi incamminai verso l'uscita camminando come un bimbo che fà i suoi primi passi e con gli occhi rossi dal pianto.

Cazzo è tardissimo Suga mi ucciderà.

Non lo avevo avvisato che ero tornata a casa, non avevo proprio voglia di ascoltare una sua ramanzina.

Ero sulla porta di vetro dell'uscita.

"Ti piace farmi incazzare eh!"

Che stupido di un ragazzo, mi aveva aspettata lì per tutto quel tempo.

Non dissi una parola, non feci un passo. Mi limitavo a tenere la testa bassa nascosta nel grosso cappuccio del mio giubbino.

"Vieni andiamo a casa." Disse lui "muoviti dai."

Cercai di scendere gli scalini per raggiungerlo, ma era ancora troppo complicato. Mossi un piede molto lentamente ma faceva male.

"Che hai fatto??"

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