Neve

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Hermione si rigirò nel letto, sbuffando. Era ormai da due notti consecutive che non riusciva a dormire pacificamente come suo solito, e tutte quelle ore arretrate di sonno avevano presentato il conto quella stessa mattina, quando aveva più volte rischiato di addormentarsi durante Trasfigurazione. Era di umore così irritabile che sia Ron che Harry si erano guardati bene dal rivolgerle la parola a colazione, e per pranzo aveva deciso di andare un attimo in biblioteca per restare un po' in silenzio in compagnia di un buon libro, con il risultato che era crollata nel bel mezzo di un romanzo. Quando si era svegliata di soprassalto era corsa a Pozioni e putroppo il suo ritardo non era passato inosservato: odiava essere al centro dell'attenzione, e il fatto che quando era arrivata tutti si erano girati a guardarla, professore compreso, lei aveva quasi sperato di poter scomparire in quel preciso momento. Mentre passava al primo banco si era sentita addosso gli occhi color metallo di un certo Serpeverde, e durante la lezione, sbirciando dietro la spalla, aveva incontrato lo sguardo intenso del furetto che a sua volta la stava scrutando. Quando se ne era accorto il ragazzo aveva sollevato le labbra in un ghigno e un'arrogante sopracciglio alzato, al che Hermione si era subito voltata, corrugando la fronte. Quando poi alla fine della lezione si era diretta verso Rune Antiche, aveva sentito un braccio cingerle le spalle e una voce profonda dire: "Non riesci più a non guardarmi, non è vero Granger?"
Lei aveva alzato gli occhi al cielo e continuando a camminare lungo il corridoio si era liberata dal suo braccio, allungando il passo per mettere un po' di distanza fra di loro. "Che c'è, vuoi farmi il trattamento del silenzio? Sai che in un modo o nell'altro ti farò parlare, vero?" aveva detto Malfoy, che raggiungendola le aveva cinto la vita con il braccio e, trattenendola, si era avvicinato al suo orecchio per sussurrarle: "Oggi ho gli allenamenti di Quidditch, ma non vedo l'ora di vederci mercoledì".
A quel punto la giovane era arrossita e aveva aperto bocca per rimetterlo al posto suo, ma il ragazzo, accorgendosi dell'effetto che aveva avuto su di lei, aveva deciso di stuzzicarla ancora bisbigliando: "Vediamo se sarà la volta buona che ti dichiari a me".
E poi se ne era andato, lasciandola sola, presa dai dubbi e con la testa piena di insulti diretti al Serpeverde come al solito. Non era la prima volta che si erano lasciati in quel modo, ed era stanca del suo atteggiamento, del fatto che fosse sempre lui ad avere l'ultima parola, ma soprattutto delle sue stupide insinuazioni. Fosse stato uno qualunque degli altri ragazzi avrebbe pensato che la stuzzicava perchè in quale modo lo interessava, ma trattandosi di Draco era più probabile che volesse semplicemente confonderla, o che si trattasse di uno scherzo o una scommessa. Qualsiasi fosse stato il motivo, si era ripromessa di non dargliela vinta.
Hermione si rigirò per l'ottantesima volta e, gettando uno sguardo sulla sveglia, si stropicciò gli occhi. Era troppo tardi per addormentarsi, non restava altro che prepararsi e pregare di non dormire durante le lezioni.

Dopo aver fatto visita a Dobby nelle cucine di Hogwarts ed aver fatto colazione direttamente lì insieme all'elfo si era distratta a camminare per i corridoi del castello, immersa in un confortevole silenzio. Essendo molto mattiniera a volte capitava che si svegliasse anche prima che suonasse la sveglia e, soprattutto i primi anni, le piaceva vagare senza meta ed esplorare la scuola mentre il resto dei suoi compagni era ancora addormentato. A dirla tutta qualche volta era incappata in ragazzi più grandi che, pensando di essere soli, si attaccavano come piovre e si baciavano come se non ci fosse un domani, ma a parte qualche sporadico incidente il più delle volte era l'unica allieva sveglia fuori dai dormitori.
Arrivata nel grande atrio al centro della scuola si avvicinò alla fontana. Quegli ultimi giorni aveva fatto terribilmente freddo e quella mattina la brina aveva ricoperto ogni cosa, comprese le pietre che componevano il pavimento della piccola piazza. C'era una calma e una pace tali che la ragazza chiuse gli occhi, assaporando ogni attimo. Essendo figlia unica e non avendo mai avuto delle vere e proprie amicizie prima di venire a Hogwarts, quando era piccola spesso passava il tempo a giocare da sola o a leggere. Le era sempre piaciuta l'idea di avere un fratellino o una sorellina con cui condividere il tempo libero, e quando aveva conosciuto Ron e i suoi fratelli era rimasta letteralmente conquistata da loro. Forse era anche questo che la attirava: il fatto che fosse così diverso da lei, ma che nonostante tutto si sentisse a casa ogni qualvolta stessero insieme...
"Già svegli, Granger?"
La strega sobbalzò e aprì gli occhi al suono della sua voce. La testa di Malfoy entrò nel suo campo visivo e notò che aveva cominciato a nevicare.
Lo guardò con gli occhi strabuzzati: possibile che, dovunque lei si trovasse, lui ogni volta spuntava dal nulla, facendole quasi venire un attacco di cuore?
"Mi stavi seguendo?" chiese  cautamente Hermione.
Lui la guardò stranito.
"Cosa?"
La giovane sollevò gli occhi al cielo: "Voglio dire che non è la prima volta che sbuchi alle mie spalle e mi spaventi."
Non ricevendo alcuna reazione dal Furetto, Hermione mormorò: "Lasciamo perdere."
Lui sembrò concordare, e rimasero in silenzio per un minuto buono, semplicemente ammirando il paesaggio ed evitando di guardarsi. Da sotto le ciglia la strega poté vedere Malfoy reclinare il capo all'indietro e il rilassarsi graduale dei lineamenti del suo volto, gli occhi chiusi e le guance più colorite, e notò come le sue occhiaie sembravano essersi attenuate. Lui aprì gli occhi di scatto e intercettò il suo sguardo, e imbarazzata Hermione lo distolse, girandosi in modo da non avere un contatto visivo con il Serpeverde.
"Granger" fece Malfoy, con un tono di voce così basso che fu un miracolo se riuscì a sentirlo.
Si girò e rimase colpita dal modo in cui il biondo la stava guardando in quel momento. Notò che si era avvicinato a lei, che le labbra erano socchiuse e che quegli occhi color metallo, di solito così freddi e calcolatori, si erano ammorbiditi ed emanavano vita. Non aveva mai visto niente di simile.
La neve ora scendeva più velocemente, e si stava alzando il vento, e sebbene lei rabbrividisse dal freddo non riusciva a staccare gli occhi di dosso dal Furetto. Senza neanche pensarci fece un passo verso di lui, ritrovandosi a una manciata di centimetri dal suo petto e lo guardò, completamente persa, facendo vagare il dmsuo sguardo su ogni suo lineamento: il modo in cui i capelli erano distribuiti sulla sua fronte, la curva della mascella, gli zigomi, le sopracciglia arcuate, e si soffermò sulle sue labbra. Non le aveva mai veramente notate, e ora che le osservava da molto più vicino vedeva come tutto era relativo: quella bocca che, quando si apriva, dava fiato a insulti o provocazioni, che si inarcavano in un ghigno a volte malizioso a volte derisorio, che non si erano mai aperte in un sorriso vero in tutti quegli anni in cui l'aveva conosciuto... Era rossa. Dalle labbra usciva il vapore del suo respiro condensato, e per una volta Malfoy sembrava essere senza parole, proprio come lei.
Ipnotizzata, si protese ancora di più verso il ragazzo, ansiosa di scoprire che sapore avesse la sua bocca, ma in un attimo il ragazzo si ritrasse, e l'idillio si spezzò. Entrambi sgranarono gli occhi, ed Hermione sentì il bisogno impellente di fuggire. Sapeva benissimo che cosa le avrebbe detto in quel momento, prendendola in giro per come si era lasciata abbindolare dal suo bell'aspetto, e al solo pensiero sentì le guance infuocarsi d'imbarazzo e abbassò lo sguardo. L'unica via di scampo per evitare l'umiliazione e riprendere il controllo era fingere totale indifferenza, come se non fosse successo niente. Sollevò gli occhi e, cercando di ignorare la sorpresa e una evidente e malcelata soddisfazione dipinte sul viso del Serpeverde, si costrinse a mantenersi calma e controllata. "Ci vediamo a lezione, Malfoy."
Girò sui tacchi e camminò a passi decisi verso l'entrata. Poi si ricordò di una cosa.
"Un'altra cosa" disse rigirandosi. Malfoy era ancora là.
"Faresti un favore a entrambi se d'ora in poi, nel caso in cui ci dovessimo incontrare al di fuori della biblioteca, mi lasciassi in pace e non mi rivolgessi la parola."

Una volta chiusa la porta-dipinto attraverso la quale si accedeva alla Sala Comune dei Grifondoro venne travolta da un gruppetto di ragazzine del secondo e terzo anno con i libri in mano, ansiose di poter andare in Sala Grande e fare colazione per poi ripassare gli ultimi capitoli assegnati. Più della metà dei Grifondoro era già in piedi, chi in Sala Comune, seduto su divani e poltrone, chi correva per le scale che conducevano ai dormitori per svegliare o incitare chi non era ancora pronto. Vagando con lo sguardo vide che Ginny era già scesa e sembrava assorta nel difficile compito di studiare l'ultima pagina di Storia della Magia prima delle lezioni.
"Ciao" fece Hermione avvicinandosi.
"Ehi, ciao!" rispose la rossa sorridendole.
"Cosa stai studiando?"
Ginny sbuffò annoiata e fece scorrere la matita che teneva in mano fra le sue lunghe dita.
"Il primo trattato di pace fra vampiri e licantropi del Sedicesimo secolo. Una noia mortale." Sollevò melodrammaticamente gli occhi al cielo e sospirò: "Domani Biggs vuole una pergamena su tutti gli argomenti del dodicesimo capitolo e dato che questo poneriggio devo ancora finire Pozioni ho pensato di avvantaggiarmi i compiti per pranzo. Non è che potresti aiutarmi, che so, magari hai ancora gli appunti dell'anno scorso..."
Questa volta fu il turno di Hermione di sollevare gli occhi al cielo. "Dovrei averli da qualche parte" rispose la giovane.
Ginny le sorrise nuovamente.
"Scendiamo intanto che Harry e Ron si preparano? Sto morendo di fame e aspettavo che arrivassi così da avere una buona scusa per smetterla di studiare!"



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A/N: ci ho messo un secolo, e non sono comunque soddisfatta di questo capitolo. Che ne dite?

Non Può Essere Malfoy!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora