Confidenze

255 14 3
                                    

"Oh, non te la prendere, Granger" risuonò la voce di Malfoy alle sue spalle "te l'avevo detto che prima o poi lo avresti ammesso anche a te stessa che io ti piaccio!"
"Va via Malfoy!" rispose Hermione senza voltarsi, cercando di rimanere calma.

Camminavano uno dietro all'altra verso il castello, la luce del giorno che faceva spazio al buio, e la strega, rossa in viso e con il fiato corto, cercava in tutti i modi di distanziarsi dal Furetto, purtroppo senza molto successo. Ancora si rimproverava per esserci cascata, per aver veramente creduto, per un solo istante, che lui l'avrebbe baciata. Non solo non l'aveva fatto, ma ne era rimasta delusa, oltre che imbarazzata, quando a due centimetri dalla sua bocca le labbra di Malfoy si erano inarcate in un ghigno e guardandola dritto negli occhi aveva sussurrato trionfante: "E poi dici che non mi trovi attraente?"
A quel punto aveva fatto un passo indietro e le aveva lasciato il braccio, godendosi la reazione sconcertata e incredula della Grifondoro. Non riusciva a crederci, era stato tutto uno scherzo! Il rossore le invase le guance non appena aveva realizzato quello che era successo, ma più che per quello che Malfoy aveva architettato rimase allibita dalla sua reazione. L'aveva lasciato fare, non si era minimamente opposta! Fremente di rabbia aveva osservato come il ragazzo la squadrava gongolante e, non potendo nascondere la vergogna e l'imbarazzo, mettendo su a fatica una maschera di indifferenza aveva girato sui tacchi e si era allontanata, sperando che lui non l'avrebbe seguita. Ma no! Ovviamente sarebbe stato troppo chiedere di essere lasciata in pace! Aveva appena fatto dieci metri che aveva sentito i suoi passi seguirla su per la collina e la sua irritante lingua dare voce alle cose più improbabili, come appunto la sua ipotetica infatuazione per lui.

"Non potresti semplicemente inciampare e rotolore giù, così almeno ti leveresti dai piedi per un po'?" pensò Hermione alzando gli occhi al cielo.
"Vuoi fare la gara del silenzio? Va bene, tante ragazze fanno così per fare le misteriose... E diciamo che è un po' un mistero come abbiano fatto ad ammetterti ad Hogwarts..."
"Se non vuoi che ti dia un pugno come in terzo anno, ti converrebbe tapparti la bocca" pensò la strega guardando per terra. Finalmente arrivò sulla cima della collina sulla quale si stava inerpicando e uscì dalla foresta. Davanti a sè vide ergersi in tutto il suo splendore il castello; erano le sei e quaranta, e fra poco meno di un'ora sarebbe stata servita la cena. Accellerò il passo, nonostante lo sforzo della salita l'aveva distrutta, ma ormai era arrivata a destinazione e non ne poteva più di sentir blaterare il Serpeverde. Era a circa venti metri dal portone e non sentiva più i suoi passi dietro di lei; per un attimo su sollevata e sospirò di sollievo, finchè non le venne il dubbio che forse era veramente inciampato e caduto giù dalla collina, e che si fosse fatto male. Si girò e, non vedendolo, per un secondo si allarmò. Stava già tornando sui suoi passi per andare a vedere dove fosse finito quando la sua biondissima testa fece capolino dalla linea degli alberi e lo vide alzare gli occhi verso il castello per poi abbassarli fino a incrociare il suo sguardo. Corrugando la fronte, ma decisamente rinfrancata di vederlo tutto intero Hermione si rigirò e continuò per la sua strada e, aperto il portone, venne accolta dalla faccia arcigna di Finch, che le rivolse un'occhiataccia. La ragazza abbassò gli occhi e mormorò una scusa per essere tornata tardi, al che Finch le rispose gracchiando come un corvo di passare oltre e lei si diresse su per le scale, senza aggiungere altro, diretta verso i dormitori dei Grifondoro.

"Sei pronta?" chiese Ginny che, seduta sulla poltrona, aveva alzato gli occhi non appena aveva sentito l'amica scendere le scale. Hermione annuì e quando giunse all'ultimo gradino la rossa si alzò e la prese sottobraccio. Si incamminarono insieme verso l'uscita della Sala Comune e, passate oltre il dipinto della Signora Grassa scesero tranquillamente le scale, dirette verso la Sala Grande molto in anticipo.
"Come mai non abbiamo aspettato Harry e tuo fratello?" chiese Hermione.
"Volevo passare un po' di tempo da sola con te. Da quando ci siamo rimessi insieme Dean è decisamente più romantico e non litighiamo più così spesso, ma non mi lascia mai un attimo per respirare. Anche stare con le mie amiche è diventato più difficile, perchè ovunque vada mi viene dietro come un cagnolino, e alla lunga diventa snervante..." rispose Ginny sospirando
"Per non parlare dei ragazzi! Sta pur certa che se un qualsiasi essere umano del sesso opposto si avvicina a me o prova anche solo a parlarmi, fosse anche per chiedermi una gomma da cancellare, ecco che spunta lui pronto a minacciarli di non avvicinarsi a me che sono la sua ragazza..."
Rimase un attimo in silenzio, poi riprese: "Probabilmente sembrerò incontentabile, dato che prima lo accusavo di prestare attenzione più ai suoi amici che a me e di non dare importanza alla nostra relazione, ma adesso si è passati da un estremo all'altro!"
Per un po' nessuna di loro aggiunse altro, entrambe immerse nei propri pensieri; quando, alla fine delle scale, giunsero davanti al portone già spalancato della Sala Grande, nella quale gravitavano piccoli gruppi di studenti, Hermione parlò.
"Dovresti dirglielo" disse piano la strega.
"Se tieni al vostro rapporto, dovresti parlargli esattamente come hai fatto adesso con me. Vedrai che ti ascolterà; se ha deciso di cambiare per te dopo che vi siete lasciati la prima volta, vedrai che non sarà difficile convincerlo a calamarsi e a lasciarti un po' di spazio per te stessa."
Ginny la guardò come perplessa.
"Cosa?" chiese Hermione corrugando la fronte.
L'amica scosse la testa, sorridendo.
"Niente" rispose lei "è solo che a volte mi chiedo come tu faccia ad avere sempre la risposta ad ogni mio dubbio o problema. Penso che dovresti seriamente considerare di diventare la mia psicologa."
Hermione rise, e con il braccio cinse le braccia di Ginny.
"Per te, questo ed altro."

"Ma che simpatiche, non ci avete neanche aspettato!" esclamò Ron non appena le vide sedute al tavolo dei Grifondoro, seguito a ruota da Harry. La Sala Grande si era riempita in fretta, e ormai mancavano minuti all'inizio del banchetto.
Si accomodarono uno di fronte all'altro come le due ragazze, Harry vicino a Hermione e dall'altra parte il rosso accanto alla sorella, la quale, alzando gli occhi al cielo, esclamò: "Per venti minuti potete benissimo fare a meno di noi; a noi ragazze piace stare un po' per conto nostro, a volte."
"Chi ha mai parlato di te? Io mi riferivo ad Hermione, sai, la mia migliore amica, quella che conosco da ormai sei anni?" rispose Ron, ignaro del fatto che le guance della suddetta amica si erano leggermente imporporate.
"Oh per la barba di Merlino, sappiamo tutti della tua cotta, perchè non ci riveli cosa dovevate fare di così importante da fare con il tempo che le ho rubato" rispose immediatamente Ginny con un sorrisetto malizioso.
A quel punto Ron si ritrovò effettivamente a corto di argomenti e fissò incredulo la sorella, mentre Hermione cercò in ogni modo di non guardare nella sua direzione, le guance e le orecchie ormai rosso fuoco dall'imbarazzo. Seguì un silenzio impacciato, e la strega vide con la coda nell'occhio che Harry le rivolgeva un'accenno di occhiata di soppiatto, ma per fortuna, in quel preciso momento, il Preside battè le mani e i tavoli si colmarono di cibo, distraendo l'amico e permettendo alle due ragazze di scambiarsi un'occhiata d'intesa senza farsi notare.

"Devo parlarvi" disse Harry dopo che furono ritornati in Sala Comune.
Hermione alzò gli occhi dal libro che stava leggendo e si guardò attorno, controllando che nessuno li stesse ascoltando. Ron interruppe il suo gioco con gli scacchi e si avvicinò ai due seduti sul divano davanti al camino.
"Silente mi ha convocato qualche tempo fa, e mi ha detto che dovrò venire nel suo ufficio una sera alla settimana."
Fece una pausa, poi continuò a voce più bassa: "Credo che c'entri qualcosa con Voldemort. Credo che voglia mostrarmi come difendermi da lui, sia usando l'Occlumanzia, sia duellando."
Il trio rimase silenzioso per un secondo, i suoi due amici sbigottiti.
"Quand'è la prima lezione?" chiese Hermione piano.
"Stasera" rispose Harry "dopo che tutti i Prefetti saranno tornati dai loro giri di perlustrazione."
"Sa che la guerra è alla porte" continuò il ragazzo "ed è solo una questione di tempo prima che cominci a fare sul serio. E poi c'è Malfoy..." Hermione si irrigidì "...non me la racconta giusta. Dopo quello che abbiamo visto quest'estate da Magie Sinister, ho come la sensazione che faccia parte dei..."
"Non lo dire neanche" lo zittì l'amica.
"Cosa? Lo sapete anche voi, anche voi l'avete visto..."
"Scusa Harry, ma questo non prova niente. Insomma, sai quanto io detesti Malfoy, ma pensare che possa essere uno di loro... Ma ce lo vedresti?" commentò Ron a mezza voce, per poi aggiungere sarcasticamente "Io non credo che lo riterrebbero così intelligente da essere uno di Loro, neanche per lucidargli le bacchette. E dimentichi il fatto che sia figlio di paparino Malfoy. Pensi che Lucius sacrificherebbe il suo unico figlio per farlo diventare parte del 'Club degli Assassini e Squilibrati'?"
"Non capite" rispose Harry irritato "la sua è una posizione privilegiata, ecco perchè è diventato uno di loro! È l'unico che può entrare a Hogwarts, e quindi il più vicino a me e a Silente! E credi davvero che Lucius non lo sacrificherebbe per il suo onore? Tutte le volte che ha fallito, prima con il diario e poi nell'Ufficio dei Misteri l'anno scorso, ha perso sempre più la fiducia di Voi-Sapete-Chi. È quasi ovvio che voglia rimediare offrendo Malfoy a fare il lavoro sporco, visto che ormai Lui sa che non può più fidarsi di Lucius."
Cadde il silenzio, ed Hermione notò che sarebbe dovuta andare a fare il suo turno di guardia.
"Devo andare" disse alzandosi. Posò il libro e si soffermò a guardare Harry dritto negli occhi.
"Ne riparliamo dopo. Ma secondo me ha ragione Ron, Malfoy non potrebbe mai avere a che fare con Loro, anche se questo comporterebbe il perdono del padre da parte di Tu-Sai-Chi."
L'amico aprì la bocca per controbattere, ma la richiuse quasi subito.
"Ti aspettiamo qui" disse solo.
La strega annuì e uscita dal dipinto si strinse nel maglioncino della divisa, aggredita dagli spifferi. Con un movimento di bacchetta fece un incantesimo riscaldante: quell'estate si era studiata parte del programma di Difesa Contro le Arti Oscure e si era esercitata soprattutto con gli Incantesimi Senza Appello. Sospirò non appena sentì il tepore farsi strada dalla mano che teneva la bacchetta alla punta delle dita dei piedi e cominciò a scendere le scale. Il prefetto di Tassorosso con cui avrebbe dovuto fare il turno era a letto con l'influenza, e così sarebbe dovuta girovagare da sola per un'ora nel silenzio più totale. Trattenendo un brivido sussurrò: "Lumos" e la punta della sua bacchetta si illuminò. Aveva appena imboccato la rampa che dal quarto conduceva al terzo piano quando sentì una mano afferrarle il fianco e un'altra coprirle la bocca, soffocando il grido che minacciò di uscire. In un istante Hermione si liberò e si girò, la bacchetta puntata verso il suo aggressore, e per poco non le venne un colpo quando vide due occhi color dell'argento fissi su di lei e un ghigno di superiorità stampato sul pallido viso del ragazzo.
"Ti sono mancato, Granger?"

Non Può Essere Malfoy!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora