"Hermione!" chiamò Harry. La ragazza si voltò, fermandosi in mezzo al corridoio. L'amico le corse incontro, gli occhiali storti e la cravatta che svolazzava. "Ehi" esordì lui quando la raggiunse, un po' rosso in volto e con il fiatone "vorrei parlarti. È da un po' che, insomma... Volevo scusarmi per come ti ho trattata, da quando abbiamo litigato. Tu hai solo dato la tua opinione, e io ti ho giudicata e me la sono presa senza motivo."
L'espressione sul viso del ragazzo era sincera, e a Hermione bastarono due secondi per perdonarlo. Gli gettò le braccia al collo, incapace di esprimere a parole il sollievo di aver fatto pace con il suo migliore amico. "Lo prendo per un sì?" chiese Harry.
Hermione rise."Certo" rispose, staccandosi da lui.
Essendo ora di pranzo proseguirono l'uno di fianco all'altra diretti verso la Sala Grande, chiacchierando del più e del meno, finchè la ragazza non lo informò dell'esito dell'ultima lezione che aveva avuto con Malfoy.
"Quindi non lo aiuti più?" domandò Harry guardandola con una faccia un po' preoccupata.
Hermione sospirò: "Credimi, l'idea di deludere Silente non mi piace per niente, e sono convinta che abbia ragione a sospettare di lui... Ma il fatto è che mi ha chiesto di riuscire in un'impresa impossibile, oltre che inutile. Come faccio a capirci qualcosa, se quello mi odia, non posso parlarci senza ripetermi mille volte di non mollargli un ceffone quando mi insulta e devo stare muta come un pesce mentre il signorino fa i compiti?"
"È qui che ti sbagli" intervenne Harry. "In realtà non avresti occasione migliore per farlo parlare: siete da soli in biblioteca, quando finite per i corridoi non c'è nessuno per via del coprifuoco... E poi da quando in qua stai zitta solo perchè Malfoy te lo ordina?"
Hermione rimase interdetta. Si fermò di botto e lo guardò concentrata, cosa che faceva sempre quando stava pensando a fondo su una questione. Aprì la bocca per ribbattere, ma l'amico alzò la mano per chiedere il permesso e proseguire: "L'idea di voi due soli non mi piace per niente, soprattutto conoscendo Malfoy, ma che altre possibilità abbiamo? Hai detto anche tu che quel furetto sta tramando qualcosa, e se non proviamo a capire di cosa si tratta, probabilmente resterà un mistero."
La ragazza non disse niente per molto tempo: "Quindi pensi che dovrei continuare a fargli da tutor?"
Harry annuì. "Prova per almeno un'altra settimana.""Per l'amor del cielo, Ron! Un po' di decenza!" esclamò Hermione al rosso seduto davanti a lei, disgustata dalle sue maniere da uomo delle caverne.
"Accidenti Hermione, non ti ci mettere anche tu" rispose lui in tono un po' scocciato, la bocca piena del pollo che stava masticando"c'è già Ginny che ogni santo giorno mi strilla contro. Datemi un po' di tregua, donne!"
"E sarebbe carino se mi risparmiassi la vista del pollo che stai mangiando" aggiunse la giovane storcendo la bocca. Ron alzò le mani in segno di resa: "Mi arrendo" borbottò "voi ragazze non mi lascerete mai in pace."
Harry rise di fronte a quello scambio di battute, e anche Hermione accennò un sorriso. Merlino, quanto gli era mancato chiacchierare e ridere con i suoi due migliori amici. Aveva passato due giorni a dir poco deprimenti, avendo nessun'altra compagnia se non la biblioteca, i compiti e il suo gatto; solo adesso che si era riappacificata con Harry capiva quanto ci tenesse alla loro amicizia.Mentre mangiava ancora sorridendo si accorse che due occhi grigi la stavano osservando. Nonostante ci fosse la tavola dei Corvonero di mezzo fra quella di Grifondoro e quella dei Serpeverde, non ebbe dubbi, Draco Malfoy la fissava con un'insistenza tale che, per qualche oscura ragione, Hermione abbassò lo sguardo, la schiena percorsa da un brivido; quei suoi occhi di ghiaccio, freddi, spietati, calcolatori, erano insostenibili.
Quando poi alzò gli occhi vide che il biondo Serpeverde stava chiacchierando con la sua solita combriccola, Zabini, Tiger, Goyle, la rompiscatole Parkinson e Nott, come se non fosse successo niente. La ragazza corrugò la fronte, confusa, ma poi lasciò perdere: probabilmente era solo un'altro stupido espediente per farla sentire inferiore a lui. Si rimproverò mentalmente, doveva imparare a non farsi mettere i piedi in testa da quel furetto megalomane e dimostrargli che Hermione Jean Granger era al di sopra dei suoi giochetti idioti.Una volta uscita dalla Sala Grande, seguita da Harry e Ron una voce familiare la chiamò.
"Granger!"
Hermione si fermò, una chiara espressione scocciata in volto, mentre lasciava che il furetto si avvicinasse.
"Voi andate, altrimenti farete tardi a lezione" disse lei rivolta ai due. Harry annuì e trascinò con sè Ron, il quale sembrava ben poco convinto a lasciare l'amica da sola con quel ragazzo.
"Cosa vuoi, Malfoy?" chiese la giovane girandosi verso di lui.
"Oggi ho gli allenamenti di Quidditch" esordì lui "quindi direi di spostare la lezione di un'oretta."
La ragazza lo guardò sbalordita: "Mi pare di averti detto che non ti avrei più fatto da tutor"
"Beh, mi dispiace rovinare i tuoi piani, ma non me ne può fregar di meno di quello che mi hai detto" disse lui in tono annoiato "la McGonagall vuole che tu mi faccia da babysitter, e finchè non mi sta più alle calcagna per me va bene stare tre ore alla settimana in più con una Sanguemarcio. Non che tu voglia deluderla e macchiare la tua fama di studentessa perfettina, giusto?"
Hermione sospirò, la mano destra era già chiusa a pugno, pronta a partire, ma si trattenne. Cos'è che le aveva detto Harry neanche tre ore fa? "Non avresti occasione migliore per farlo parlare: siete da soli in biblioteca, quando finite per i corridoi non c'è nessuno per via del coprifuoco..."
Doveva tener duro per Silente.
" Va bene" borbottò lei alla fine "ma solo un'ora."
Lui le fece un freddo cenno con il capo, e si congedò. Lei sospirò rumorosamente, e passandosi una mano nervosa fra i suoi indomabili ricci si avviò verso la Sala Comune dei Grifondoro, essendo quella l'unica ora buca che avesse in tutta la settimana.Quando l'orologio sopra il camino battè le tre meno un quarto Hermione si alzò dal divano e salutò Grattastinchi, il suo gatto, con il quale si era intrattenuta per tutto il tempo, accarezzandolo e giocando con lui. Prese la borsa con i libri di Aritmanzia e Rune Antiche e uscì dal dipinto: i pochi Grifondoro del suo anno che seguivano le due materie erano ben poco amichevoli e comunque erano scesi almeno venti minuti prima. All'altezza delle scale che collegavano il secondo e il terzo piano incrociò Malfoy.
"Dove pensi di andare?" chiese lei inarcando le sopracciglia. "La tua Sala Comune è nei sotteranei."
Il ragazzo ghignò appena."Come se non lo sapessi" borbottò. "Spostati Sanguemarcio, e vattene alla tua lezione di Aritmanzia."
Ma lei, che aveva capito che il ragazzo fosse diretto alla Stanza delle Necessità e che quindi voleva allontanarla, decise di prendere in mano la situazione. Si piantò per bene con i piedi e restò davanti a Malfoy. " Se pensi che ci voglia così poco per mandarmi via ti sbagli di grosso."
" Ho detto" sibilò il ragazzo avvicinandosi, sperando che la ragazza se ne andasse definitivamente "spostati e vattene a lezione."
Lei rabbrividì appena, non essendo abituata ad avere quegli occhi argento fuso così penetranti a una distanza così ridotta. Abbassò per un attimo gli occhi, ma si riprese e contrattaccò: "Altrimenti? Non pensare di potermi comandare a bacchetta, perchè te lo dico da subito, non sono più intenzionata a farmi prendere in giro da te. Cos'è che non hai paura che io veda, esattamente?"
Malfoy sbiancò leggermente, ed Hermione lo notò, anche se l'espressione autoritaria e leggermente annoiata rimase invariata: "Io non ho paura Granger, voglio solo che tu TI LEVI DI TORNO" tuonarono le ultime parole.
"Draco?" interruppe una voce molto acuta. Hermione si sporse oltre il biondo e vide due ragazzine con lo stemma dei Serpeverde sulla divisa, all'incirca del Quarto Anno, salire le scale dirette verso di loro.
"Ce ne avete messo di tempo, voi due" commentò Malfoy quando li raggiunsero. Quella con i capelli lunghi e biondi rispose: "Ci abbiamo messo un po' a... sistemarci i capelli."
La voce di quelle due erano talmente artefatte, quasi stessero facendo il verso a qualcuno. Hermione le guardò sospettosa: era sicura di aver riconosciuto un'inconfondibile nota maschile quando l'altra ragazza aveva chiamato il furetto. C'era anche qualcosa di strano in tutta quella situazione; per quanto assurdo, aveva come la sensazione che c'entrassero qualcosa con Malfoy e quello che faceva nella Stanza delle Necessità, e che fossero intervenute per distrarla.
In quel preciso istante scattò la campana che segnava la fine delle lezioni e la giovane strega sgranò gli occhi: doveva precipitarsi a lezione! Spinse da parte il biondo e quasi travolse le due galline, che non mancarono di lamentarsi, ma in quel momento la ragazza era già lontana, correndo a perdifiato per arrivare in tempo fino all'aula di Aritmanzia. Quando alla fine riuscì a entrare proprio mentre stava iniziando la lezione e sistemò i libri e i fogli per prendere appunti, ripensò per un attimo allo strano incontro con il furetto e alle ancor più strane ragazze che erano arrivate. "Concentrati ora, Hermione!" si disse lei. "Concentrati sulla lezione. Ne riparlerai dopo con Harry e Ron."
Così si riscosse e rimase attenta per tutta la lezione e anche per quella successiva, e riuscì a tenere a bada il ricordo di quegli implacabili occhi di ghiaccio che riuscivano a farle abbassare lo sguardo più spesso di quanto volesse ammetterlo.
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Non Può Essere Malfoy!
FanfictionPer il suo sesto anno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, Silente chiederà a Hermione Granger di tener d'occhio il giovane Malfoy con la scusa di fargli da tutor. Quello che la Grifondoro non sa è che quel ragazzo così arrogante, impreve...