Capitolo 9 - Preoccupazioni familiari

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"Marito mio" la duchessa rivolse un leggero inchino all'uomo appena entrato nella stanza, abbandonando il ricamo sulla poltrona. "Siete rincasato molto tardi."

"Vi chiedo scusa mia cara, se vi ho provocato disagio o preoccupazione. Sono stato trattenuto alla reggia."

"E'successo qualcosa?" la sincera premura, nella sua voce, lo fece sorridere.

Non era uno sciocco e sapeva quanto potesse essere duro, per una donna ancora giovane e bella, essere legata a un vecchio, sebbene sano nel corpo e nella mente, e le era grato per il suo affetto e le sue attenzioni, così come per la sua discrezione, nel coltivare altre relazioni.

"Niente di serio, mia diletta. Solo una piccola discussione sui nuovi editti dell'Imperatore. Richard ed io temiamo possano essere troppo duri verso una parte della popolazione, una gran parte, in verità. Non di questa idea si è mostrato nostro figlio, invece, né i nobili che frequenta adesso."

"Non capisco come possa legare con un uomo della risma del visconte Gaillard" confermò la donna. "Da quando è morta sua moglie, si comporta in modo scandaloso ed è un pessimo esempio per la sua prole. Per non parlare del suo progetto di far sposare la piccola Camille con quel Fante di bastoni."

"Il Fante è un uomo molto potente."

"E'orribile e spaventoso, non solo nell'aspetto. Si narrano storie atroci su ciò che succede nei suoi alloggi."

"Potrebbero essere voci, derivate dall'incredibile ferocia in battaglia. Sicuramente compie il suo dovere con un fervore religioso quasi ineguagliabile."

Chiamò il servitore e ordinò del vino speziato.

La discussione di quella notte l'aveva preoccupato più di quanto volesse ammettere, come uomo, come padre e come consigliere del regno. Un nuovo giro di vite, in un momento del genere, con una pace tanto decantata quanto fragile, avrebbe potuto far esplodere il malcontento che già serpeggiava tra il popolo. E non si capacitava di come uno dei suoi figli potesse mostrarsi così arrogantemente cieco davanti a questa verità, arrivando quasi a mancargli di rispetto, senza contare il veleno che, per un attimo, aveva intravisto nei suoi occhi.

Guardando il volto della moglie, sorrise. Era inutile sobbarcarla di preoccupazioni, ma, senza volerlo, si trovò ad aggiungere: "Il visconte Gaillard, comunque, otterrà a sua volta notevole potere, da questo matrimonio. Legare la sua famiglia ad un illustre esponente della Chiesa, un uomo che ha raggiunto uno dei Nomi, placherà ogni scandalo, compreso quello riguardante il suo insensato tentativo di sedurre la dama di compagnia dell'Imperatrice."

"La notizia dovrà rimanere segreta. Questo è il desiderio dell'Imperatrice. Soltanto la nostra famiglia e quella del conte sono a conoscenza delle accuse mosse dalla Papessa, oltre, è ovvio, al diretto interessato, ma voglio sperare mantenga la bocca chiusa. E'stata una mossa sciocca, persino per lui. Non credo potrà mai riuscire a spiegarne il senso."

"E non è ancora detto sia al sicuro da qualche forma di recriminazione. Non fosse che per questo, nostro figlio dovrebbe evitarlo, ma, quando ho accennato alla cosa, si è rifiutato categoricamente di prenderla in considerazione. Ha anzi sostenuto la teoria del visconte, secondo la quale si sarebbe trattato unicamente di un increscioso malinteso."

"Un malinteso? Per favore, mio caro, spero tu stia scherzando. La dama di cui parliamo ha un comportamento assolutamente irreprensibile, consono alla sua posizione. Non ha mai dato origine a pettegolezzi. E' e deve rimanere una vergine. Se così non fosse l'Imperatrice stessa sarebbe ritenuta responsabile."

"Lo so bene, moglie mia. Lo so. Ma, effettivamente, il suo racconto è stato piuttosto strano. Pare che non si fosse neanche accorta della presenza del visconte nella sua stanza. Si è trovata nuda, con quell'uomo disteso nel suo letto, quando la cameriera è andata a svegliarla."

"E dov'è adesso, la serva?"

L'uomo non rispose. Non poteva. Ma ero certo di non averne bisogno: sua moglie non era estranea ai metodi usati a palazzo per liberarsi di scomodi testimoni. L'importante era non parlarne apertamente, in nessuna circostanza, tanto meno con una donna.

"Sai, a proposito di problemi familiari, anche il mio vecchio amico non se la sta cavando bene" buttò lì il primo argomento che gli fosse saltato alla mente, per sviare la conversazione.

"Sempre per colpa della figlia minore?"

"Non della piccola; per quanto ho capito è un vero tesoro. Il problema ha ancora lo stesso nome, Vivian."

"Non avrebbe dovuto incoraggiarla, da bambina. Ha permesso che frequentasse l'Accademia; invece di correggere il suo atteggiamento, è come se le avesse concesso il suo benestare per perseverare nel suo errore."

"Non credo, in realtà, lo consideri tale. E' orgoglioso di sua figlia, Cleophee. Lo si vede nel suo sguardo, quando ne parla. Piuttosto ha paura per lei, sa di non essere eterno e teme non ci sia nessuno a proteggerla, quando non potrà più farlo egli stesso."

"Non sarà facile trovarle un marito. Ormai la sua reputazione è rovinata. Con tutti amanti con cui si è sollazzata, è merce di seconda mano."

"Io credo siano solo chiacchiere maligne. Ho parlato con la ragazza, varie volte, da quando è tornata in città. L'ho trovata singolarmente deliziosa. Fresca e dolce, del tutto priva di malizia. Le sue guance non potrebbero tingersi di un rossore così spontaneo, se fosse la donna perduta che tutti ritengono. Ma è ostinata e imprudente, inconsapevole delle elementari regole da seguire in società."

"Sua madre non riesce a farsene una ragione. Comunque, considerata la dote e la posizione della sua famiglia, ritengo che, alla fine, riusciranno a trovare qualcuno disposto a sposarla. Spero un uomo di polso, che sappia metterla al suo posto"una punta di invidia colorò le sue parole, rendendole più aspre di quanto non volesse mostrare. Guardò il marito, di sottecchi, ma egli non commentò, limitandosi a fissare il fuoco.

"Con il tuo permesso, vorrei ritirarmi. Domani dovrò far visita all'Imperatrice, non posso presentarmi col volto tirato e stanco" si chinò sulla sua guancia, in un bacio casto. Si irrigidì appena, quando le dita del consorte salirono a sfiorarle la curva dei seni, con tocco delicato, fino ad esporne uno alla vista.

"Potrebbero entrare dei domestici" protestò sottovoce, ma questo non fermò le sue carezze.

Quando l'attirò in grembo, denudandole anche l'altro seno e iniziando a baciarlo e succhiarlo dolcemente, la sua mente aveva già cominciato a pensare all'abito da indossare il mattino successivo e il suo corpo rimase passivo e disponibile, mentre il marito godeva dei suo diritti coniugali.

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