"Mia cara" il conte De Chevalier si chinò a baciare dolcemente la guancia della dama, mentre sorrideva alla figlia più piccola, seduta al pianoforte.
"Credevo vi sareste trattenuto a palazzo, marito mio. E' successo qualcosa?" il tono preoccupato era appena distinguibile nella sua voce flautata, ma l'uomo la conosceva troppo bene per non notarlo.
Si sedette sul divano, al suo fianco, stringendola in un abbraccio confortante.
"Sono giorni difficili, non è vero mia cara? Pare che tutto intorno a noi si stia muovendo in modo insensato e incontrollabile."
"Padre, volete ascoltare la nuova canzone che ho imparato?" la compassata allegria di quel richiamo li costrinse a voltarsi, per un attimo, e anche il rimprovero per averli interrotti fu privo di acrimonia.
Era piacevole ascoltare quelle note spensierate e abbandonarsi al calore familiare, ma la canzone non poteva durare per sempre e nessuno di loro poteva sottrarsi alle proprie responsabilità.
"Sei stata molto brava, bambina mia" la lodò la contessa, senza sollevare di nuovo lo sguardo dal suo ricamo. "Ma adesso devi ritirarti nella tua stanza e riflettere sulla mancanza di buone maniere nell'esserti rivolta a tuo padre e me con tale impeto."
Arrossendo per l'imbarazzo, la piccola si alzò immediatamente dallo strumento e, inchinandosi con perfetta grazia, si scusò coi riveriti genitori e lasciò la stanza, senza ulteriori domande.
"Se solo tutte le nostre figlie fossero così dolci e compite, mio caro" sospirò la dama, abbandonando il lavoro su un tavolinetto da fumo.
"Sono tutte fanciulle meravigliose e la gioia dei miei occhi."
"Eccetto una."
"No, nessuna eccezione. La giovane Vivian è anzi la perla più rara e preziosa. E so che anche voi l'amate molto."
"Proprio perché le amo tutte, temo per loro e cerco di proteggerle. Mentre voi mi avete sempre remato contro, lasciando che la vostra secondogenita assecondasse i suoi sconvenienti istinti."
Il conte sorrise, baciandola. Quando si erano sposati, più di vent'anni prima, era stato solo un matrimonio di convenienza, deciso dalle rispettive famiglie, senza che fosse dato loro neanche il bene di conoscersi. A quell'epoca la contessa Zelié aveva poco più di sedici anni e già si mostrava come una perfetta dama, affascinante, ma anche estremamente fredda nei modi, altera e inavvicinabile, il tipo di donna che non avrebbe mai fatto sfigurare il marito, in occasioni ufficiali, ma nemmeno avrebbe saputo incendiarlo di passione. Il conte, da parte sua, era un generale dell'esercito, abituato a comandare e soprattutto ad essere obbedito; passava poco tempo a corte, o presso la famiglia, e non era avvezzo a trattare con le donne, ma era anche un uomo giusto e gentile, profondamente stimato dai propri uomini e attento alle necessità di coloro che ritenesse sotto la sua responsabilità.
La prima figlia nacque senza che nessuno dei due potesse ancora dire di conoscere l'altro, ma in un clima di serena cortesia. Entrambi si rispettavano, sostenendosi se necessario e evitandosi per la maggior parte del tempo.
Fu solo quando il conte rimase gravemente ferito e sua moglie, già appesantita dalla seconda gravidanza, sorprendendo tutti, compresa se stessa, abbandonò gli agi di corte per raggiungerlo al distaccamento militare, accudendolo con una premura sincera e disinteressata, che il ghiaccio si sciolse, rivelando un sentimento molto più profondo di quello richiesto dalle convenzioni o dalla morale.
Da allora, pur senza mai confessarlo, avevano coltivato il loro amore nella quotidianità, godendo di ogni gesto che lo rappresentasse e riversandolo anche sulle figlie, che di tale dolce passione erano state il frutto.
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Di luce e d'ombra
FantasyQuando il buio viene dimenticato, quando può trarre forza e nutrimento da ciò che dovrebbe essere la luce stessa, un'antica leggenda cessa di essere tale e si trasforma in storia. In un regno dove antichi Nomi scelgono individui speciali per special...