Capitolo 15 - Dimenticare le notti di luna nuova

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Dimenticare le notti di luna nuova.

Quindi Rublescojn voleva davvero consegnare il suo popolo all'oscurità, iniziando proprio da quanti, per le loro conoscenze e la loro autonomia, potevano essergli più dannosi. C'era una sorta di perversa logica di potere, in questo desiderio, ma era per lo più una follia. E sicuramente non era stata una sua idea, o almeno, non soltanto.

Molte domande si affacciavano alla sua mente senza risposta, ma solo una era davvero fondamentale: chi fosse stato a porre l'attenzione di quel piccolo, patetico uomo, assetato di potere, su di un mistero così vitale per la sopravvivenza di tutti.

Molte trame si stavano dipanando e nuovamente intrecciando, ma il disegno dell'arazzo, Han ne era sicuro, stava per giungere ad una conclusione. La Ruota stava tessendo gli ultimi lembi dell'ordito e presto ne avrebbe tagliato il filo.

Questo, ovviamente, se il loro piano non fosse andato a buon fine. E, date le circostanze, i rischi erano molti.

Nidham era una creatura ammirevole, ma troppo ingenua, per il loro mondo. Eppure, pur avendo questa ferma opinione di lui, aveva promesso di aiutarlo, in quella lontana notte senza luna, durante la quale le loro vite erano irrimediabilmente mutate. Adesso, se non fossero riusciti a fermare questo inesorabile scorrere di eventi, ne sarebbero stati travolti. Ma non era il momento per indulgere in pensieri malinconici.

La sua attenzione doveva essere assoluta, quella sera. Non poteva permettersi di agire avventatamente, ma nemmeno di perdere tempo. Dalla sua prontezza di spirito e capacità di osservazione poteva dipendere molto più che la semplice vista di un nuovo crepuscolo, cosa di per sé già decisamente allettante.

Un nuovo tramonto. Un altro giorno di vita, se quella poteva essere definita vita.

Mentre indugiava col fianco appoggiato alla scrivania ed in mano i guanti neri di pelle, si rese conto, per la prima volta, di come, da molto tempo ormai, ogni sua battaglia non comprendesse necessariamente se stesso, almeno non come interesse primario. Non intendeva lasciarsi uccidere. Né desiderava coscientemente annullarsi, arrendersi all'oblio.

Ma l'oblio era già in lui, ne avvertiva le dita gelide fin dentro l'anima. E non avrebbe potuto sfuggirgli, neanche dando fondo ad ogni suo trucco o abilità.

Da quando la morte lo reclamava? Quanti anni erano trascorsi dall'ultima volta che aveva sentito fremere il suo cuore per un palpito d'interesse, per un'emozione spontanea?

Il processo era dunque iniziato. La fine era inevitabile.

Si meravigliò dell'indifferenza con cui accettava quella notizia, senza stupore, senza dolore. Forse perché, comunque, non era una sorpresa, non veramente. Il suo istinto aveva già da tempo avvertito i cambiamenti, senza darvi peso, senza porvi rimedio.

Non avrebbe saputo dire se avesse paura. In fondo anche un sentimento del genere sarebbe stato auspicabile. Tutto, piuttosto di quel profondo e sconfinato nulla che l'avvolgeva.

Forse avrebbe cercato una soluzione, se davvero ne fosse esistita una, ma non adesso. C'erano cose più urgenti cui pensare.

Dimenticare la verità sulla notti senza luna. Una follia inaudita.

Doveva scoprire se i Cinque vi fossero in qualche modo coinvolti, e come.

Da tempo avevano preso le distanze dalla Casa Oscura, anche se non formalmente. Si erano illusi di poter costruire un regno indipendente, ciononostante avrebbero anche potuto essere davvero estranei a tali trame, almeno alcuni di loro. E, quasi sicuramente, se anche vi erano coinvolti, non ne erano stati gli artefici.

Impossibile dire se i nuovi piani di Alexandra ne fossero stati influenzati o se fosse stato vero l'inverso. Impossibile, con le frammentarie informazioni possedute, immaginare un suo interesse nella questione, a meno che non si trattasse di obbedire ad un ordine superiore o cercare di ottenere qualche favore. In ogni caso, se i Cinque fossero risultati colpevoli, sarebbe stato palese un intervento diretto della Casa Oscura. Nessun altro avrebbe avuto interesse a distruggere l'Accademia. E se il Lupo di sangue fosse tornato a controllare direttamente l'ombra della capitale, ognuno di loro avrebbe dovuto riconsiderare la propria posizione.

Sistemandosi il cappuccio, in modo da nascondere il volto, Han scivolò fuori dalla porta delle cucine, evitando le strade della collina, ancora colme di musica e artisti.

Non era dell'umore adatto per mischiarsi a quella folla gaudente e spensierata.

Senza che i suoi passi producessero il benché minimo rumore sul selciato, si avviò rapido verso la cattedrale, i sensi allerta, lo sguardo distante.

L'assemblea sarebbe iniziata molto presto ed egli voleva essere tra i primi ad arrivare.

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