Capitolo 10 - Imperatrice

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L'Imperatrice era una donna di scarsa bellezza e altera regalità.

Aveva un corpo troppo magro per risultare avvenente, e il volto, pur giovanile, era spigoloso e privo di simmetria. L'unico tratto indimenticabile erano gli occhi, intelligenti e calcolatori, di un colore complesso, tra il grigio e il verde, con lunghe ciglia arcuate che ne sottolineavano la forma perfetta.

Pochi, comunque, notavano la sua modesta avvenenza, distratti dell'aria di superbo orgoglio che la circondava come un'armatura.

Ben consapevole dei suoi doveri e del suo potere, governava la corte con scaltra saggezza e pugno di ferro, accettando gli ordini del marito cui non poteva sottrarsi, ma riuscendo a influenzarlo più spesso di quanto egli non si accorgesse.

Indossava sempre abiti elaborati, color cipria, con trine preziose e gemme sfolgoranti, studiate per ricordare la sua posizione, e nessun'altra donna, eccetto la Papessa, aveva il permesso di indossare vesti di simile tonalità.

Quella mattina, avvolta in a vestaglia di seta morbida, con i capelli ancora sciolti sulle spalle, stava consumando una tarda colazione, mentre ascoltava i pettegolezzi di palazzo.

Sedute con lei vi erano solo le sue dame più fidate, poiché non permetteva ad altri di osservarla prima di essere vestita in maniera consona.

La duchessa Cleophee era al suo fianco, abbandonata su un'alta poltrona di velluto, tra cuscini di piume.

"Mia signora, per quanto mi è dato sapere, l'increscioso incidente non ha avuto conseguenze. Eccetto, ovviamente, il comprensibile turbamento della vostra dama."

"Non saremo, comunque, al sicuro, finché non capiremo i motivi del comportamento di quel volgare individuo" la voce soave e decisa della contessa Zelié, sposa devota del Sei di denari, la interruppe, dal fondo della camera. "A meno che non accettiamo l'idea che fosse semplicemente ubriaco e non nel pieno possesso delle sue facoltà."

Si avvicinò con un grazioso inchino all'Imperatrice, porgendole il ventaglio.

"Da parte mia, se posso permettermi, mia sovrana, eviterei di abbassare la guardia. D'altronde non potrà venirci alcun male da un eccesso di prudenza."

"Vorrei solo dimenticare l'incidente. Soprattutto per quella povera bambina, che ne è rimasta sconvolta" replicò la loro signora, sorseggiando una tazza di cioccolato, le sopracciglia aggrottate, mentre valutava ogni possibile implicazione di quello sventato scandalo.

"La vostra Papessa dovrà abituarsi agli intrighi di palazzo. Nonostante la giovane età, adesso ricopre un ruolo importante, non può continuare ad essere solo pura e docile. Inoltre, pur essendo una creatura soave e dolcissima, l'Imperatore, dopo averla usata, si stancherà presto anche di lei, se non acquisterà un po' di gaiezza."

"Il mio regale consorte si stanca presto di ognuna di queste bamboline. Sapete bene che finché il sovrano non l'avrà posseduta, nessun'altra dama potrà ereditare il suo Nome. Normalmente il tempo che dovrebbe usare per godere di lei sarebbe consono al ritrovamento e all'educazione della sostituta, ma mai, prima di adesso, si erano succedute cinque Papesse, nell'arco di così pochi anni. Mi chiedo se un giorno, semplicemente, verrà a mancare una donna degna di tale titolo, o se sarà troppo giovane per ricoprirlo. Ho avuto fortuna, fino ad adesso, ma non potrà durare in eterno."

"La sua attuale concubina pare ancora divertirlo" arrischiò sottovoce la duchessa, cercando di confortarla.

"Sì, la precedente Papessa si è dimostrata molto capace. Ma questa" fece un gesto con la mano, come a scacciare un pensiero sgradevole, arricciando le labbra. "Come ha detto la contessa, non possiede altro che bellezza e gioventù, nessuno spirito, nessuna capacità di inventiva."

"Possiede il Nome. Vedrete che saprà esserne degna" la duchessa allungò la mano sulla spalla della sua signora, in un gesto di conforto.

"Dobbiamo vegliare, affinché possa conservarlo fino al momento opportuno, comunque" ribadì Zelié. "Non oso immaginare cosa accadrebbe, se perdesse il suo ruolo prima di aver giaciuto con l'Imperatore."

"Io posso immaginarlo molto bene, invece" con rabbia, l''Imperatrice si alzò dal letto, scostando il vassoio, dove giacevano, intonsi, dolcetti e marmellate.

Suonò il campanello e due cameriere accorsero, le braccia cariche di vestiti e ornamenti.

Effettuatala scelta, in silenzio, rimase immobile, nel centro della stanza, facendosi abbigliare e pettinare.

Le sue dame di compagnia la dilettavano con facezie e racconti leggeri. Pur fidando nella propria servitù, preferivano che nessuno fosse a parte dei loro timori e sospetti. Così ripresero l'argomento che maggiormente le interessava solo quando furono nuovamente sole.

"Mia cara Cleophee, devo chiederti di vegliare sulla discrezione di tuo figlio. Mi turba mettere in dubbio la fedeltà di un membro della tua famiglia, ma, come ben sai, è amico del visconte. Ovviamente comprende la situazione e non sembra intenzionato a spettegolare. Sarebbe follia. Ma finché non conosceremo le ragioni di quel gretto individuo non mi sento di escludere alcuna ipotesi, anche la più azzardata. Confido in te, perché il tuo Isidore conosca il suo posto."

"Mia signora" la duchessa si inchinò, nascondendo un lampo di preoccupazione e, allo stesso tempo, fastidio. "Potete contare sulla mia lealtà e quella di tutta la mia famiglia. Isidore è giovane e impulsivo. L'unico interesse che condivide col visconte è quello per le feste, forse anche quelle un po' troppo sfrenate, ma quale ragazzo non ne è stato tentato, almeno qualche volta?"

"Mi auguro tu abbia ragione e mi affido al tuo giudizio. Per quanto riguarda te, Zelié, vorrei parlassi con la Papessa. Deve uscire dalla sua stanza e comportarsi normalmente, altrimenti presto non sarà possibile frenare i pettegolezzi. Hai già dovuto educare fanciulle sconsiderate. Sono certa saprai compiacermi."

"Sono ai vostri ordini, come sempre."

Con un leggero cenno di saluto, l'Imperatrice lasciò la stanza, preparandosi ad affrontare la schiera di nobili e cortigiani, che, ogni giorno, si riunivano nel suo salotto, presentando suppliche e desideri.

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