Capitolo 6 - Errori

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"Eve, sei riuscita a vederlo?" la voce preoccupata di Vivian l'accolse non appena messo piede nella sua stanza.

"No, troppo rischioso adesso. Il nostro maestro è allerta. Non hai notatolo sguardo che gli ha lanciato, quando diceva che aveva saputo della nostra disobbedienza da una fonte degna di fiducia? Non voleva solo ricordarci che non è mai solo, voleva anche mettere in guardia Najdan dal commettere lo stupido errore di tradirlo, o anche solo di deluderlo nuovamente" era troppo nervosa per preoccuparsi di mantenere un tono distaccato e quasi si strappò di dosso la veste, gettandola sul letto. "Il suo amore per me prima o poi lo porterà alla morte. Non avrei dovuto cedergli, anzi, non avrei dovuto incoraggiarlo."

"Cosa dici? Non avresti dovuto amarlo, solo perché un uomo che ha perso la ragione e l'onore crede di potere detenere la sua vita? Najdan è l'Asso di spade, non lo schiavo del Mago."

"Non pronunciare il suo Nome, non quando potrebbe essere in ascolto."

"Andiamo, Eve. Nemmeno noi siamo suoi schiavi. Quando potremo ricordarlo? E'potente, non lo nego, ma non è intoccabile."

"Possiede il Nome."

"Infatti e questo è ancora più assurdo, non trovi? Da quasi un secolo i maestri dell'Accademia non ne avevano avuto uno, ma mai, nella nostra storia, ho letto di un tale abbietto tentativo di intimidazione, né, tanto meno, di un tale ricorso alle arti dell'ombra. Diamine, Eve, per caso, mentre ero assente, abbiamo stipulato un gemellaggio con la Casa Oscura?"

"Vivian, se dici un'altra parola ti farò chiudere quella boccaccia con la forza. Siamo già abbastanza nei guai."

"No, siamo già abbastanza spaventati, il che è molto diverso. Ma tu sai quanto me che la sua richiesta non è altro che un modo elegante di portarci al suicidio. Proprio tu, anni fa, mi hai messo in guardia dalle notti come questa. Vuoi forse convincermi, adesso, di aver sbagliato? O di avermi solo preso in giro? No, non puoi farlo. E allora, se tanto dovrò morire presto, affrontando il pericolo delle notti senza luna, preferisco morire dicendo ciò che so essere vero. In realtà, lo preferirei comunque, anche se potessi sperare in lunghi anni di una vita menzognera davanti a me."

"Non credo voglia la nostra morte. A meno che non lo provochiamo oltre ogni ragionevolezza."

"Ma sicuramente non la piangerebbe. Eve, come abbiamo potuto diventare i suoi burattini? Solo per timore di qualche punizione? Non è il nostro padrone, dovrebbe essere la nostra guida, il nostro protettore. E' questo il pesante compito dei maestri; per questo vengono scelti tra i più saggi e forti dell'Accademia."

"I tempi sono cambiati, Vivian. L'istituto non ha più lo stesso potere."

"O forse è lui che l'ha ceduto a altri. No, non interrompermi stavolta. Riflettici. Dopo moltissimo tempo dovremmo avere un maestro in grado, più dei suoi predecessori, di proteggerci e di mantenere libera l'Accademia, invece succede esattamente l'opposto. Siamo diventati addirittura noi stessi prigionieri qui dentro. Era tutta la sera che notavo il vostro comportamento strano, pareva foste sempre in guardia, come se temeste ciò che potevate dire o sentire."

"Ogni maestro ha sempre ottenuto la massima obbedienza."

"Ma la raggiungeva conquistando il rispetto e la fiducia dei suoi discepoli, non terrorizzandoli o ricorrendo a fatture o roba simile."

"Sei certa fosse una maledizione?" la voce di Eve, già appena udibile, si abbassò di un altro tono, tanto che Vivian fu costretta ad andare a sedersi al suo fianco per udirla.

"Potrei giurarlo, ma non posso dire di saperlo, non per quel che intendi tu. E' tutto così strano. Come un'intuizione, più che una consapevolezza. Non so niente di arti oscure."

Di luce e d'ombraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora