Prologo.

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"Hai dunque inviato i messaggeri come ti ho richiesto, Alypios?"
Il consigliere annuì con sicurezza alla domanda del suo sovrano.
"Sì, mio signore. Molti sono stati ricevuti ed alcuni sovrani sono già in viaggio verso Sparta, mio re"
"Ottimo... Non permetterò di certo a quegli insulsi e barbari Ittiti di scendere sulle nostre coste" disse serio Agamennone, giocherellando con la barba grigia e dando uno sguardo alla cartina geografica della Grecia che era sul banco di legno nella sua sala lì a palazzo.
Il suo nome si posò minaccioso sull'isola che prendeva il nome di Ftia.
Achille.
Avrebbe dovuto ospitare quel pazzo lì, in casa sua, dopo tutte le offese che gli aveva recato.
Eppure sapeva di non avere altra scelta, senza di lui qualsiasi tipo di scontro non aveva la completa possibilità di successo.
Il saggio Ulisse era stato il primo a partire per Sparta insieme a suo figlio Telemaco e una ventina dei suoi migliori uomini ed era riuscito a convincere Achille a fare altrettanto, se non avesse agito subito probabilmente il biondo non sarebbe mai venuto.
Il condottiero dei Mirmidoni era sul ponte della sua imbarcazione ed osservava la distesa azzurra del mare.
"Dunque si ritorna a combattere, cugino" disse Patroclo, con un sorriso che gli increspava le labbra.
"A quanto pare quello stolto di Agamennone è capace di inimicarsi mezzo mondo, cugino. Deve ringraziare Ulisse se sono su questa nave diretta a Sparta" rispose torvo il pelide, senza distogliere lo sguardo dall'orizzonte.
"Beh, se ci pensi non è poi così male andare a Sparta, qualunque sia il motivo. E' da circa due anni che non vedo Giada."
Achille finalmente si girò verso il cugino, fissandolo indagatore.
"Giada..."
"Sì, la principessa di Sparta."
"So chi è, Patroclo."
Il ragazzo non riuscì a trattenere le risate.
"Ah, che parlo a fare con te. Potrebbe approdare tutta la Grecia a Sparta in questi giorni, l'unico che lei aspetterebbe saresti solo e soltanto tu" disse Patroclo scuotendo la testa. Un sorrisino compiaciuto comparve sul viso dai tratti perfetti di Achille.
Dopo un altro paio d'ore di viaggio, la nave dei Mirmidoni approdò a Sparta* quasi in contemporanea con quella di Ulisse e quella di Aiace Oileo.
"Si ritorna a combattere insieme, compagno" disse quest'ultimo, porgendo la mano ad Achille, che la strinse con forza.
Mentre i propri uomini attendevano alle navi, i tre sovrani insieme a Patroclo e Telemaco si diressero al palazzo di Sparta, che non mancava di maestosità.
"Il tipico palazzo di un pallone gonfiato" bofonchiò Achille, beccandosi un'occhiataccia da Ulisse.
"Hai la lingua veloce quasi quanto la tua spada, sai Achille?" gli fece notare il re di Itaca, ma lui non diede peso alle sue parole. Telemaco accanto a lui ridacchiò, effettivamente Achille non aveva tutti i torti...
Una volta entrati a palazzo, Agamennone ricevette i cinque nel grande cortile principale, decorato da preziosi mosaici.
"Miei fidati compagni! Sono profondamente colpito dal vostro tempestivo arrivo! Sapevo che nessuno di voi si sarebbe tirato indietro dal difendere la nostra madrepatria"
Al fine di quella frase, lui e Achille si lanciarono un'occhiata raggelante.
"Non saremmo veri guerrieri, in tal caso, Agamennone... Noto che ti sei sistemato bene qui a Sparta" gli disse Ulisse, osservando con un po' di perplessità tutto quel lusso in cui Agamennone annegava.
"Oh, mi sono permesso di apportare alcuni leggeri cambiamenti, sono certo che sarebbero piaciuti anche al mio amato fratello" rispose compiaciuto Agamennone, accarezzando con lo sguardo la struttura riccamente decorata.
"Dipende ciò che si intende per alcuni leggeri cambiamenti, zio"
Gli uomini si girarono verso l'arcata principale, dove comparve la bella Giada, con un sorrisetto allusivo.
"Giada!" esclamò Telemaco, felice di rivedere l'amica nonché coetanea.
La ragazza, con un sorriso luminoso, li raggiunse al centro del cortile.
"Sono contenta che siate qui, la vita a Sparta è così tremendamente noiosa. Chissà, magari una guerra è ciò che ci voleva" scherzò la ragazza, rivolta principalmente agli amici Patroclo e Telemaco, che ricambiarono la risata.
"Giada... pensare che l'ultima volta che ti ho visto eri ancora una bambina" disse Ulisse, lasciandole un bacio sulla fronte con fare paterno.
"Sì bene, direi di sistemarci per parlare della battaglia adesso, seguitemi"
Giada di sicuro non se ne sarebbe stata con le mani in mano, così decise di seguire i sei, restando dietro poco distante dal biondo.
"Ciao, Achille"
Lo salutò, con il suo solito sorriso.
"Ciao principessa di Sparta" rispose per tono lui, ricambiando il sorriso.
Si lanciarono un'occhiata, azzurro nell'azzurro, ghiaccio nell'oceano, poi ripresero a camminare.
Giada ascoltava con vivo interesse i discorsi di guerra in cui suo zio e gli altri erano coinvolti, la reputava un'attività molto più allettante che passare la giornata a sentire i pettegolezzi delle sue ancelle.
"L'esercito ittita si è fermato a Mantinea, distante circa tre ore di cammino* da Sparta. Hanno assoggettato la città e la usano come base militare" spiegò Ulisse, segnando su una delle mappe di Agamennone la zona ora occupata dal popolo ittita.
"Propongo di attaccarli lì, il prima possibile, e stroncare la loro avanzata sul nascere. Quando gli eserciti di Eurialo, Idomeneo, Nestore e Teucro* saranno arrivati, gli Ittiti non avranno scampo" disse prontamente Aiace, citando i nomi degli unici altri sovrani convocati da Agamennone e battendo con forza il pugnale sul tavolo di legno pregiato.
Agamennone sorrise.
"Mi piace come ragioni, Aiace"
"Andate pure lì a morire, senza una strategia" li interruppe Achille, con il solito tono pungente che fece storcere il naso al Re dei Re.
A quel punto Giada si sporse verso la cartina di Mantinea e segnò un punto in particolare sulla parte laterale della città.
"In questa parte le mura sono più basse, gli ittiti lo sanno e metteranno parte dei soldati di guardia, in questo modo l'esercito sarà vulnerabile. Gli uomini più forti potrebbero attaccare le porte principali e gli altri occuparsi delle sentinelle nelle varie zone delle mura."
Il ragionamento di Giada non faceva una piega.
Achille l'aveva ascoltata ammirato, senza distogliere un secondo gli occhi da lei.
"Sono colpito, Giada. Penso che sia un ottimo piano" disse Ulisse, sorridendo.
Agamennone, affatto stupito, mise una mano sulla spalla della nipote, guardando Achille fisso negli occhi.
"A quanto pare, Achille, mia nipote ha saputo risolvere il problema molto meglio di quanto abbia fatto tu"
Il biondo scosse la testa, sorridendo.
"Di certo la principessa Giada ha dimostrato di non aver permesso al sangue tuo e di Menelao di avvelenarle il cervello"
Agamennone lo guardò in cagnesco, ma ad Achille non sfuggì il piccolo sorriso divertito che aveva illuminato le labbra della ragazza.
Patroclo osservava la scena in silenzio, sapeva che prima o poi tra quei due sarebbe accaduto qualcosa.












NOTE:
* In realtà Mantinea dista molto di più da Sparta, ma nella storia mi sono permessa di modificare i dati geografici.
* Mi riferisco chiaramente alla posizione dell'antica Sparta, che affacciava sul mare, mentre la città attuale no.
* Secondo le fonti storiche e letterarie Aiace Oileo, nell'Iliade, muore nel viaggio di ritorno. Eurialo prese parte alla guerra di Troia ma non si hanno notizie di lui. Idomeneo fu costretto, dopo il conflitto a Troia, a trasferirsi in Calabria a causa una pestilenza. Nestore tornò a casa dopo la guerra e regnò per molti altri anni. Teucro fu costretto a trasferirsi da Salamina a Cipro.
Naturalmente io ho cambiato le storie di questi personaggi a seconda delle mie esigenze per inserirli nella mia storia.

La principessa di Sparta [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora