Capitolo 14
Giada inspirò profondamente l'aroma di fiori che la circondava.
Dove si trovava? Perché non riusciva ad aprire gli occhi?
"Giada... tesoro..."
Una voce calda, lontana.
Finalmente la ragazza spalancò le iridi color del cielo, ritrovandosi a fluttuare nel bel mezzo del nulla.
Sobbalzò, allarmata.
"Chi c'è? Dove mi trovo?" chiese, ritrovando magicamente l'uso della parola.
La nebbiolina grigia nella quale svolazzava cominciò a sparire, lasciando spazio ad un prato verde e rigoglioso non molto comune nei dintorni delle aspre terre del Peloponneso.
"Sono negli Elisi? Sono morta?! Regina Persefone, sei tu?" continuò a chiedere la principessa con un groppo in gola, rammaricata per non essere riuscita a fare nemmeno un sacrificio alla dea prima che le Moire tagliassero l'ultima parte del suo filo della vita.*
"Naturalmente no, mia cara. Non vesto con i colori tetri che usa lei!"
Giada fu ancora più sbalordita quando si ritrovò davanti la dea della bellezza.
"Divina Afrodite! Cosa ci facciamo qui?"
Un dolce sorriso si fece strada sul viso della divinità.
"Siamo nei tuoi sogni, principessa. Sono riuscita ad accattivarmi Hypno per un po'..." commentò compiaciuta.
In realtà la ragazza continuava a non capire.
Almeno non era morta.
"Avevo urgente bisogno di parlarti, tesoro. Stanno succedendo cose spiacevoli a Sparta, i cittadini sono convinti che tu, unica erede di Elena, porti disgrazia alla città. Sei in pericolo, principessa"
Giada s'irrigidì, sorpresa da quelle parole.
Sapeva di non rientrare nelle grazie degli spartani ma non si aspettava che organizzassero una congiura contro di lei!
"Devi fuggire, Giada. E' giunta l'ora che tu e Achille lasciate Sparta. Domani, quando Apollo porterà il sole al suo culmine, salperete insieme agli altri generali" si raccomandò Afrodite.
Come sempre, Giada non fece in tempo a chiederle nulla che la dea era sparita, così come quel paesaggio idilliaco che le circondava.
La nebbiolina grigia l'avvolse nuovamente e quando si dissolse la ragazza, madida di sudore, si ritrovò stesa con gli occhi sgranati nel baldacchino della propria stanza.
Si chiese se non avesse vaneggiato fino ad ora, ma in fondo era di Afrodite che si trattava, non poteva di certo ignorare il consiglio di una dea.
Si girò verso Achille, che dormiva accanto a lei.
"Achille...! Achille, svegliati!"
Il guerriero non ci mise molto ad aprire gli occhi e la principessa avvertì come sempre le farfalle nello stomaco quando vide le iridi chiare di Achille.
"Giada, che succede?"
La ragazza si diede improvvisamente della stupida.
Ed ora cosa avrebbe detto ad Achille? Lui non era a conoscenza delle sue chiacchierate con Afrodite!
"Ecco noi... domani dobbiamo partire. Andare a Ftia, con il resto dei tuoi uomini, allontanarci da Sparta!"
Achille aggrottò la fronte, senza capire.
Perché tutta quella fretta e poi perché parlarne nel cuore della notte?
"Giada sicura di stare bene?"
"Certo che sto bene, per l'Elgida di Zeus! Senti, sembrerò completamente folle, ma so cosa sto dicendo. Gli spartani vogliono uccidermi, pensano che attiri solo catastrofi sulla città!"
La principessa non sopportava la vista di quell'espressione poco convinta sul volto di Achille mentre gli parlava, detestava quando le persone non le credevano.
Prima che potesse mordersi la lingua, un fiume di parole uscì dalla propria bocca, tra le quali spiccò la frase: "E' stata Afrodite a dirmelo!"
A quel punto il sovrano di Ftia si mise a sedere, scrutandola con curiosità.
"Hai parlato con Afrodite?"
"Tu parli con gli dei praticamente sempre!" si difese la ragazza, con le guance arrossate.
Sperò che non si sarebbe arrabbiato per averglielo tenuto segreto.
"E' diverso, Giada! Mia madre è una ninfa, io gli dei li ho visti in faccia!"
"Beh mia madre era figlia di Afrodite, anche questo cambia le cose!"
Giada non avrebbe mai voluto farglielo scoprire in quel modo.
Lanciò uno sguardo allarmato alla soglia della stanza, fortunatamente le tende erano tirate.
Sperò che nessuno sentisse le loro voci, fin troppo alte per quell'ora della notte.
Achille restò in silenzio per un po' e poco ci mancò che la ragazza lo pregasse di dire qualcosa.
Adesso si spiegava il perché della poca insistenza di sua madre, non poteva mettersi contro la dea dell'amore!
Ecco perché aveva accettato di ospitare Elena a Ftia.
"Non posso credere che tu non me l'abbia detto! Pensavo non ci fossero segreti tra di noi!"
"Mi dispiace, non sapevo se potevo parlartene o meno!" tentò di difendersi lei, a braccia conserte.
Seguirono lunghi istanti di silenzio durante i quali Giada aveva accuratamente evitato lo sguardo di Achille.
Stava per rimettersi a dormire quando la voce del ragazzo attirò la sua attenzione.
"Va bene"
"Cosa?"
"Va bene, domani partiamo"
La principessa sorrise, grata per essere stata creduta e si strinse a lui senza aggiungere altro.
Achille ricambiò l'abbraccio lasciandole un bacio tra i capelli color miele.***
La notizia della partenza dei generali si era sparsa rapidamente in città e non si poteva dire che la gente non fosse contenta: vedeva in quella dipartita la fine di uno degli scontri più sanguinosi della storia di Sparta.
Furono tutti sorpresi nel sapere che anche la principessa avrebbe lasciato la città; il suo fidanzamento con Achille era stato reso pubblico sotto richiesta di Nestore, egli voleva essere certo che non ci fossero più sotterfugi a palazzo prima di tornare in patria.
"Le navi sono pronte cugino, aspettiamo soltanto te e Giada" annunciò Patroclo, sulla spiaggia, rivolto al sovrano dei mirmidoni.
L'altro, in risposta, gli rivolse un cenno col capo.
Erano gli ultimi a lasciare la città, gli altri erano già andati via, da poco anche le navi di Ulisse erano salpate per ritornare ad Itaca.
Il biondo risalì verso il castello, dove sapeva che avrebbe trovato la fanciulla che gli aveva stregato la mente ed il cuore.
Giada infatti era sul retro della reggia, impegnata a fare dei sacrifici agli dei per propiziarsi un viaggio tranquillo.
Aveva riposizionato l'urna con le ceneri dinanzi all'altare di Poseidone, stava rivolgendo un ultima preghiera ad Apollo quando sentì i passi di qualcuno dietro di sé.
Non aveva bisogno di voltarsi per sapere chi fosse.
"Gli dei ci invidiano. Ci invidiano perché siamo mortali, perché ogni momento può essere l'ultimo per noi. Ogni cosa è più bella per i condannati a morte... E tu non sarai mai più bella di quanto sei ora"
La voce di Achille l'accarezzò come una brezza leggera.
Chiuse gli occhi, innamorata del suono di quelle parole.
Poteva avvertire lo sguardo del ragazzo sulla schiena e il solo pensarci le causò una serie di brividi lungo la spina dorsale.
Ancora non riusciva a capacitarsi dell'effetto che le faceva la sua sola presenza.
Achille si avvicinò ulteriormente, cingendole la vita e poggiando il mento sulla sua spalla.
Giada sentì il respiro di Achille solleticarle la guancia ed impercettibilmente sorrise.
"Pronta per partire?"
"Aspetto questo momento da tutta la vita..." sussurrò lei, afferrandogli la mano e lasciandosi condurre alla spiaggia.
Prima di salire sulla scaletta dell'imbarcazione si voltò indietro ad osservare Sparta, che si ergeva fiera dietro le sue mura.
Era giunto il momento, quella non era più casa sua.
Il suo animo era agitato come le onde del mare in tempesta, entusiasta per la nuova vita che le si apriva davanti.
Il vento riprese a soffiare e la nave cominciò ad allontanarsi.NOTE:
– Per gli antichi Greci le Moire, figlie di Zeus, filavano "il filo" della vita e lo tagliavano prima di morire.
– Hypno era il dio greco del sonno.
— L'Elgida era lo scudo con cui Zeus veniva spesso raffigurato.
- La frase pronunciata da Achille nel finale del capitolo è stata recitata da Brad Pitt nel film Troy del 2004.
STAI LEGGENDO
La principessa di Sparta [IN REVISIONE]
أدب تاريخيSiamo a Sparta, cinque anni dopo la guerra di Troia. Agamennone non è morto e continua ad essere lo scorbutico sovrano della Grecia, prendendo il posto del fratello deceduto a Sparta, occupandosi anche di sua nipote, la splendida Giada, figlia propr...