Capitolo 6.

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Capitolo 6


Giada, dal grande terrazzo, osservò suo zio e gli altri soldati fare ritorno a Sparta mentre il sole s'inabissava nell'Egeo, dando vita ad uno dei tramonti più belli che avesse mai visto.
Sorrise sollevata quando vide Achille, con al seguito i suoi Mirmidoni, attraversare le porte della città.
Origliando le discussioni tra Agamennone e Nestore al piano di sotto poté comprendere l'esito positivo della battaglia ma l'ennesimo litigio tra suo zio ed Achille.
Probabilmente gli animi tra i sovrani greci erano parecchio frammentanti, a cena non si presentò nessuno se non lei, Telemaco, Ulisse e Patroclo.
"Che allegria stasera... Pensavo avessimo vinto!" esclamò il figlio di Ulisse, giocherellando con il contenuto della sua ciotola.
L'enorme tavolo della sala da pranzo risultava incredibilmente triste con solo quattro persone sedute attorno ad esso.
"Abbiamo vinto, figliolo, ma a volte l'onore individuale passa in primo piano" rispose saggiamente Ulisse, mentre un servitore gli versava del vino nel calice.
"Quando Achille scoprirà che sono venuto a cena mi darà una bella strigliata, ha dato ordine a tutti i Mirmidoni di stare il più lontano possibile da Agamennone e tutto ciò che lo riguarda"
Giada si mordicchiò il labbro, la rabbia di Achille la coinvolgeva? Voleva stare lontano anche da lei?
"Scusate, ho delle faccende da sbrigare, buonanotte"
Frettolosamente la ragazza lasciò la sala, scivolando nella penombra dei corridoi del palazzo.
Telemaco lanciò un'occhiata a Patroclo.
Giada si addentrò nell'ala destinata ai sovrani ospiti di Agamennone e mentre si avvicinava alla camera di Achille si ritrovò faccia a faccia con...
"Eudoro!"
"Principessa, come mai da queste parti?" chiese gentilmente il migliore amico di Achille.
Lei, colta in fragrante, cercò di trovare rapidamente una scusa credibile.
"Oh... ehm... Stavo facendo un passeggiata"
Sorrise, cercando di apparire convincente.
Eudoro ricambiò il piccolo sorriso e Giada sperò che se la fosse bevuta, ma l'uomo prima di oltrepassarla le sussurrò all'orecchio.
"E' particolarmente intrattabile, spero che riusciate a farlo sbollire un po'..."
Quando si girò, Eudoro era già andato via.
Per tutti gli Dei, fa che non lo dica a mio zio.
Arrivata davanti alla porta della camera dell'eroe greco, Giada perse coraggio.
E se non volesse vederla? Se fosse infastidito dalla sua visita?
Fece un passo indietro, sospirando.
E poi ci ripensò ancora, per tutti i Numi, era pur sempre la figlia di Menelao!
Non poteva mancare di coraggio, per giunta con colui di cui era innamorata.
Bussò, ma non ottenne risposta.
Una seconda volta, lo stesso.
"Achille sono Giada. Lo so che sei lì. Per favore, parlami..."
Trascorsero altri istanti di silenzio.
"Entra" disse poi la voce dura del biondo, così lei aprì la porta ed entrò in stanza.
Achille era seduto rivolto verso la finestra, le dava le spalle ed era impegnato a pulire la sua armatura.
Dalle alte finestre s'intravedeva una stupenda luna crescente che illuminava il cielo, quella notte particolarmente stellato.
"Mi hanno raccontato che avete vinto la battaglia grazie a te e ai Mirmidoni, siete stati grandi" tentò Giada, avvicinandosi cautamente a lui.
"Se fosse successo solo questo non sarei chiuso qui dentro, non credi?"
"So anche del litigio con mio zio. Fai il suo gioco così, chiudendoti negli alloggi come un bambino che fa i capricci. Lo conosci e sai che non cambieranno le cose pur protestando. Lo hai fatto anche a Troia e come hai potuto notare non serve a nulla." trovò il coraggio di dirgli, mettendogli sotto il naso il suo punto di vista.
Achille lasciò perdere l'armatura e si alzò, trovandosi finalmente occhi negli occhi con Giada.
"Cosa dovrei fare, allora?! Sottostare agli ordini di quel folle come fanno tutti?! Il mio esercito non combatte per accontentare i capricci di Agamennone! Non ho nessun buon motivo per aiutarlo in questa guerra, Sparta non è la mia patria"
"E allora va via! Se non hai nessuno motivo per restare qui, perché non te ne vai?!" sbottò lei, irritata, cercando di appellare tutto il suo autocontrollo prima che le lacrime le pizzicassero gli occhi.
Ancora una volta, un silenzio spinoso si impossessò dell'aria attorno a loro.
Achille azzerò con pochi passi la distanza che li separava, le afferrò le braccia con forza ma senza farle male.
"Per te, Giada. Sei l'unica ragione per la quale resto qui a Sparta. Non voglio discutere, non c'entri niente in questa lite, ma non posso sopportare il comportamento di Agamennone. Non l'ho mai tollerato e non comincerò adesso"
Giada si abbandonò ad un profondo sospiro, chiudendo gli occhi per calmarsi un secondo.
Nemmeno lei voleva discutere con lui.
Achille l'attirò a sé, stringendola in un abbraccio confortante.
Giada non si era mai sentita così al sicuro come tra le sue braccia.
"Quando tutto questo finirà, quando questa guerra in un modo o nell'altro avrà fine, che ne sarà di noi?" chiese la principessa, con il viso poggiato contro il petto muscoloso del ragazzo.
Achille cominciò a giocherellare con i suoi boccoli biondi, tenendola sempre stretta a sé e scoprendo un lato dolce che non sapeva di possedere.
"Se vorrai, ti porterò con me a Ftia e ci libereremo finalmente di tuo zio, che a lui piaccia o no"
Lei sorrise, sperando che sarebbe stato davvero così semplice.
Agamennone invece, in compagnia del suo fidato consigliere, camminava su e giù per le proprie stanze alla ricerca di un modo per prendersi una piccola vendetta personale su Achille.
Non avrebbe permesso nessuno, tanto meno a lui, un simile affronto.
"Cosa intende fare, mio signore? Achille è comunque indispensabile per la battaglia, senza di lui rischieremo di perdere la guerra". disse Alypios, scribacchiando preoccupato sul suo papiro.
Agamennone si accarezzò la barba grigia.
"Non permetterò di certo che ritorni a casa. E' il sovrano di Ftia e come tutti gli altri re della Grecia deve portare rispetto a me. E se io dico che resterà qui a combattere, lui rimarrà" rispose seccamente il re, con un tono che non permetteva repliche.
Poi si bloccò di scatto, voltandosi a scrutare il suo consigliere.
"Vedi Alypios, io mi fido ciecamente di te..."
"Ne sono onorato, mio signore"
"E dimmi, tu sei sempre molto attento alle voci che circolano a palazzo, sai tutto di tutti..." continuò Agamennone, mentre l'altro non sapeva esattamente dove volesse andare a parare.
Annuì però, perché in fondo era la verità, non c'era segreto alla corte di Sparta che lui non conoscesse.
"Per caso circola qualche indiscrezione riguardo mia nipote... ed Achille?" azzardò a chiedere, con un sorriso indagatore ad increspargli le labbra.
Alypios si morse la lingua.
Ubbidire al suo sovrano o tenere segrete alcune informazioni su Achille?
In qualunque caso sarebbe morto, quindi...
"Sono molto legati, mio signore"
"Pensi che abbiamo una tresca?" chiese, sputando quella parola come se fosse un terribile scongiuro.
"Non saprei mio signore, non c'è niente che lo neghi e niente che lo confermi"
Agamennone incrociò le braccia. Se fosse successo qualcosa tra quei due lui doveva esserne informato.
"Voglio che tu li tenga sotto la più severa e discreta sorveglianza e che mi avvisi di qualsiasi comportamento sospetto di entrambi, sono stato chiaro?"
"Sì, mio signore."
Telemaco e Patroclo, annoiati al massimo, stavano facendo un giro per il cortile circostante al palazzo.
"Sono sempre stato quello con più voglia di andare a combattere, ma da quando Agamennone e Achille guerreggiano insieme l'aria è irrespirabile" ammise Patroclo, riconoscendo tuttavia che il cugino aveva ragione ad avercela con un tiranno come il re di Sparta.
"E' assurdo dover scomodare mezzo regno solo per gli sfizi di un unico uomo" concordò Telemaco, dando un calcio ad un ciottolo.
"Senti ma... secondo te tra Giada e Achille c'è qualcosa?" chiese ancora il figlio di Ulisse, facendo in modo che Patroclo lo guardasse perplesso.
"Che vuoi dire?"
"Per Zeus Patroclo, scendi dalle nuvole! Intendo dire se sono andati a letto insieme!"
Il biondo si fermò, fissando Telemaco come se fosse impazzito, poi scoppiò a ridere.
Il principe di Itaca non trovava un vero motivo per vedere la cosa in modo comico, ma lo lasciò fare.
"Ma dove vivi, Telemaco? Achille preferirebbe morire piuttosto che imparentarsi con Agamennone! Poi mio cugino non sa stare con una donna per tutta la notte, figurarsi se riesce a tenere testa a Giada!"
Telemaco fece spallucce, continuava a rimanere dell'idea che tra quei due ci fosse qualcosa che non andava.

La principessa di Sparta [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora