Capitolo 2

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Il viaggio in autobus non durò a lungo grazie a Catherine, che mi porse un auricolare, facendomi ascoltare anche una canzone degli Arctic Monkeys, e quando mi svegliai, eravamo appena arrivate.
<<Waaaaamn... Devo ammettere che sono davvero bravi anche se, i testi delle loro canzoni, non hanno molto senso; insomma, il ritmo è molto trascinante, ma le parole volano tra le righe, non c'è un filo conduttore che le tiene assieme.>> dissi con voce assonnata, preoccupandomi di dare un senso alle mie parole.
<<Ehi, questo era soltanto un primo assaggio! Insomma, non giudicare di primo impatto le mie scimmie artiche! Questa comunque si chiama "I want it all" e non è nemmeno una delle mie preferite. Aspetta di sentire le altre...>>
<<Va bene, aspetterò con impazienza, Cathie! Ma la voce del cantante del gruppo mi fa impazzire, come si chiama?>>
<<Vacci piano ragazza, quello è mio ed è Alex Turner.>>
<<Ahhh ecco, ora è chiaro. Lo terrò a mente.>>
Scendemmo giusto in tempo dall'autobus alla nostra fermata, che era a pochi passi dal bar dove lavoravamo. Durante il tragitto, scorsi su di un balcone una ragazza bionda, dai lineamenti molto delicati e dagli occhi azzurro chiaro. Stava cantando qualcosa che non riuscii a sentire per il suo basso tono, ma pochi istanti dopo, mi giunse una voce familiare maschile, che però non riconobbi. Ed ecco apparire anche il suo lui, che la abbracciò da dietro stringendola a sè. Era davvero molto bello, più basso di lei ma dai folti capelli mori rivestiti da uno spesso strato di gel, e sugli occhi aveva un paio di occhiali Ray-Ban neri. Le loro voci all'unisono creavano una dolce melodia, anche se la biondina stonava e iniziava a non piacermi affatto da quando si era immersa nella bocca di lui con non so quale foga.
L'ambiente era poco caotico a causa della distanza dal centro abitato di Los Angeles. Lavoravamo infatti in periferia, ma era comunque uno dei bar più frequentati, dove venivano svolte non poche feste.
Non si sarebbe mai pensato ad un locale simile tra tutte queste casa trasandate, tranne quella della biondina, ovviamente: sembrava appena ristrutturata e su misura per lei dati i colori chiari e caldi.
<<Guarda dove cammini Sheryl!>>
Catherine mi strattonò perché a causa della mia disattenzione, stavo per cadere dentro ad una pozzanghera e mi fece cenno di guardare verso la vetrina del bar.
<<Guarda! C'è Charlie alla porta con le braccia conserte! Tutto ciò è molto insolito, non trovi?>>
<<Parecchio.>>
Aprimmo la porta scambiandoci uno sguardo d'intesa e non avemmo nemmeno il tempo di posare le borse che Charlie cominciò subito a straparlare, come suo solito d'altronde, essendo logorroico e avendo, inoltre, delle notizie.
<<Ragazze, come vi ho spiegato, abbiamo due nuovi colleghi che ci aiuteranno a gestire questo putrido locale.>>
<<Non è per niente putrido! Anzi, è il miglior luogo in cui bere qualcosa nei dintorni.>> rispose Catherine corrugando la fronte: era davvero affezionata a questo locale.
<<Hai detto bene, nei dintorni. A Beverly Hills c'è di sicuro di meglio.>>
Cathie gli fece il muso.
Premettendo che Charlie era un uomo sulla cinquantina, era molto intelligente ma alquanto pessimista, e considerava il nostro locale, nonostante fosse il miglior stabile del quartiere, un putridume come tutto il resto. Anche la vita faceva schifo per lui.
<<In ogni caso volevo dirvi che, Miles e...>>
<<BUONGIORNO!>>
Non fece in tempo a presentarli che già erano alla porta. Ma aspetta: lei era la ragazza del balcone!
<<Eccovi qua, giusto in tempo per le presentazioni: Sheryl e Catherine questi sono Taylor e Miles; Taylor e Miles, loro sono Sheryl e Catherine.>>
Non potevo credere ai miei occhi: la biondina che se la stava facendo con quel bel ragazzo, sarebbe stata con me a vita, dentro quel piccolo bar! E inoltre avrei dovuto rivolgerle la parola più spesso per insegnarle il mestiere, in questi primi giorni. Poi forse avrei iniziato ad ignorarla. Per quanto riguarda Miles non pensavo fosse uno che desse problemi, dovevo averlo già visto da qualche parte, anche se non ricordavo precisamente dove.
<<Piacere Miles, sono Sheryl. Come va?>>
<<Alla grande! Mi hanno appena assunto in questo bar che, tra l'altro, adoro! A te come va?>>
<<Mi sembrava di averti già visto infatti. Comunque molto bene grazie.>> gli rivolsi un sorriso amichevole.
<<Già, vengo spesso qui... giusto!>>
Guardò verso la biondina e le ammiccò un sorriso.
<<Ho avuto una grande idea e voi dovete assolutamente accettarla. Che ne dite se diamo una festa in maschera questa sera? Tanto per cambiare l'aria e per far accorrere gente nuova. Ormai c'è puzza di vecchio qui.>> disse con uno sguardo malizioso.
<<Già! Sarebbe un'idea strabiliante! Potrei chiamare anche qualcuno da fuori?>> disse Taylor.
<<Piano, piano con queste decisioni prese per caso! Accetto perchè mi sembra un buon modo per introdurvi ai nostri clienti e al lavoro e potete mandare avanti la festa quanto volete, l'importante è che non facciate troppo chiasso. Festa molto soft, chiaro?>> intervenne Charlie, infatti abitava proprio sopra il bar.
<<D'accordo, non ci sbizzarriremo Chuck.>>
Lo disse mentre Charlie era già lontano. Chi si credeva di essere con tutta questa altezzosità? Pensavo fosse una persona diversa e non così vanitosa. Insomma, come poteva arrivare a dire a Charlie che somigliava a Chuck Norris solo per i suoi modi calmi ma minacciosi?! O forse per l'aggressività con cui li aveva zittiti? Dovetti ammettere che aveva provocato un mio risolino, ma in ogni caso, era meglio non farsi contagiare troppo, così lo trattenni. Non mi ispiravano molta fiducia. Se li avessi conosciuti separatamente, forse ora avrei considerato simpatico almeno Miles, ma in questo modo, era messo in cattiva luce dalla bionda.
<<Ehi, piacere sono Taylor. Sono nuova del posto: io e il mio ragazzo ci siamo trasferiti da un anno circa e non siamo venuti spesso in questo bar, anzi, a dirla tutta, lui non è mai venuto qui. In ogni caso, potrei invitarlo alla festa stasera?>>
<<Certo, va benissimo, vero Sheryl? Soltanto che io sono a casa stasera, non verrò. Non mi sento tanto bene, sono venuta a lavoro soltanto per sapere di voi, ma ora penso che tornerò a casa.>> rivolsi un'occhiata interrogativa a Cathie che puntualmente ignorò.
<<Ah grazie mille, a te Sheryl va bene?>>
<<Certo certo, non disturba.>> le risposi continuando a fissare Catherine.
La fiamma bionda iniziò a correre per il bar con questi suoi modi eleganti, ma facendosi notare e tirandosela alquanto con quei suoi shorts striminziti e quella t-shirt troppo scollata, e urlò il nome del nuovo barista.
<<Miles! Ti va se chiamo...>>
Non riuscii a sentire il nome perché era troppo lontana e nemmeno la successiva risposta di Miles.
Beh, sarei dovuta stare qui con loro due e il ragazzone stasera. Chissà, magari ci sarebbe stato da divertirsi. Ma chi volevo prendere in giro? Loro stavano insieme, non sarebbe accaduto nulla di inusuale. Sarebbe stata una nottata noiosa come le altre, ma almeno ci sarebbe stata la musica.
<<Charlie, io vado a casa. Non mi sento bene, ero venuta soltanto per sapere dei nuovi colleghi. Ti dispiace?>> disse Cathie portandosi una mano alla fronte.
<<Certo che mi dispiace. Dovresti rimanere qua a sgobbare e ad insegnare agli altri come si lavora, mocciosa! Ma comunque puoi andare a casa, ci vedremo domani per fare i conti.>>
Ok, forse Miles non aveva tutti i torti a chiamarlo Chuck, ma aveva avuto fegato a dirglielo in quel modo. Anche perché si ostinava a chiamarci con quegli insoliti nomignoli da ragazzi immaturi, quando ormai eravamo già tutti più che maggiorenni e ben formati.

E così mi ero già organizzata la giornata: sarei rimasta a lavoro fino all'una, poi sarei uscita e avrei comprato un vestito per la sera. Sarei rientrata a lavoro alle due e avrei finito il mio turno verso le 8; mi sarei truccata e vestita in uno sgabuzzino e via che si andava.
<<Cathie, sicura che non vuoi restare?>>
<<Si, Sheryl, non mi sento affatto bene. Ci vediamo stanotte appena torni, così mi racconterai le conquiste che farai!>>
<<Senz'altro! Ma perché non mi hai detto niente stamattina?>>
<<Uhm... stavo decisamente meglio di ora...>> rispose con voce incerta e la liquidai con un <<Va bene...>> altrettanto titubante. Mi stava nascondendo qualcosa.
Prima di arrivare alla festa però, avevo da sopportare la biondina.

When the sun goes down |Alex Turner|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora