Capitolo 11

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Stavamo quasi per arrivare.
Fu la brezza marina a far sì che mi destassi da quel magnifico sogno, che puntualmente non ricordavo.
Mi era da sempre piaciuta l'idea che un giorno, avrei potuto fare amicizia con il mio inconscio, giusto per avere qualcuno con cui parlare quando mi sentivo più sola. Ma non potevo dato che la mattina, non ricordavo cosa mi aveva raccontato attraverso i sogni, che tra l'altro non sapevo nemmeno interpretare.
<<Beh, quindi come vi siete conosciuti voi due?>> chiesi soltanto dopo aver sbadigliato rumorosamente ed essermi stiracchiata lungo tutto il veicolo.
Alex impallidì, mentre Samuel iniziò a biascicare qualcosa di incomprensibile, abbassando il volume della radio.
<<Che?>> gli chiesi, dato che non avevo capito una sola parola di ciò che aveva "detto".
<<Beh... io suono in una piccola band con dei miei amici e dopo un nostro concerto, Alex mi ha fermato e chiesto di fare una foto assieme. Dovrei averla nel portafogli, aspetta.>>
Una cosa che mi piaceva di lui, di quel poco che conoscevo insomma, era il modo in cui raccontava la sua vita, la quale, agli occhi degli altri, pareva così entusiasmante da sembrare un film. Ed egli ne era il regista, nonchè l'artefice della felicità di coloro che lo stavano ascoltando. Difatti, non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso quando parlava: qualunque cosa dicesse, davo per scontato fosse vera, dato che riusciva ad incantarmi attraverso numerose parole ricercate e complesse proposizioni.
Avrei potuto appoggiarlo al comò di camera mia e lasciarlo parlare per ore, perfino di notte. E non mi avrebbe mai stancata.
Un gioiello di ragazzo insomma.
<<Eccola! TAH DAH!>> gridò cercando di attirare l'attenzione di quell'altro.
Poi mi passò la fotografia e notai immediatamente la sua maglia: era completamente nera con una scritta bianca centrale che diceva "Arctic Monkeys". Massì! Era quella famosa rockband di cui mi aveva parlato Catherine la mattina precedente.
Ma aspetta... perché diavolo doveva avere la maglia di un'altra band durante il suo concerto? E poi perché sembrava più Alex la rockstar anziché Samuel, il quale gli pendeva quasi dalle labbra...? E perché la foto la conservava Samuel e non Alex?
Quest'ultimo non disse nulla, era immobile. Pietrificato.
Stavo per dar voce a tutte queste mie domande quando il riccio mi interruppe, forse notando la mia aria perplessa.
Frenò di colpo e soltanto allora mi accorsi che ci trovavamo già a Santa Monica!
<<Siamo arrivati ragazzi!>> gridò saltando letteralmente fuori dal camioncino.
Io lanciai un'ultima occhiata ad Alex che sembrava ancora abbastanza scosso dalla precedente discussione, per poi uscire a prendere una boccata d'aria:
Quanto mi era mancato il mare?

<<Che facciamo?>> chiesi poco dopo, in fermento per la giornata che mi aspettava, mentre procedevamo verso il lungo mare.
<<Io direi di pranzare, ormai saranno le due del pomeriggio e non mangio da stamattina.>> disse Alex.
<<Dove?>> si aggiunse alla discussione il riccio.
<<Locale sulla spiaggia?>> propose Alexander.
<<Locale sulla spiaggia sia!>> urlammo in coro io e Samuel, accompagnati dalla musica dei brontolii delle nostre pance affamate, che ci costrinsero a correre per tutto il lungo mare, alla ricerca di un posticino in cui sfamarle.

<<Che ne pensate di questo?>> gridai entusiasta di aver trovato un locale in cui vendevano hamburger, lungo la via.
<<Bah può andare>> disse Alex grattandosi il mento, come se avesse voluto avere l'aria di uno che ne sa molto di cibo. E anzi, che ne sa molto di tutto.
<<Sei un fottuto genio Sheryl! Andiamo prima che io muoia di fame!>> urlò in risposta al mio grido Samuel, il quale era affamato proprio come me.

Ci dirigemmo verso l'ingresso e iniziammo a scegliere i menù dato che erano esposti fuori, all'interno di teche in vetro. Era un ristorante abbastanza particolare, contornato da un giardino fiorito che, gradualmente, si trasformava in spiaggia, dandoci l'accesso immediato al mare. Era interamente in legno: mi chiesi se anche le bottiglie, la stoviglie e le tovagliette lo fossero.
<<Cosa prendi?>> mi chiese Samuel passandosi la lingua sulle labbra per nascondere l'acquolina che gli aveva provocato l'odore proveniente dalla cucina, il quale stava stuzzicando anche il mio appetito...
<<Direi un menù con un bacon cheeseburger, una coca cola e le patatine fritte, tu?>> risi dall'imbarazzo per aver ordinato fin troppa roba: non era colpa mia se amavo mangiare e se in quel momento stavo proprio morendo di fame...
Si vedeva anche abbastanza bene che non ero esattamente una ragazza magra o comunque una di quelle che si nutriva solamente di frutta e verdura.
Io mangiavo in continuazione. Me lo diceva sempre anche la mamma e la mia pancetta ne era la prova.
<<Io lo prendo uguale a te, tranne che per il bacon: non mi piace.>>
<<Come fa a non piacerti?!>>
Il mio sguardo era un misto tra stupore e delusione. Roba da non crederci: quel ragazzo non mangiava bacon!
<<Eh oh che cosa posso farci?>> rise in risposta alla mia faccia quasi disgustata, prendendomi sotto braccio e avviandosi alla cassa. Ma io mi staccai immediatamente da lui, continuando a ridere: non potevo stare vicina a qualcuno a cui non piaceva il bacon! Ma nell'allontanarmi da lui andai a sbattere contro Alex.
<<Ma guarda dove vai.>> disse ridendo prima di scostarmi, prendendomi da entrambe le braccia.
Alex che rideva con me?
Evento straordinario da segnare sull'agenda!
Era un uomo fin troppo serio a differenza di Miles: lui si che sarebbe stato il perfetto compagno d'avventure di Samuel.
Li seguii fino alla cassa dove mi offrii inutilmente di pagare quantomeno il mio pasto, ma questi non me lo permisero, iniziando quasi una disputa per chi dovesse pagarmi il panino; ed erano davvero accaniti.
<<Perché dovresti pagarglielo tu? Manco la conosci.>> disse Alexander con una tale freddezza da impaurirmi quasi.
<<E perchè dovresti farlo tu? Avrete soltanto limonato l'altra notte, e quindi? Quantomeno io conosco la sua amica.>> gli rispose a tono, Samuel. Ma dopo, sembrò quasi pentirsene, preso da non so quale senso di colpa o di inferiorità.
<<Sisi dai va bene, fate largo.>> dissi ridendo e passando in mezzo a loro.
Riuscii quindi a pagarmi il pranzo prima che potessero fermarmi. Però dovevo ammettere che mi era dispiaciuto interromperli: erano davvero esileranti. Ma poi, quale limonata? Avevo baciato Alex?!

When the sun goes down |Alex Turner|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora