Capitolo 10

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<<Tu che diavolo ci fai qui.>> mi rispose di getto l'uomo in penombra, avvicinandosi a me in modo minaccioso.
<<Come osi!?>> gli puntai un dito contro, costringendolo a fare qualche passo indietro. Soltanto poco dopo capii che si trattava del ragazzo riccio che avevo incontrato stamattina sull'autobus: Samuel. Per fortuna avevo una buona memoria.
<<Si dà il caso che questa sia la casa di Catherine, e non la tua.>> mi rispose con un tono ancora più arrogante, mentre il fighetto di turno ci imitava sulla soglia della porta e rideva del nostro battibecco.
<<Io vivo con Catherine.>> gli dissi in modo alquanto altezzoso e portando entrambe le mani sui fianchi. Battei anche il piede per terra, più volte.
<<Ah... beh... allora tu come fai a non sapere nulla di me?>> mi guardò interrogativo.
<<In che senso scusa?>>
<<In che senso scusa?>> mi 'scimmiottò' Alexander, incrociando le braccia al petto e abbassando le sopracciglia in una smorfia infastidita, come facevo sempre io quando credevo di aver ragione.
<<Tu stanne fuori.>> gli dissi sbattendogli la porta in faccia e facendolo rimanere fuori di casa. Lo sentii imprecare e tirare un calcio alla porta. Poi il rumore dei suoi passi si affievolì fino a scomparire lungo il corridoio.
<<Uhm... dicevo... beh io sono... anzi... sto, con Cathie...>>
"COSA?! NON POSSO CREDERCI!" pensai tra me e me. Dall'incazzatura che scaturì da quel pensiero, arrivai a chiedermi se non lo avessi urlato sul serio.
Samuel era il ragazzo della mia migliore amica chissà da quanto tempo, ed io non ne sapevo nulla! Inoltre le aveva dato lo stesso soprannome che le davo io: 'Cathie'.
Che nervi: è sempre un fottuto casino, la mia vita. Come se la sbronza della serata scorsa, non fosse bastata.
<<O mio dio! Questo da quanto?!>>
<<Beh... ieri notte abbiamo festeggiato il nostro primo mese assieme...>>
Divenni bordeaux dalla rabbia.
Ma ieri,
Catherine,
non aveva detto che non si sentiva bene...?
Aspetta...
Ecco perché non era venuta alla festa al bar!
Doveva sbaciucchiarsi col suo ragazzo per festeggiare il loro primo mese da coppia e inoltre, voleva lasciarmi da sola a fare conquiste, dato che mi riteneva una ragazza troppo solitaria!
E che conquiste...
<<Tutto okay?>> mi chiese Samuel addolcendosi.
<<Che?>> lo squadrai.
<<Stai piangendo>>
Mi portai una mano alla guancia e mi accorsi di avere una lacrima che scorreva giù, giù fino alle labbra. La presi con la lingua facendo non so quale smorfia per raggiungerla: anche da piccolina adoravo il gusto salato che lasciavano in bocca. Notai soltanto dopo di averlo spinto fino in salotto, per la rabbia che mi aveva provocato. Perciò mi andai a sedere sul divano ed egli mi seguì.
<<Beh? Niente da dire?>> mi chiese dopo esseri accomodato sulla poltrona affianco a me, tenendo le mani a coppa sulle ginocchia e sfregando l'indice sulle nocche.
<<"Niente da dire?" Sul serio è l'unica cosa che ti viene in mente da chiedermi? Nessuna intuizione?
Sono arrivata qui con un ragazzo che nemmeno conosco e con il quale non ricordo di aver fatto qualcosa la notte scorsa, dato che ho bevuto parecchio, mentre lui continua a rivolgermi occhiatine maliziose. Catherine mi ha mentito ieri, dicendomi che non sarebbe venuta alla festa perché stava male ed ora scopro che lo ha fatto per stare con te a mia insaputa! Ho un gran mal di testa e inoltre stamattina l'ho vista ridere con Taylor, che è la nuova barista e anche la ragazza di Alexander, il presunto ragazzo dell'altra notte, qui presente, e questo ha fatto sì che divenissi ancora più gelosa e altrettanto furiosa...>>
Il riccio sbarrò gli occhi.
<<Frena frena... ma...>>
Non fece in tempo a finire la frase che Alexander piombò dentro casa: mi ero dimenticata del fatto che le chiavi fossero nelle sue tasche, ed evidentemente se n'era dimenticato anche lui...
Corse verso di noi, si fermò dietro al divano, dalla parte di Samuel, e gli tappò la bocca con una mano.
<<Eeehila! Che ne dite di andare a fare un giro?>> chiese con un tono alquanto strano e appoggiando poi entrambe le mani sulle sue spalle.
<<Ma tu sei...?!>> quasi urlò Samuel girandosi completamente verso Alexander.
Ma quest'ultimo lo fulminò con uno sguardo: che cazzo stava succedendo?
<<Ehm... vorreste spiegarmi cosa succede? Vi conoscevate già?>> chiesi con aria innocente.
Si guardarono intensamente e notai una strana luce negli occhi di Alexander.
<<S-si... siamo amici di vecchia data...>> disse continuando a spostare lo sguardo da me a Samuel. Io proprio non lo capivo. Non è che fosse gay?
<<Beh, quindi che ne dite di fare un giro?>> disse poi spostandosi dal divano e venendoci incontro.
<<Ma se non vi conosco neanche!>> risposi contrariata all'idea di girovagare assieme a loro.
<<Ma sta' zitta che non ti ricordi nemmeno cosa mi facevi ieri notte...>> mi rispose guardandomi maliziosamente.
Arrossii violentemente e mi voltai verso Samuel per evitare il suo sguardo: riusciva ad essere snervante e attraente allo stesso tempo.
<<Tu... che ne dici? In parte ti conosco, dato che stai con Catherine... so che non si metterebbe mai con uno svitato. Quindi? Ci possiamo fidare di lui?>> gli chiesi guardandolo interrogativa.
<<Beh si... direi di si... Tur>>
<<Bene! Allora andiamo!>> lo interruppe Alexander prima che potesse continuare la frase.
"Ma che cazzo ha quello?" pensai tra me e me.
"Bah... Ragazzi, in che guaio mi sto cacciando."

When the sun goes down |Alex Turner|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora