Capitolo 3

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<<Ehi, puoi dirmi cosa devo fare?>> disse la biondina avvicinandosi a me.
<<Uhm, CHARLIE!?>> mi girai a cercarlo con lo sguardo, ma invano.
<<Charlie se n'è andato, temo che tu debba ascoltare tutte le mie stupide domande e aiutarmi.>> forse aveva notato che lo stavo cercando.
<<Oh, ehm si certo; non intendevo questo: è che non so da dove cominciare, insomma, hai mai lavorato in un bar prima d'ora?>>
<<Certo!>> disse con fin troppo entusiasmo.
<<Bene bene, e cosa facevi?>>
<<Stavo al bancone e preparavo i cocktail; mi dicevano che ero forte nel farli.>>
<<Perfetto, potremmo iniziare da lì, che ne dici? Fammi vedere cosa sai fare.>>
<<Con piacere.>>
Era molto carina nei suoi piccoli gesti e modi di fare, però mi sembrava che fingesse e falsificasse tutti i suoi sentimenti. Non mi piaceva affatto. Sembrava tutta una farsa.
Iniziò a preparare un cocktail riempendo il contenitore con tequila, succo d'arancia e sciroppo di granatina. Scosse il tutto molto velocemente sorridendomi e dovevo ammettere che aveva proprio un bel sorriso. Infatti contagiò subito il mio, che cercai di nascondere aprendo un nuovo discorso.
<<Comunque io sto alla cassa o ascolto le richieste al bancone; Cathie sta al banco con me e lo allestisce con patatine, stuzzichini e tutto ciò che serve per un aperitivo che si rispetti, annotando ciò che le chiedono i clienti; Miles porterà gli ordini ai tavoli; mentre Charlie sta nello stanzino a controllare i vari documenti, diverse schede e i guadagni della giornata. A volte da una mano al bancone.>> presi fiato; lei continuava a guardarmi con quel suo sorrisetto.
<<Il turno inizia alle 8 e finisce a mezzanotte. Ma varia anche a seconda delle serate e dal numero dei clienti. Quando diamo una festa, ad esempio, l'orario di chiusura è indefinito.>>
<<Ah perfetto, tanto abito qui vicino.>>
Stavo per risponderle che LO SAPEVO GIÀ, perché l'avevo vista BACIARE IL SUO RAGAZZO sul balcone, in modo fin troppo SDOLCINATO, e che i SUOI COLORI PREFERITI, con cui aveva dipinto casa, NON MI PIACEVANO AFFATTO. Ma mi limitai ad annuire e ad allontanarmi, sorridendole; non mi piaceva l'idea di doverla avere tra i piedi per tutta la giornata, anzi, per tutti i giorni, dato che avrebbe lavorato con noi.
Decisi di andare ad aiutare Miles a pulire i tavolini, mentre la bionda cominciò a preparare una serie di cocktail che avrei dovuto assaggiare dopo.
<<Ehi Miles.>>
<<Ehi, mi dai una mano a pulire?>>
<<Certo, non ho niente di meglio da fare.>>
<<Che ne dici se, finiti questi qui, ci facciamo un giro?>>
<<Ma veramente...>>
<<Sh, finisci e andiamo.>>

Passarono pochi minuti e quando meno me lo aspettavo, Miles mi prese per un braccio e mi portò verso l'uscita. Non avevamo realmente finito, però non mi andava di ribellarmi anche perché una pausa non avrebbe di certo guastato la giornata e inoltre volevo sapere di più su di lui.
Camminammo per un po' lungo il marciapiede e, appena superata di qualche metro la vetrina del bar, tirò fuori un pacchetto di sigarette, ne sfilò una, la portò alle labbra e l'accese accostando le mani per evitare che la fiamma si spegnesse a causa del vento. Iniziò a fumare ed io, inevitabilmente, a tossire.
<<Ma seriamente?>> mi disse iniziando a ridere.
<<Uhm... cosa?>>
<<Stai tossendo per il fumo?>>
<<Si...>>
<<Non hai mai fumato?>>
<<No e non vedo cosa ci sia di tanto sbagliato.>> gli rivolsi uno sguardo interrogativo.
<<Le migliori conversazioni avvengono con alcool e sigarette alla mano, ragazza. Ma ci accontenteremo così, no?>> cercò di sdrammatizzare avendo notato il corrugamento della mia fronte.
<<A quanto pare...>> risi imbarazzata. <<Parlami un po' di te e magari anche di Taylor, così riesco a farmi un'idea sul vostro conto.>>
Trattenni un grugnito di disgusto nel pronunciare il nome di lei e lui iniziò a raccontarmi cosa li legava, senza notare la mia smorfia.
<<Tanto per iniziare, lei non è la mia ragazza, siamo soltanto amici.>>
<<Si, lo so.>>
<<EH? Come lo sai? Sei una specie di indovina o cosa? Insomma, tutti ci scambiano per coppia, sei la prima che riesce a vederci soltanto come amici: inizio a stimarti!>>
<<Ahahahahaha. No, in realtà no. Lo avrei pensato se non avessi visto Taylor appesa alle labbra di un moro, su di un balcone, prima che entraste in bar.>>
<<Ah, ora si spiega tutto... ti stimo comunque, tranquilla. No, davvero, mi stai simpatica.>> stavo per ringraziarlo tra un tiro di sigaretta e l'altro, quando ricominciò subito a straparlare. Era peggio di Charlie.
<<In ogni caso anche io vivo nei dintorni perché abbiamo deciso di trasferirci qui circa due anni fa io, Taylor e il suo ragazzo. Naturalmente viviamo in case separate, anche perché non mi andrebbe di sentire i loro...ehm... business. Se capisci cosa intendo.>>
<<Sisi, non entrare nel dettaglio.>>
<<Non intendevo farlo hahaha.>>
<<Ridi spesso? AHAHAHAH.>>
<<Eh abbastanza, si nota? Tu invece fai spesso domande?>>
Si creò un momento di silenzio molto imbarazzante che fortunatamente venne interrotto da Miles.
<<Mettendo da parte gli scherzi... mi avevi chiesto anche di Taylor, no? Beh lei, ecco, è una mia grande amica benché ci siamo conosciuti soltanto due anni fa. Ma il suo ragazzo lo conosco da molto più tempo e essendo stato molto assieme a lui, ho conosciuto anche lei. Diciamo che è molto timida all'apparenza, ma quando la conosci più a fondo, è una bomba! Non è tutto ciò che ti aspetti, è ben altro, e forse riuscirà a mettere la testa a posto a quel maschione. Anche se ne dubito, perché è abbastanza... come dire...>>
<<Penso di aver capito...>> risposi trattenendo una risata. Forse nemmeno a lui piaceva più di tanto.
<<Bella>> <<Puttana>> dicemmo assieme.
O forse no.
<<Eh?>> disse Miles guardandomi sorpreso.
<<No, nulla di importante. Dicevi?>> cercai di rimanere seria, ma non riuscii a trattenere un risolino per l'incomprensione appena avvenuta.
Fortunatamente non aveva sentito.
<<Ah beh, è molto bella ed è riuscita a sedurlo molto facilmente.>>
<<Come intendevo io.>>
<<EH?>>
<<No, niente niente.>> AHAHAHAHAH
"Il ragazzo aveva le orecchie otturate" pensai.
<<Mhm, mi dai da riflettere ragazza. In ogmi caso lei è molto carina nei suoi modi di fare ed è molto gentile. Mi infastidisce un po' quando cerca di attirare tutta l'attenzione su di sè, credendosi il centro del mondo.>>
<<Lo avevo intuito stamattina dal suo atteggiamento. Da sui nervi anche a me quel genere di persona, ma del resto mi è sembrata molto educata ed aggraziata. Invece cosa mi dici di questo suo misterioso ragazzo? Ora sono curiosa di sapere com'è lui.>>
<<Alexander? Beh lui...>>
Non riuscì a finire la frase che Chuck spuntò dall'angolo della strada. Perché doveva spuntare nei momenti meno opportuni e rovinare tutto!
<<Razza di rincitrulliti! Che diavolo ci fate qua fuori?! Sopratutto tu Miles. Dovresti essere impegnato nel NUOVO lavoro che ti è stato assegnato. E tu signorina? Vuoi essere lincenziata all'istante?>> calcò molto la parola "nuovo" e lo volto di Miles si raccupì in un sorriso più spento. Aveva l'aria di essere un ragazzo molto vivace e alla mano.
<<Beh ecco, io...>> cercai di spiccicare parola ma il ragazzo mi interruppe.
<<È tutta colpa mia: le ho chiesto di fare quattro passi con me per conoscersi meglio e per parlarmi del lavoro NUOVO. Mi dispiace che lei se la sia presa. Mi prendo tutte le colpe e mi accingo subito all'opera, capo!>> corse dentro al bar.
Charlie si avvicinò, e le sue rughe d'espressione diventarono più rilassate.
<<Tranquilla Sheryl, era una scenata per spaventarlo, lo sai che adoro mangiare ragazzini per colazione. Hai bisogno di qualcosa?>>
<<Si, volevo chiederti se mi potresti far uscire prima durante la pausa, perché devo andare alla disperata ricerca di un vestito per stasera...>>
<<D'accordo, ma non far tardi.>>disse allontanandosi con un sorriso.
Aveva molta stima e fiducia in me. Charlie era come il padre che non avevo mai avuto e, anche se non voleva farmelo notare, ci teneva ed io ero per lui, la figlia che non aveva mai avuto, non essendosi sposato. Lui era l'unica persona a cui mi ero legata davvero dopo essermi trasferita qui, esclusa Catherine che conoscevo già.

Rientrai per assaggiare i cocktail di Taylor ormai caldi. Ma proprio quando stavo per varcare la soglia del bar, sentii il telefono vibrare. Lo tirai fuori dalla borsa e lessi sul display: era mamma. Alzai lo sguardo per aprire la porta del bar: in una mano avevo il cellulare, l'altra era sulla maniglia. Il mio cuore perse quasi cento battiti dopo aver guardato all'interno della porta a vetri.

When the sun goes down |Alex Turner|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora