Capitolo undici - Regret.

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L'uomo non è mai contento: desidera, ottiene, ma alla fine si rende conto di non aver bisogno della stessa cosa per cui ha lottato per così tanto tempo.
Vi siete mai chiesti perché le celebrità hanno sempre così tanti problemi? Eppure sono famose, eppure hanno i soldi, hanno belle macchine e belle donne. Ma ricordate: ci sono tante cose che non possono essere acquistate con un semplice libretto di assegni.
In generale, l'uomo non apprezza mai ciò che ha davanti.
Beatrice, quella volta, fece esattamente la stessa cosa: accecata dal rancore, aveva dimenticato cosa provava nei confronti di Niall e cosa avevano passato insieme durante tutti quegli anni.
Cercò di asciugare le lacrime sul suo viso, senza alcun risultato, in quanto esse continuarono a fuoriuscire dai suoi occhi come un fiume in piena. Singhiozzò parecchie volte, prima di poter pronunciare una frase di senso compiuto: "Non vorrà più vedermi" mormorò, mentre il respiro le moriva in gola.
Zayn si sedette al suo fianco, le baciò la testa, perdendosi tra i capelli crespi e arruffati dovuti al fatto di essere rimasta tutto il giorno a letto.
"Andrà tutto bene, ora gli passa" la rassicurò Zayn, anche se neanche lui era così sicuro come mostrava di essere: la scorsa sera, Niall era entrato come una furia nella camera da letto di Harry, dove stavano guardando un film con William; il papà aveva preso il figlio con il fumo che usciva dalle orecchie e se n'era andato a passo svelto, senza proferire parola. Zayn non lo aveva mai visto così arrabbiato.

Harry, seduto sulla poltrona posta davanti al letto della propria stanza di hotel, si grattò il mento con due dita e lasciò che lo sguardo vagasse sulla figura disperata di Beatrice.
"Bea" la chiamò. La ragazza lo guardò, nonostante la vista appannata non le lasciasse distinguere bene i lineamenti del suo viso.
"Cosa gli hai detto ieri sera?" domandò Harry, con la sua solita voce bassa e roca.
Beatrice pianse ancora più forte, ricordando le proprie parole e gli occhi feriti di colui che amava con tutta sé stessa.
"Gli ho detto" singhiozzò "che sarebbe stato meglio non conoscerlo affatto..." concluse, anche se alla fine non riuscì bene a pronunciare le parole a causa del pianto.
Zayn gettò un'occhiata ad Harry, mentre quest'ultimo si ritrovò a boccheggiare sotto lo sguardo indagatore di Beatrice.
"Sono una persona orribile" sputò quest'ultima, lasciando sprofondare la testa nel cuscino e sporcando le lenzuola candide di mascara ormai disciolto.
"No, Bea, eri solo... mh, arrabbiata"
La ragazza non rispose, limitandosi a negare con la testa in un gesto di disapprovazione.
"William è ancora con lui?" chiese, dopo minuti di interminabile silenzio.
Harry annuì, gettando uno sguardo alla finestra aperta dalla quale penetravano i raggi di quel sole mattutino. Fuori, il tempo era fantastico, e loro stavano rinchiusi dentro uno stupido hotel per un altro loro altrettanto stupido litigio.

***
"Voglio vederli" disse Beatrice, scendendo l'ultimo gradino delle scale e accelerando il passo per raggiungere la sala da pranzo più in fretta.
"Non credo che ci raggiungeranno" rispose Louis, sinceramente. E invece, quando varcarono la soglia e si ritrovarono davanti al lungo tavolo allestito a posta per l'enorme crew dei One Direction, entrambi furono sorpresi di notare la presenza di Niall e William. Quest'ultimo stava giocando distrattamente con gli anelli infilati alle dita di Zayn, mentre il ragazzo biondo si limitava a fissarsi le mani con la testa china.
Beatrice prese un grosso respiro, sentendo gli occhi di Louis bruciarle addosso per la preoccupazione. Ma Bea non aveva paura: voleva affrontarlo, aveva voglia di guardarlo negli occhi dopo quell'intero giorno di distanza e non vedeva l'ora di passare del tempo con Will. Fu proprio il bambino ad accorgersi della sua presenza per primo; si catapultò giù dalle gambe del padrino e corse - seppur vacillando - ad avvolgere le gambe della mamma con entrambe le esili braccia. Beatrice sorrise, finalmente, rendendosi conto di aver un motivo per cui essere felice e sentendosi in colpa per aver lasciato che la rabbia del padre li dividesse.
"Amore mio" sussurrò, quando già si era abbassata sulle ginocchia e l'aveva circondato con le proprie braccia. Il bambino, di conseguenza, le si tuffò addosso, affondando il viso nel collo e inspirando il suo profumo: evidentemente, anche per lui era stato difficile passare una giornata intera senza la propria madre.
Dopo una manciata di minuti, i quali parvero secondi dal punto di vista di Beatrice, madre e figlio si staccarono, accorgendosi degli sguardi compassionevoli della gente presente attorno alla tavola, stessi sguardi che rivolgevano anche a Niall, di tanto in tanto. La ragazza, a quel punto, non poté fare a meno di alzare gli occhi e guardarlo in faccia; però, esattamente nello stesso istante, Niall abbassò la testa nuovamente, lasciandogli soltanto la visuale dei suoi capelli biondi.
"Vieni Bea" la invitò Louis, mettendole una mano dietro la schiena e guidandola verso il suo posto, più o meno di fronte a Niall e Zayn.
"Stavamo aspettando solo voi" disse Lou Teasdale, attirando l'attenzione dei presenti "Finalmente si mangia!"
Alcuni risero, ma Beatrice non ci riuscì, perché, mentre tutti avevano già preso la forchetta in mano e avevano cominciato a infilzare il cibo con essa, Niall era rimasto fermo e immobile in quella posizione, come se cercasse di non farsi notare.
Persino a tale distanza, Beatrice percepì il dolore che gli aveva causato con quelle stupide parole impulsive. Si aggiustò il vestititino blu, prima di lasciare una carezza sulla testa di William, seduto sulle sue cosce. Dopo qualche minuto, si ritrovò a sussultare impercettibilmente a causa della voce di Niall, il quale richiamava il figlio dicendogli di non toccare le posate e di raggiungerlo. William obbedì, abbandonando il calore materno e lasciando Beatrice a quel senso di solitudine che già da un bel paio d'ore le stava attanagliando il cuore.
Seguì Will con lo sguardo e gli occhi finirono presto sul viso contratto di Niall: rimase sorpresa nel vedere quanto stesse stringendo i denti fra di loro e quanto cercasse di non incrociare il suo sguardo. Ma i suoi tentativi furono vani, perché Beatrice riuscì ad attirare i suoi lapislazzuli e solo in quel momento notò il colorito grigiastro della sua pelle, le iridi smorte e le occhiaie profonde a circondare gli occhi.
Beatrice boccheggiò, decisa a dire qualcosa in quel preciso momento; ma, poi, Niall sviò lo sguardo su William e il coraggio si fece indietro. Bea sospirò, lasciandosi andare contro lo schienale della sedia e osservando attentamente il modo distratto con cui Niall porgeva le mani al figlio, per farlo giocare con le proprie dita. Beatrice, in quel momento, riuscì solo a pensare a quanto desiderasse stringerle di nuovo tra le sue mani e sentirsi a casa.

***

"Niall, sei... sei sicuro?"
Harry era esterrefatto: se qualcuno gli avesse detto che un giorno tutto ciò sarebbe successo, non ci avrebbe creduto nemmeno per una briciola. E intanto c'era Niall, lì, fuori la porta della sua stanza, e la sua voce era così seria e gli occhi così tristi. Non poteva lasciarglielo fare.
"Non credo sia una buona idea" mormorò, infatti. Ma Niall puntò gli occhi nei suoi, facendogli intuire con un solo sguardo che non avrebbe cambiato idea per niente al mondo.
"Non voglio dormire nel suo stesso letto e non voglio che Will resti con lei"
"Ma è sua madre..."
"Non gliene frega un cazzo nè di me, nè tantomeno del bambino, me l'ha detto esplicitamente" sbottò il biondo, gesticolando con le mani nel bel mezzo del corridoio dell'hotel.
Ci furono alcuni istanti di silenzio, prima che Niall si decidesse a dire qualcosa.
"Mi chiedevo..."
"Vuoi che Beatrice dorma con me e Louis"
"No! Cioè... si" si arrese "non voglio distruggere tutti i vostri piani, posso chiedere anche a Zayn..."
Harry aggrottò le sopracciglia, incrociò le braccia al petto e respirò pesantemente dal naso "Non pensi di star esagerando?"
"Esagerare? Se non fossimo in Florida l'avrei già rimandata in Italia da sua madre"
E dirlo gli era costato tanto, troppo. Le parole gli erano uscite dalla bocca senza che potesse rendersene conto e si sentì tremendamente in colpa, perché sapeva che non sarebbe mai riuscito a fare una cosa del genere: l'amava troppo per cacciarla fuori di casa.
Si toccò il petto con la mano sinistra e chiuse gli occhi per qualche secondo.
"Stai bene?" chiese Harry.
Niall non rispose, sorrise con le labbra incurvate in una smorfia quasi inquietante e aprì gli occhi. L'amico fu sorpreso di vedere come fossero diventati lucidi e lo fu ancora di più quando qualche lacrima prese a fuoriuscire dalle palpebre. Cercò di aiutarlo, gli prese entrambe le mani e fece per abbracciarlo, ma, stranamente, Niall si tirò indietro.
"No, senti, lascia stare" singhiozzò, mentre altre infinite lacrime continuarono a scendere sulle sue guance pallide. Si voltò e se ne andò, lasciando Harry da solo in mezzo al corridoio dell'albergo.

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