A differenza di come molti pensano e, devo dire la verità, di come pensavo anche io, il termine "Wanderlust" non è inglese ma di derivazione tedesca. È una fusione, e non c'è da stupirsi che i tedeschi si divertano a giocare con la lingua, di due parole molto belle: "wander" ossia "desiderio" e "lust" che significa "girovagare".
Insomma, quella che è stata recentemente definita come la sindrome di Wanderlust non è altro che il desiderio enorme, irreprensibile e costante di viaggiare, di partire, di scoprire. Non ho ben capito perché definirla "sindrome", dato che questo termine ha un significato negativo, ma se proprio vogliamo chiamarla cosí, allora io sono una malata di Wanderlust. Ma come si fa a definire un malato della sindrome di Wanderlust? Questo ancora non è stato chiarito, ma io ho una mia idea. A mio parere, esistono quattro tipologie di persone: quelle che credono di amare i viaggi, le persone che amano le vacanze, le persone che amano viaggiare e gli afflitti del Wanderlust. Il primo gruppo è quello costituito da chi non ha mai viaggiato, ma solo fantasticato di viaggiare in base a ció che ha sentito dire, a queste persone posso solo dire di comparsi un biglietto appena possibile; il secondo gruppo è quello dei tipici turisti, di quelli che non vanno in vacanza per scoprire, per conoscere e sperimentare, ma solo per rilassarsi. Il terzo gruppo è composto da tutte le persone che considerano il viaggio come una passione, forse la passione piú grande, ma è proprio qui la differenza: chi ama viaggiare, una volta a casa, riprende tranquillamente il ritmo della sua vita, al contrario, un malato di Wanderlust non riesce mai del tutto a riprendersi dai suoi viaggi, mai completamente; egli ha l'impressione che soltanto mentre esplora la sua vita si realizzi veramente e non può fare a meno di impegnarsi per ripartire di nuovo, verso nuove mete. Molto spesso chi ha la sindrome di Wanderlust è riuscito a fare della sua malattia un lavoro, o si sta impegnando per arrivarci. Ecco, io rientro nell' ultimo gruppo. Purtroppo non posso dire che viaggiare sia il mio lavoro, perché per qualche anno il mio impegno maggiore sarà ancora lo studio, ma nei miei sogni più belli riesco a realizzare le cose che amo di maggiormente (scrivere e viaggiare) in un lavoro che mi regala immense soddisfazioni. Per ora devo limitarmi ad aspettare le vacanze scolastiche per prendere un biglietto e cambiare aria, ma negli anni sono riuscita a visitare già parecchi luoghi e mi ricordo della maggior parte di loro, purtroppo non ho avuto prima l'idea di scrivere delle mie avventure, cosí alcuni viaggi rimangono come ricordi sbiaditi, ma alcuni sono nitidi, nitidi e bellissimi. Come dimenticare il mio viaggio a Los Angeles? E tutte le volte che sono stata a Londra? New York? Berlino? Capo Verde? Miami? Cuba? Parigi? Atene?
Ogni posto che ho visto si è tenuto un pezzettino di me (parole, pensieri, sorrisi, lacrime) e ora sto cercando di rimettere insieme i pezzi dei miei ultimi viaggi. Pensandoci potrei partire dal primo viaggio della scorsa estate, dell' estate 2015. Perché no? Partirò proprio da lì...
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Wanderlust: Storia di un'aspirante viaggiatrice
AdventureWANDERLUST. C'è chi dice che sia un modo di sprecare tempo, chi un'ossessione e chi la definisce una vera e propria sindrome. Per me? Per me non è nulla di tutto ció, ma un modo di vivere, di vedere e di capire. Viaggiare è da sempre parte di me e...