Dopo un'oretta ci troviamo davanti alla salita del Montjuic, che spicca sul cielo azzurro di Barcellona. Mentre camminiamo e parliamo, io scatto foto a raffica: alle mie amiche che ridono, a Guillermo e Gabriel, un cugino di Guillermo, che si spruzzano con l'acqua delle fontane, ai giochi di luce che i raggi del sole creano sul vapore di quelle stesse fontane, che corrono lungo tutto il viale e le scale fino alla cima della collina.
La salita è faticosa e il caldo insopportabile non ci aiuta di certo. Gabriel e Guillermo tengono alto il morale e ci spronano a continuare la salita, promettendo, in cambio, una vista spettacolare. Hanno ragione. Dall'alto della collina si puó vedere gran parte della città che si muove sotto di noi, colorata e frenetica come sempre.
"È molto bello! Ma il vero spettacolo è alla sera. Quando il buio scende e inizia lo spettacolo della fontana magica." Dice Guillermo e le sue parole mi accendono di curiosità. Avevo letto molto a riguardo e non vedevo l'ora di fotografare i famosi giochi d'acqua del Montjuic, così decidiamo di aspettare sulle scale, in una posizione ideale per vedere lo spettacolo, finché, verso le nove, una musica ci avverte che lo spettacolo sta per iniziare.
In tutto i giochi durano un'oretta e mezza, ma io rimango con il fiato sospeso per tutto il tempo. I colori, le luci, i fiumi di acqua che si alzano e cadono, liberando mille goccioline in aria, la musica che rallenta e accelera... capisco veramente perché è chiamata "Font Magica".
Guillermo mi guarda mentre fotografo lo spettacolo con gli occhi scintillanti e ride.
"Lo so, lo so! Sono proprio una bambina!" Gli dico.
"Si." Risponde. "Ma alla Font Magica siamo tutti un po' bambini." Poi gira lo sguardo e torna a godersi gli spruzzi di acqua colorata.
Dopo poco la musica finisce, le luci si spengono, così anche la fontana, e noi ci avviamo nuovamente verso casa.
"Cosa si fa ora?" Chiede Gabriel. "Non vorrete andare a dormire, spero." Lui e Guillermo si scambiano uno sguardo d'intesa.
"Andiamo a berci qualcosa. Torniamo alla Rambla!" Esclamano e noi tre siamo subito d'accordo.
Decidiamo di andare in metro, così prendiamo al volo il primo treno che corre in direzione della nostra meta. Mi appoggio alle porte e inizio a chiacchierare con gli altri.
"Sele, hai già scritto quello che abbiamo fatto oggi?" Mi chiede Elisabetta.
"No, è vero. Ne approfitto per segnare qualche appunto ora."
Gabriel e Guillermo mi guardano senza capire e le mie amiche spiegano che, durante i miei viaggi, porto sempre con me un taccuino su cui annoto le cose più importanti e che poi riscrivo nel mio diario di viaggio. Mentre i ragazzi fanno domande sul mio "libro", io frugo nella borsa, alla ricerca del mio taccuino. Continuo a frugare ma non trovo nulla e l'ansia inizia a salire. "Non lo trovi, Sele?"
Scuoto la testa. Gli altri mi aiutano a rovesciare completamente il contenuto del mio zainetto disordinato, senza trovare nulla. Le mie mani tastano confusamente gli oggetti, saltando da uno all'altro. Non posso averlo perso, non posso!
"Dove l'ho messo? Dove?" Continuo a ripetere.
Guillermo alza la testa di scatto e si picchia una mano sulla fronte. "Il furto!" Esclama, e in un momento mi diventa tutto chiaro: il ladro del giorno prima doveva in qualche modo aver preso il mio diario dallo zainetto.
"Devo riaverlo, ragazzi, devo riaverlo, dentro ci ho scritto tutto...non può essere letto da uno sconosciuto..."
Alla fermata successiva scendiamo e corriamo verso la centrale della polizia, sperando di trovare il ladro e, di conseguenza, il mio taccuino.
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Wanderlust: Storia di un'aspirante viaggiatrice
AdventureWANDERLUST. C'è chi dice che sia un modo di sprecare tempo, chi un'ossessione e chi la definisce una vera e propria sindrome. Per me? Per me non è nulla di tutto ció, ma un modo di vivere, di vedere e di capire. Viaggiare è da sempre parte di me e...