L'angelo di Venice Beach

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Eccomi lí. Correvo, correvo a perdifiato, tenendo la mano di quella ragazza che avevo conosciuto da poco al campus. Corro così tanto che ad un certo punto il tempo si ferma. Non avrei mai pensato potesse accadere, invece a quanto pare si. Mi sembra di correre pianissimo, come quando i film sono in slow motion: sento ogni muscolo che faticava, il sudore che corre sulla schiena, i capelli pettinati dal vento, la mano salda di Camilla e l'odore della pelle cotta al sole misto all'odore del sale marino. Davanti a me montagne di acqua si ergono dal nulla e crollano all'improvviso, sprigionando fiumi di schiuma bianca, che vanno a coprire temporaneamente i tanti surfisti abbronzati.
All'improvviso ritrovo il contatto con la realtà grazie alla voce acuta di Camilla:
"Sele! Andiamo in acqua! Dai, ti prego, buttiamoci!"
Così ci tuffiamo tra le onde fredde e schiumose di Venice Beach. È una sensazione magica. Le goccioline di acqua salmastra mi scorrono sul viso e mi finiscono sulle labbra, imperlandole. Camilla ed io ridiamo e ci schizziamo, poi cerchiamo di contrastare le onde, ma spesso veniamo letteralmente spazzate indietro, sulla sabbia calda.
Dopo un colpo più forte degli altri, mi ritrovo a faccia in sù sulla riva, quando un'ombra oscura il sole sopra di me: è Achille.
"Ahia! Questa era forte! Tutto bene?"
Annuisco, massaggiandomi la testa. Lui ride e si piega per prendermi in braccio.
"Tutto bene? Sicura?"
Annuisco di nuovo.
"Allora, se è così..."
Quel ragazzo dalle gambe lunghe inizia a correre verso il mare, dove è rimasta Camilla che, insieme a Sebastiano, mi fa cenno di raggiungerli. Achille, tenendomi stretta, prende sempre più velocità, finché la sua corsa non è fermata bruscamente da un'onda che ci abbatte sul fondale.
Riemergo dall'acqua ridendo e comincio di nuovo a schizzare i miei amici.
Camilla urla con la sua solita voce allegra, Sebastiano si diverte a fingere di annegare, mentre io faccio la lotta con Achille, che ama caricarmi sulle spalle e buttarmi in acqua all'arrivo di un'onda.
"Vieni qui, miss!"
"No Achille! Lasciami stare! Aiuto!"
Lui mi carica sulle spalle, ma mi rendo conto che ci siamo spostati verso l'acqua bassa. Anche il mio migliore amico se ne accorge e decide di tornare in acque più profonde. Ci giriamo con le spalle alla spiaggia, ma non abbiamo neppure il tempo di fare un passo che un'onda più alta del solito ci travolge in pieno.
Non so bene cosa stia succedendo. Sento un gran dolore alla testa e non riesco a respirare. I polmoni mi bruciano tanto da farmi male, male da morire, ma non so cosa fare perché attorno a me è tutto buio.
Perché c'è buio? Cosa succede? Che male la testa! Aspetta un momento...mi sembra di vedere una luce...
Un raggio luminoso mi ferisce gli occhi e per un momento il nero assoluto si trasforma in bianco assoluto. Poi, piano piano, un'ombra inizia a delinearsi. Quell'ombra si trova fra me e la luce; non so cosa sia, però so che il bruciore ai polmoni si fa sempre più insistente, come quello alla testa. Un peso inizia a premere sul mio petto, poi sparisce, ritorna e sparisce di nuovo. Questo vai e vieni prosegue quando, ad un certo punto, davanti a me appaiono i lineamenti perfetti di un ragazzo muscoloso: la sua espressione è corrucciata, dalle sue labbra aperte fuoriescono respiri affannosi e centinaia di gocce sono imprigionate nella sua barba bionda.
Poi la visione sparisce, così veloce come è arrivata.
Non so chi sia quell'uomo, ma, se esistono gli angeli, lui deve essere per forza uno di loro...

Wanderlust: Storia di un'aspirante viaggiatriceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora