Una strana sensazione

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Corro. Corro come se non dovessi fare altro nella vita. Corro finché non sento le gambe che mi cedono, i polmoni che esplodono e gli occhi che lacrimano. Davanti a me ho Guillermo e l'uomo incappucciato.
Come si permette?! Quella è la mia borsa, con le mie cose! La mia macchina fotografica, le mie foto, le mie cartine, il mio cellulare. Dentro quello zainetto ci sono cose private e nessuno può portarmelo via.
Più penso, più sento la rabbia montare dentro, più corro. Sempre più veloce, sempre di più. Ho quasi raggiunto Guillermo ma so di non avere speranze di fermare il ladro, i cui muscoli spiccano sotto la felpa nera. Il ragazzo spagnolo, invece, ha decisamente più possibilità. Mentre le mie gambe rallentano piano piano, vedo quelle di Guillermo che aumentano il passo. La sua pelle olivastra scintilla sotto il sole e il sudore, le vene gli segnano le braccia e le gambe toniche, il petto si muove in modo deciso. Se il suo respiro è regolare, il mio è convulso e inizio a non avere più aria. La vista mi si offusca e sento le gambe che cedono. Cado sulle ginocchia, con i palmi che bruciano sul marmo rovente della piazza e le gocce di sudore che mi impastano la bocca. Alzo la testa giusto in tempo per vedere Guillermo che si lancia sul ladro, assestandogli un placcaggio al centro della schiena. I due ragazzi cadono rovinosamente a terra: il ladro è steso sulla pancia, con il braccio destro in una posizione innaturale, Guillermo è ansimante sulla schiena, tra le mani ha ben stretto il mio zaino.
Mi alzo barcollando e Elisabetta e Lilliana corrono a sostenermi. Appoggiata a loro, avanzo verso il ladro, che ora si trova bloccato dallo spagnolo, che gli tiene ferme le mani. Dopo pochi secondi sopraggiunge un poliziotto che ha assistito alla scena da lontano, alza il ladro con uno strattone, strappandogli la felpa e rivelando un paio di braccia definite. Gli mette le mani dietro la schiena e non posso evitare di notare una vecchia cicatrice sulla mano destra.
Guillermo si para tra me e il ragazzo con la felpa, restituendomi lo zaino con un sorriso trionfante. Non so neppure come ringraziarlo, così lo abbraccio stretto. La sua pelle umida si appoggia alla mia. Mi stacco da lui e gli stampo un bacio sulla guancia.
"Devo vedere quel tipo..." Dico, spostandolo.
"Sele, lascia perdere, lo stanno portando in centrale!" Dice Liliana.
Scuoto la testa e lo guardo salire sulla macchina della polizia. Mentre l'auto parte, il ragazzo appoggia la testa al finestrino, macchiandolo di sangue.
Rimango abbastanza scossa: il furto, la corsa, l'arresto e quella cicatrice...
"Ho uno strano senso di deja vu."
Le ragazze mi guardano e scuotono la testa all'unisono. "Sarà lo stress, Sele!"
Annuisco: hanno ragione.
Guillermo decide che è meglio riposarsi e ci porta con l'autobus a prendere un gelato a Park Guell.
Trascorriamo il pomeriggio tra i colori del parco, tra i suoi profumi e le sue particolari costruzioni. Per qualche ora riesco a disastrarmi, ma quella strana sensazione rimane, come un leggero fastidio.
C'è qualcosa che non mi torna.

Wanderlust: Storia di un'aspirante viaggiatriceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora