Un impatto brutale

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Quella sera torniamo nel nostro appartamento per cena e poi decidiamo di uscire a festeggiare l'ultima notte in Austria. Purtroppo non sono tanti i bar di Vienna che rimangono aperti fino a tardi, perché gli austriaci hanno una mentalità molto nordica: alle sei di sera sono tutti in casa a mangiare e alle 10 anche i ristoranti chiudono.
"A che ora vanno a dormire?! Alle 5?" Urla Federico, indicando una serie di bar chiusi.
"Ragazzi, e Ale, tranquilli! Siamo comunque a Vienna! Un posto aperto lo troveremo." Dico.
Continuiamo a camminare per le strade deserte, illuminate ad intermittenza dalla luce dei lampioni. Camminiamo, camminiamo, quando ad un tratto il mio telefono inizia a vibrare nella borsa. Lo prendo e vedo il messaggio di un numero sconosciuto:
"Hi Selena, how are you? Sei ancora in città? Se ti va io sono in un bar con alcuni amici e mi farebbe piacere vederti."
Sorrido. Mi ha scritto! Vuole vedermi! Alzo gli occhi e vedo che Oliver sta leggendo il messaggio con aria cupa. Balbetto qualcosa e, contro ogni mio muscolo che grida di fare il contrario, ripongo il telefono nella borsa.
"Stai tranquilla, Sele." Mi dice. "Possiamo andare. Tu devi andare!"
Appena sento quelle parole mi illumino. Mi illumino davanti ad un ragazzo tanto generoso e dal cuore tanto buono. Alla faccia di chi dice che al mondo non esistono ragazzi così! Io il mio ragazzo d'oro l'ho trovato, e non solo lui.
Rispondo al messaggio di Bryce che mi dice di andare in un bar del primo distretto e mi avvio di corsa con tutto il gruppo. Corriamo nelle strade buie di Vienna, saltando da un marciapiede all'altro, incontrando carrozze vuote e tassisti stanchi, uomini che tornano per ultimi dal lavoro e barboni che ti indicano, chiedendo qualche moneta. Corriamo nella capitale addormentata, con il vento freddo che ci graffia le guance, ci bagna gli occhi di lacrime e le bocche di sorrisi. Corriamo perché questo è il momento giusto per correre, nel giorno giusto per correre, nella stagione giusta per correre, nell'età più giusta, così giusta, per correre. Le mie gambe passano veloci e leggere sull'asfalto, i capelli sono tirati indietro e i polmoni iniziano a bruciare, mentre nuvolette dense di respiro si liberano dalla mia bocca. Apro le braccia e butto indietro la testa, lasciando che il vento mi scopra la pancia e mi accarezzi il petto, e mi è così dolce correre in quella notte. Mi è così dolce quel momento di libertà, che per un momento, uno solo, mi lascia andare: lascio che le gambe corrano, che gli occhi lacrimino e i polmoni brucino. Rimango così, sospesa tra terra e cielo, quando un impatto brutale mi riporta alla realtà. Mi ritrovo stesa sull'asfalto, mentre i miei amici mi guardano dall'alto.
"Sele! Sele, stai bene?"
Mi siedo sulla strada umida e fredda. Di fianco a me c'è una macchina, devo aver attraversato una strada senza guardare, che stupida! L'autista si accuccia di fianco a me e inizia a parlare in tedesco con tono preoccupato. Per fortuna non mi sono fatta male, o per lo meno non credo, perché non sento dolore. C'è solo un leggero fastidio alla mano destra, che deve aver colpito l'auto; in effetti mi ricordo che stavo tenendo quella mano più sollevata, perché è lì che avevo...
Panico.
Mi guardo attorno.
A cento metri da me, il mio telefono giace sulla strada. Mi rimetto in sesto e corro a prenderlo. Lo sollevo dall'asfalto: lo schermo è completamente crepato.
"È andato!" Dico. E con lui ho perso anche il mio unico contatto con Bryce.

Wanderlust: Storia di un'aspirante viaggiatriceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora