Contro il freddo

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Il tempo rimane bloccato, sospeso, immobile. Non riesco a concentrarmi su nulla che non sia lo sguardo vuoto di Bryce. Non so se sia la mia immaginazione o se sia la realtà, ma i suoi occhi sono venati di sangue, l'antica bocca rosea, ora bluastra, incornicia una serie di denti gialli e rovinati e i bei capelli lucidi sembrano opachi e senza vita. La domanda mi sorge spontanea: quel ragazzo è davvero Bryce?  Quel ragazzo invecchiato e...malato? È davvero il mio angelo di Venice Beach?
Mi avvicino a lui. "Bryce?"
Mi guarda ma non risponde. Abbassa lo sguardo e inizia a dondolarsi.
Il poliziotto, che ancora tiene le mani salde sulla sua felpa, gli da uno scossone. "Rispondi!"  Alza lo sguardo e si rivolge a me. "Avrei dovuto dirti in che condizioni è. Scusami señorita." Io lo ascolto senza capire. O forse non voglio capire. Impotente rimango ferma a boccheggiare. "È drogato señorita. Questo ragazzo non è più quello che conoscevate. Mi dispiace..."
Bryce alza gli occhi verso di me, ma il suo sguardo rimane vuoto. Mi guarda senza vedermi ed io sento una parte di me sgretolarsi. Ringrazio a mala pena il poliziotto ed esco dalla centrale di polizia, appoggiandomi a Guillermo.
Il ragazzo protagonista di tutti i miei sogni non esiste più, quell'angelo sceso dal cielo per salvarmi, in realtà è precipitato, precipitato nella spirale della droga. Bryce, per come l'avevo sempre pensato, non c'è più. Non c'è più.
Mentre mi crogiolo nei miei pensieri, Guillermo mi dice di aver parlato con il poliziotto che aveva cercato di identificare Bryce. Mi dice che avevano scoperto che quel ragazzo malato (e sentirlo dire da qualcun altro mi fa davvero male) aveva seguito i miei spostamenti in qualche modo, forse sui social network, e mi aveva raggiunto a Barcellona per chissà quale motivo. "Ma non era già più in lui, Sele, quando ha iniziato a seguirti. Era già malato." Spiega Guillermo, vedendo una lacrima che rigarmi la guancia. Annuisco. "Si, si, lo so." Lo so, ma questo non attenua la mia delusione.
I miei amici cercano di consolarmi. Mi dicono di sorride, dicono che sono cose che capitano, che tanti ragazzi hanno problemi con la droga al giorno d'oggi, mi dicono di non preoccuparmi, che lui non mi darà più fastidio, che sarà ricoverato in qualche struttura di recupero e disintossicazione, mi dicono di non pensarci e di godermi la fine del soggiorno a Barcellona. Io li ascolto e lascio che mi scaldino con il calore dei loro abbracci e delle loro parole. Mi lascio coccolare a lungo quella notte, lungo le strade buie di Barça, fino al nostro hotel. Ho bisogno del loro calore, del calore delle mie amiche e di questi ragazzi quasi sconosciuti, ho bisogno di sentirli vicini, ne ho bisogno, perché dentro di me sento il freddo che si espande, piano piano, e fa male, molto.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 13, 2016 ⏰

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Wanderlust: Storia di un'aspirante viaggiatriceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora