Quella mattina è stata di sicuro una delle più movimentate, da quando sei tornato a Spinner's End. Certo, è stata movimentata anche la mattina precedente, dopo che era stato portato via Rodolphus Lestrange dagli Auror, ma era un 'movimentato' diverso.Quando ti sei svegliato, durante la notte, e ti sei reso conto ti poter roteare in tutta tranquillità il piede destro, quasi non hai respirato per trenta secondi consecutivamente. Non ti sei alzato dal letto, certo, non c'era un motivo preciso per farlo, così sei rimasto lì, e dopo qualche minuto hai pensato che fosse meglio riaddormentarsi e rimandare tutto quanto alla mattina seguente.
Non sei riuscito comunque a riprendere sonno.
Hai passato tutto il tempo a muovere quella nuova parte del tuo corpo, come se non ti sembrasse vero, come se temessi che si potesse trattare tutto quanto di uno scherzo. Come se fosse possibile.
Una nuova parte di te si è svegliata.
Sul momento non hai saputo cosa pensare; quando si era ridestata la parte sinistra di te, ti è sembrata quasi una cosa di dubbio gusto: il tuo stesso corpo ti dava una speranza, ma allo stesso tempo ti lasciava inerme, pronto sin da subito a logorarti mentalmente e a pensare che, magari, in realtà non sarebbe successo nient'altro, che sarebbe stato così per tutta la vita. E non era che una vita, in quelle condizioni, tu la volessi realmente. Il che, poi, ha portato a tutti gli altri eventi.
Adesso sta succedendo la stessa identica cosa, eppure... Oh, sei estremamente tentato di pensare le stesse identiche cose che hai pensato quel giorno al San Mungo: muovere una caviglia – in realtà neanche tutto il piede, ma solo quella particolare giuntura – non è, dopotutto, un granché. Volendoci pensare a mente distaccata, ovviamente. Muovere la caviglia non ti avrebbe comunque portato praticamente a niente di diverso, non sei affatto autonomo, ora; e magari, in futuro, non si sarebbe più svegliata nessun altro arto.
La stessa cosa, però, l'avevi – appunto – pensata al San Mungo. Ti avevano detto che l'unica cosa che bisognava fare era avere pazienza, speranza, e costanza. Tu non avevi creduto a nessuna delle tre, eppure... non era tutto rimasto fermo, invece. Forse, stavolta, ci sarà veramente un miglioramento. Forse non è vero che nessun'altra parte del tuo corpo rimarrà dormiente.
Hai il cinquanta per cento della possibilità.
Sì, la nuova pozione, il cui odore ti ricorda sempre il caffè, pare aver funzionato, e solo Merlino sa se al momento non abbia innescato una qualche miracolosa e mirabolante reazione a catena.
Ma se invece il suo effetto si è già esaurito?
No, non puoi saperlo. E per quella mattina sei costretto a reprimere ogni istinto che ti rende anche solamente un minimo... euforico. Il tuo sentimento di euforia, ovviamente.
Senti il battito del cuore salirti quasi in gola, a volte, e ti ritrovi anche con le labbra incurvate all'insù, senza farlo apposta; al che respiri lentamente per regolarizzare il ritmo cardiaco e riporti la linea della labbra piatta come suo solito, eppure...
Eppure, c'è sempre l''eppure'.
Quando ti sei alzato dal letto non hai detto niente, ad O'Dampand.
L'hai vista con delle leggere occhiaie che comunque aveva cercato di coprire, e quando lei ti ha dato il buon giorno tu, di tutta risposta, le hai chiesto se avesse dormito.
"Sì, ho dormito." ha detto "Ma un po' male. Neanche lei ha dormito molto, però, noto."
Beh, evidentemente anche tu, in effetti, ti sei alzato con delle belle occhiaie sotto agli occhi; anche se, con molta probabilità, O'Dampand non ha dormito pensando che sarebbe potuto entrare un Mangiamorte da un momento all'altro, mentre tu perché non sei semplicemente riuscito a riprendere sonno. Due motivi ugualmente validi, in ogni caso.
E adesso sei in bagno, e ti guardi allo specchio.
E solo adesso, per la prima volta da quando Potter ti ha portato al San Mungo, sembra importarti qualcosa del tuo aspetto. Non che tu voglia, debba, o abbia necessita di diventare bello, per carità, quello non ti è mai interessato e neanche ora ti attira, come cosa. Il punto, però, è che un minimo – per i tuoi standard – di decenza l'hai sempre avuta, mentre adesso...
"Adesso fai solo pena." dici al tuo stesso riflesso.
Hai capelli che ti arrivano quasi sotto le spalle, ormai, per non parlare della barba, piuttosto lunga, ma non curata, quindi ispida e incolta.
Sì, fai pena, non c'è che dire.
Ti fai un bagno, in ogni caso, e, una volta di nuovo seduto, ti riposizioni di fronte allo specchio, e quindi al lavandino.
E decidi di darci un taglio in tutti i sensi: con delle banali forbici ti accorci i capelli alla solita lunghezza – non ti azzardi a fare qualcosa di più elaborato – e poi ti tagli anche alla barba. La spunti, sempre con le forbici, e poi finisci l'opera grazie al rasoio. Il problema è che hai dovuto fare tutto con la mano sinistra, il che, quindi, ti ha portato via decisamente più tempo di quanto ci mettevi di solito, dato che tagliarti sulle guance era l'ultima cosa che volevi fare; e in più dovevi stare attento a non spostare le fasciature sul collo e a non inzupparle; insomma, a non fare niente che andasse a toccare, in qualche modo, la ferita. Sei stato parecchio tempo, in bagno, tanto che, ad un certo punto, O'Dampand ha persino bussato alla porta.
"Tutto bene, signor Piton?"
Aspetti di aver finito di ripulire il rasoio sotto il getto d'acqua del rubinetto, prima di rispondere.
"Magnificamente."
Sul momento non ti sei reso conto se hai parlato in tono ironico o no, ma, per forza di cose, supponi di sì.
Una volta finito di raderti, metti un po' di crema sulla parte inferiore del viso, e, successivamente, del disinfettante, e a questo punto ti fermi di nuovo a guardarti: sei comunque più magro di quando eri professore ad Hogwarts, ma non così tanto come prima, mentre per quanto riguarda il resto... Adesso sembri davvero tu, senza ombra di dubbio.
Ne rimani abbastanza soddisfatto, anche.
Pulisci il lavandino dei residui di capelli e di barba, e poi esci dal bagno, aprendo la porta lentamente.
Chissà O'Dampand che faccia avrebbe fatto. Non che tu ti sia trasformato totalmente, d'altronde anche sotto tutta la barba la tua fisionomia si intuisce benissimo, però... Sei quasi curioso di vedere la sua reazione.
E quando lei ti vede, effettivamente, rimane un attimo ferma senza dire niente.
"Si è fatto la barba." è, però, tutto quello che dice poi.
Fai una lievissima, impercettibile smorfia. Ti aspettavi qualcosa di più.
"Grazie, non me ne sarei mai accorto, altrimenti." rispondi, allora, forse in maniera anche un po' più acida di quanto tu avessi voluto fare in realtà.
Solo che lei, alla tua uscita, fa una lieve risata, mentre si avvicina di più a te e chiude la porta del bagno.
"Mi scusi." dice, mentre la risata si spegne pian piano "E' evidente che si è fatto la barba. Solo che non me l'ero aspettata. Così sta molto meglio, ad essere sincera."
Mmh.
"Dice?"
Ma che cosa ti importa, poi?
Lei annuisce.
"Decisamente. Ha il volto più libero, più pulito. È meglio, no?"
Ora sei tu ad annuire, e a quel punto andate in salotto per la colazione.
Per lei quello sarà sicuramente il giorno delle sorprese, non c'era dubbio, dato che degli effetti della nuova pozione ancora non sa nulla.
Ma non ti pare molto corretto tenere una simile notizia nascosta più a lungo di così, per cui, una volta in cucina, ti schiarisci brevemente la voce – per quanto puoi renderla un po' più limpida – con l'evidente intento di voler cominciare a parlare, e non solo di liberarti la gola da un qualche fastidio; difatti O'Dampand ti lancia un'occhiata interrogativa, mentre continua a preparare, comunque, il caffè.
"Stanotte mi sono accorto di una cosa." cominci, e lei ti guarda nuovamente, in attesa.
Solo che tu non dici più niente.
"Ovvero?" ti incalza, infatti, lei, a quel punto.
A dire il vero non hai ben pensato a come dirlo. Insomma, una qualsiasi persona emotivamente instabile... o comunque, qualsiasi altra persona che non sia tu, in fin dei conti, avrebbe proclamato la cosa a gran voce, magari anche mettendosi a ridere, alzando la voce di qualche tono tanto da farla addirittura diventare più acuta.
Ad immaginarti così quasi ti viene la nausea.
Se poi consideri che tu non vuoi neanche sbilanciarti troppo, che non vuoi effettivamente dare troppo spazio alla speranza, per non rimanere infinitamente ed irrimediabilmente deluso in seguito... La faccenda è diversa. Un barlume di speranza ce l'hai comunque, è inutile negarlo, per quanto la cosa sia contrastante, ma di sicuro non raggiungerai mai i sopracitati livelli di isteria estrema.
Nel frattempo ti schiarisci nuovamente la voce, tanto per far passare il tempo. Ecco, ora che dovrebbe passare, invece non passa più.
Infame.
"Ecco, vede..." riprendi poi, finalmente, tornando a guardare O'Dampand, che ormai si è fermata e continua a fissarti "Stanotte mi sono svegliato all'improvviso, e sul momento non sapevo dire il perché, solo che poi mi sono accorto di... beh, riesco a fare così."
Sembra la dichiarazione di un bambino di due anni che ha imparato a compiere una cosa nuova, ma sul momento non ci pensi, per fortuna.
E a quel punto, in ogni caso, rotei proprio il piede destro, muovendo la caviglia, e mantenendo fermo tutto il resto del tuo corpo. Il movimento attira lo sguardo di O'Dampand, che sul momento osserva la scena piuttosto perplessa; espressione, sul suo viso, che dura giusto il tempo di un battito di ciglia, prima che lei capisca davvero che cosa è veramente accaduto.
"Oh, Merlino." è la prima cosa che dice, poco prima di guardarti nuovamente in viso "Sa che significa questo?"
"Che mi divertirò all'inverosimile nei prossimi giorni?" le rispondi, ironico.
Lei, dal canto suo, fa un piccolo sorriso. Una specie, almeno: incurva soltanto un lato delle labbra all'insù, addirittura come, a volte, lo fai tu stesso. Ma sicuramente è il significato che gli date, ad essere diverso.
"Intanto dobbiamo scrivere al professor Sherman. E subito, stavolta, però." ci tiene ad aggiungere "Poi non so... Immagino vorranno vederla, date le circostanze."
"Vedermi? Per me ci vediamo sin troppo spesso."
"Signor Piton..."
"Sì, lo so, stia tranquilla." emetti una cosa che è a metà tra un sospiro ed uno sbuffo "Presumo sia inevitabile. Ebbene, mi sottoporrò a queste analisi e mi verrà dato il titolo di 'rivoluzionario risultato della Medimagia moderna'. Posso anche farlo, signorina O'Dampand, non si preoccupi."
Di nuovo, anche stavolta, lei fa una piccola risata.
"Non intendevo questo." Continua a ridere, senza troppa foga – ma sempre e comunque di una risata si tratta, e riprende a parlare solo quando riesce a calmarsi "Se quella pozione ha avuto questi effetti in relativamente così poco tempo, lei potrebbe continuare a migliorare. Questo potrebbe... beh, essere l'inizio del-- "
"Non lo dica."
Ti è uscito così, senza neanche pensarci.
"Come, scusi?"
"Non lo dica." ripeti, e fai una breve pausa di silenzio, mentre cerchi le parole che ti servono; alla fine le trovi "Voglio studiare, vederecosa succede nel presente. Le supposizioni su quanto 'potrebbe accadere' le lascio agli altri. Quindi... Ecco, scriva quella lettera, e finiamola qui."
"Mmh. Allora possiamo parlarne dopo, quando il professor Sherman ci darà il suo parere. Che ne dice?"
La tua testa fa un lieve, lievissimo scatto indietro, mentre dalle tue labbra esce un piccolo sbuffo. Disapprovazione, forse, al che O'Dampand ti guarda con un sopracciglio alzato, mentre il suo sorriso si attenua visibilmente.
Ora sì che sembra te. Potresti dirglielo, anche se con molta probabilità con questo non gli avresti affatto fatto un complimento.
"Non crede nelle capacità del professor Sherman?" fa lei, allora.
"Vede, il fatto è proprio che..." cominci, ma lei ti interrompe.
"Perché è proprio questo che sembra, dal suo atteggiamento. E non solo ora, ma in generale, ogni volta che vi ho visti insieme, in pratica. Beh, sappia che se c'è un 'professore', davanti al suo nome, vuol dire che è perché ha delle qualità in più. Come lei, no? Non è il professor Piton, lei? In più il professor Sherman è il capo del reparto più problematico del San Mungo, quindi questo è un ulteriore punto a suo favore." fa una pausa per prendere fiato, ma tu non dici nulla – sebbene l'averti interrotto, prima, ti bruci ancora – e ti limiti a fissarla con sguardo piuttosto irritato, forse sempre per l'interruzione "Quindi non vedo il motivo per cui lei debba sminuire quell'uomo in questo modo."
Rimani ancora a guardarla, completamente immobile per un paio di secondi. Dopodiché poggi il gomito sinistro sul bracciolo sinistro della sedia e vi trasferisci tutto il peso del tuo corpo per poterti sistemare un po' più indietro sul sedile, già con la bocca aperta per parlare, come se anche tu ti stessi preparando per un gran discorso.
"Io giudico le persone in base a quello che vedo." rispondi, poi "Se ho una determinata opinione del professor Sherman, un motivo ci sarà."
Oh, non è vero.
Una vocina, nel tuo cervello, quasi si mette a ridere nell'esatto momento in cui pronunci l'ultima parola della frase.
Tu sei partito per partito preso, lo sai bene, l'hai sempre saputo e non te ne sei mai fatto un problema, perché tu sai di avere ragione, quando tratti qualcuno in un determinato modo. Le persone che non si meritano un giudizio differente da 'irritante' o 'incompetente' le individui subito, e le tratti di conseguenza sin dal primo momento. Se poi queste persone corrispondono a quasi tutti quelli che hai attorno, tu di sicuro non puoi farci niente.
Albus era un tantino irritante, per esempio, alle volte, ma con lui era diverso, non era come con tutti gli altri.
"Sa cosa?" dice allora O'Dampand, a quel punto "Non ne sono molto sicura."
"E con ciò?"
"Cosa ha pensato di me non appena mi ha vista? Scommetto che anch'io ero irritante come lo sono adesso."
Ti sporgi appena in avanti per ribattere, ma poi stai zitto.
Perché dovresti correggerla? Per una volta ha detto proprio ciò che pensi, no? E allora che diavolo ci fai con a schiena quasi protesa in avanti, verso di lei, come se tu dovessi bloccarla anche fisicamente? Anche? Tu non devi bloccarla neanche verbalmente. Per una volta, ha detto bene.
Eppure rispondi comunque in maniera un po'... diplomatica.
"Credo che questi siano prettamente affari miei."
"Ma riguarderebbero me."
"O'Dampand, stavamo parlando prima della mia caviglia, poi siamo passati a Sherman, poi a me, e poi a lei. Dobbiamo continuare ancora per molto?"
La frase ti esce dalle labbra quasi tutta assieme.
O'Dampand fa un gesto qualsiasi con la mano, in aria, come a voler scacciare una mosca, un pensiero, o, più probabilmente, il discorso alquanto fuori tema che state portando avanti.
"Va bene," dice infatti, sorprendentemente "Conviene tornare alle cose serie."
"Manderà quella lettera, dunque?"
Lei risponde solo dopo un momento.
"Veramente no."
La guardi girando appena il viso verso sinistra. No? Cosa le ha fatto cambiare idea? Era tutta convinta... D'altronde Sherman è il suo superiore, nonché tuo diretto medimago curante, per cui... Oh, Salazar, stai pensando il contrario di ciò che hai espresso oralmente fino a quel momento; potrebbe starsi preannunciando il Giorno delle Contraddizioni, magari.
Con tuo disappunto.
"Come dice?" chiedi, allora, senza cambiare posizione "Non vuole scrivere a Sherman?"
"No." fa lei, dirigendosi , però, verso l'attaccapanni, per prendere la propria giacca estiva e la propria borsa. Il caffè rimane preparato soltanto a metà "Conviene andare direttamente al San Mungo. Scrivere una lettera e poi dovermi recare all'ufficio postale magico richiederebbe troppo tempo."
"O'Dampand, non sono in pericolo di morte."
"No, è in pericolo di vita."
Le lanci un'occhiataccia.
"Può mandare un Patronus." dici, pensando che, in questo modo, potresti anche soddisfare la tua lieve curiosità sull'argomento.
"Sì, in effetti potrei." conferma lei, ma poi, ancor prima che tu possa concederti un piccolo sorriso di soddisfazione, lei continua la frase "Però immagino che lui voglia vederla praticamente subito." scuote appena la testa, facendo ondeggiare la bionda coda da cavallo "Quindi ci conviene andare direttamente lì da lui."
Sbuffi.
In effetti non ha tutti i torti, devi per forza ammetterlo. A mente, ovviamente.
"E sia, allora."
Lei fa un sorriso conciliante, e, allo stesso tempo, quasi trionfante. Ti ritrovi a pensare che non è che sia così fastidioso come avresti ritenuto; forse perché, più che altro, ti viene in mente che vi è un'altra questione – di ripiego, lo sai – che dovreste affrontare, voi due.
"Non era lei, in ogni caso, che diceva che avremmo avuto bisogno di protezione, dopo gli ultimi accadimenti?"
Chiaro e conciso.
"Beh, sì..."
"Per cui non possiamo di cer--"
"Lei però mi ha risposto di volerne?" ti interrompe.
Tu la guardi male per una frazione di secondo, ma poi preferisci concentrarti prettamente sulla sua domanda.
"No, ho detto di no."
"E...?"
Inarchi un sopracciglio.
"Che l'unica soluzione sarebbe stata o uscire senza, oppure non uscire affatto."
"Appunto, e io mi sto soltanto adeguando: usciremo, andremo al San Mungo, e poi potremo dire al professsor Sherman di venire direttamente lui da noi, per le prossime visite."
"Non mi ascolterà sicuramente, lui."
"Ma ascolterà me, stia tranquillo."
"Perché dovrebbe? Ha avuto una relazione anche con lui?"
La vedi alzare gli occhi al cielo, e tu ghigni, leggermente divertito dalla sua ultima reazione.
"No." risponde, allora, tornando a guardarti "E' perché sono una brava guaritrice. E vengo anche considerata professionale, per quanto lei possa pensare il contrario."
No... Non credi di pensare l'opposto. Non sempre, almeno.
"Anch'io sono professionale, O'Dampand. Ero professore. Eppure Sherman si comporta che se fossi chissà quale fantoccio."
"Oh, non è vero."
"Questo non è di certo opinabile."
"Io non sono di certo cieca. O tonta."
Ghigni appena. "Lei dice?"
Lei incrocia le braccia al petto, in un gesto di determinazione, immagini.
"Io affermo. E sottoscrivo, anche."
Tu non smetti di guardarla con la stessa espressione, e, sebbene la piega delle labbra non sia cambiata, stavolta intuisci che non si tratta più del ghigno di prima.
"Il suo nome è Serena, dico bene?"
"A forza di chiamarmi per cognome finirà per dimenticarselo." risponde lei, e anche lei cambia appena espressione, alla tua domanda "Comunque sì."
"Beh, allora il suo nome è veramente sbagliato."
Per un momento tutto ciò che si ode sono alcuni ticchettii delle lancette della pendola.
"Come, scusi?"
"Lei. non rispecchia affatto il suo nome."
A questo punto O'Dampand emette una delle sue brevi risate. "Oh, ma sì, invece."
"No, invece." ribatti tu "Lei è cocciuta, e risponde, e controbatte, e vuole sempre avere ragione. Non è serena per niente."
Un'altra sua risata, un po' più limpida della precedente, sebbene altrettanto breve.
"E la cosa non le va bene?"
"In realtà è piuttosto snervante."
"Lo sa che è così anche lei, sì?"
Touché.
"I suoi genitori dovevano chiamarla Callida."
Di nuovo il sorrisetto soddisfatto appare sulle sue labbra, ma, per via della quasi surreale conversazione, non ti dà neanche fastidio.
"In ogni caso," precisa, poi, lei "Ci conviene andare, o non arriveremo più."
"Ha recuperato la sua bacchetta?"
"Certamente."
E, dopo quest'ultima parola, uscite davvero di casa.
La prima cosa che noti è che anche Londra, quel giorno, sembra aver deciso di risvegliarsi: nel cielo scorgi solo qualche sporadica nuvola bianca, mentre, per il resto, è il Sole, a dominare, tanto che per un attimo hai dovuto persino socchiudere gli occhi per non rimanerne accecato.
Il breve viaggio inizia, si sviluppa e si conclude proprio come tutti gli altri, nel giro di qualche minuto, grazie alla Smaterializzazione. Stessa cosa per quanto concerne raggiungere l'ascensore e, consecutivamente, il quarto piano del San Mungo. Sherman non è difficile, da trovare, e addirittura, quel giorno, c'è anche quel timido tirocinante – o quel che è – che ultimamente era proprio sparito del tutto. Witherington viene recuperato da chissà dove circa una decina di minuti più tardi.
Stavolta, in ogni caso, Sherman conduce te e O'Dampand direttamente nel suo ufficio, situato in una parte più tranquilla e isolata di quel piano. Non hai ancora avuto occasione di... visitarlo, così, non appena siete tutti dentro la stanza, ti guardi velocemente attorno: le pareti sono bianche, come tutto il resto dell'edificio, d'altronde, solo che non sono affatto spoglie: vedi cornici appese qua e là, con, al loro interno, attestati di varia natura, tutti intestati ad Amadeus Sherman; una parete contiene una libreria di colore grigiastro che arriva sino al soffitto, e ovviamente vi sono stati sistemati libri di Medimagia; anzi, trovi anche alcune copertine con su scritte cose come 'Psichiatria' o 'Malattie mentali', et similia. Roba babbana, lo sai, ma, in effetti, non è che sia totalmente inutile, in quello specifico reparto del San Mungo. Proprio di fronte alla libreria Sherman ha posizionato la sua scrivania, di un bel legno scuro, elegante – devi ammetterlo – che, però, sembra quasi in contrasto con tutto il resto dell'arrendamento.
Ultimo oggetto che arreda le pareti, un altro quadro, di medie dimensioni, un dipinto – probabilmente una copia di un dipinto, più che altro – che rappresenta il dio Giano, il famoso busto d'uomo con due facce, uguali, una esattamente all'opposto dell'altra, unite tra di loro dalla stessa nuca. Quel dio potrebbe avere svariati significati, ma immagini che Sherman – o chi per lui – abbia scelto proprio quel dipinto per ricordare, invece, Janus Thickey, colui che dà il nome al Reparto.
Janus, Iano, Giano. Che percorso mentale poco lineare, per decidere semplicemente come abbellire una stanza bianca.
Come se poi quel Janus Thickey debba essere emulato. Anzi, già 'ricordato' ti sembra un'esagerazione. Ti chiedi perfino perché caspita gli abbiano intitolato un reparto, dato che per la Medimagia non ti pare abbia fatto granché.
O per il mondo e qualsiasi altro essere vivente o meno.
Probabilmente sua moglie ci aveva guadagnato, a levarselo di torno.
In ogni caso, comunque, ponderazioni sulla scarsa scelta dei nomi da parte dei responsabili del San Mungo a parte, ciò che preme di più è concentrarti su quello che ti sta avvenendo intorno: ovviamente Sherman, che nel frattempo si è seduto dietro la scrivania, e Witherington, che è rimasto in piedi accanto al proprio superiore, stanno aspettando che tu dica ciò per cui ti sei... avventurato fin lì.
O ciò per cui O'Dampand ti ha costretto ad uscire di casa.
Ah, il tirocinante si è dileguato, invece. Bruce. O come si chiama. Strano.
In ogni caso, allora, dato che, francamente, la situazione è risolvibile in giusto un paio di minuti – da parte tua, almeno – esponi i fatti nella loro semplice realtà.
La reazione di Sherman è fin troppo simile a quando avevi cominciato a muovere la mano sinistra. Beh, comprensibile, d'altronde l'effetto è stato praticamente lo stesso, sebbene ne sia stata oggetto un'altra parte del tuo corpo, e non la mano.
Così, sempre in parole povere, dopo che Sherman è praticamente balzato in piedi e ha cominciato a camminare in tondo per il suo ufficio, dopo che persino Witherington si è staccato dal muro contro il quale si era mollemente appoggiato, dopo che quei due hanno praticamente voluto vedere più volte la tua caviglia destra lì per lì, e dopo che O'Dampand, in tutto ciò, è comunque rimasta in disparte...
Alla fine l'incontro ha un suo termine, per fortuna. Non che, poi, porti a chissà quali grandi modifiche nel tuo... piano di assunzione di medicinali magici – che, in effetti, non cambia di una virgola.
Nonostante ciò, però, tu e O'Dampand uscite dal San Mungo non molto presto, e, quando ciò avviene, avverti un fastidioso cerchio alla testa, tanto che l'aria aperta è quasi un sollievo e una liberazione, per te.
Sensazione che hai provato poche volte nella vita, c'è da aggiungere.
"E' stato tanto brutto?" è la prima cosa che dice O'Dampand, quando vi siete allontanati dal San Mungo un po' di più.
"Terrificante." rispondi.
C'è un altro momento di silenzio, tra di voi, mentre percorrete la strada per raggiungere il vicolo buio nel quale vi smaterializzerete congiuntamente. C'è ancora il Sole, ovviamente – non siete stati nell'ufficio di Sherman troppo a lungo, dopotutto – ed esso sbatte proprio contro di voi, procurandoti – per quanto ti riguarda, almeno – dapprima un quasi addirittura piacevole tepore sul viso, specie ora che sei senza barba, e sulle mani; poi diventa tutto più caldo, fin troppo caldo, ma quando raggiungete l'ombra del vicolo ti accorgi di preferire quel caldo rispetto al freddo prodotto dai muri che si innalzano alla tua destra e alla tua sinistra.
E forse O'Dampand sta pensando la stessa cosa, considerando quanto ti avrebbe detto di lì ad un secondo dopo.
"Sa, signor Piton, mi verrebbe quasi da farle una domanda."
Sul momento rispondi senza guardarla.
"Di solito non fa tutti questi preamboli." che non sono comunque molti, ma fatto sta che ti sembra insolito ugualmente "Non so se preoccuparmi per quanto potrebbe chiedermi o se considerarlo una piccola evoluzione del suo personale discernimento."
"Prima non mi sembrava di cattivo umore, anzi, era quasi meglio del solito. Vuole compensare adesso con altre rispostacce di questo tipo? Almeno mi preparo."
Sbuffi e sospiri un po' allo stesso tempo.
"Avanti, mi dica, O'Dampand, cosa c'è?"
E posi le mani – più o meno – in grembo, in attesa di questa fatidica domanda.
"E' una bella giornata," comincia, dunque, lei "e, come avrà giustamente notato anche lei, nel venire al San Mungo non siamo stata attaccati da nessun malvivente particolare. Di questo devo dargliene atto. E ho anche pensato che quasi sicuramente anche questi... malviventi--"
"Mangiamorte." la correggi.
"Mangiamorte. Beh, loro penseranno che invece una scorta ce l'abbiamo, e che operi nascosta agli occhi dei più, e quindi eviteranno di attaccarci proprio per questo motivo. Che dice?"
"Sì, ho capito, O'Dampand, cosa vuole lasciare intendere: niente aggressioni. E con ciò?"
"Beh, è una bella giornata." ripete, al che presumi che una qualche rilevanza questo dato debba pur avercela "Quindi potremmo andare da qualche parte, prima di tornare a casa."
Ancora?
Strano che non abbia capito prima dove lei sarebbe andata a parare.
Ma tu rimani comunque in silenzio per un po', come se quella proposta ti abbia veramente preso alla sprovvista, come se ci stessi veramente riflettendo.
Il fatto è che, però, stando in silenzio anche soltanto per un mero senso di sadico diletto, è inevitabile che tu finisca davvero per rifletterci su.
Giusto un po'.
E le parole successive ti escono combinate in quella particolare maniera forse solo perché, secondo te, quel po' di Sole di poco prima deve averti causato un principio di insolazione.
"E va bene, vada per questa... cosa." dici, infatti. Con voce greve, sì, ma lo dici comunque "Basta che sia veloce, indolore, e almeno un minimo sopportabile."
Solo adesso guardi O'Dampand in viso, rimasta in piedi, accanto a te, per tutto il tempo. Ha un'espressione incredula; e non fai in tempo ad aggiungere altro, o a fare anche solamente un semplice movimento con la testa, o con la mano, che lei tira fuori la propria bacchetta.
Evidentemente vi state comunque per smaterializzare.
"Oh, finalmente, signor Piton, non ci speravo più!"
È palese che voglia agire il più in fretta possibile – evitando almeno di apparire goffa ed imbranata, per fortuna – prima che tu possa cambiare improvvisamente idea.
Ma no. Invece non aggiungi proprio alcunché.
Così, senza attendere oltre, sparite.
Angolo Autrice:
Salve a tutti! :D
Ho solo una precisazione da fare, in tutto ciò:""Il suo nome è Serena, dico bene?"
"A forza di chiamarmi per cognome finirà per dimenticarselo." risponde lei, e anche lei cambia appena espressione, alla tua domanda "Comunque sì."
"Beh, allora il suo nome è veramente sbagliato.""
Allora, ci ho pensato molto a se inserire o meno questo piccolo scambio di battute. Il fatto è questo: i personaggi, come ben sappiamo, sono tutti Inglesi. Perché, allora, Piton dovrebbe far caso al significato di un nome che è palesemente italiano (o comunque di derivazione latina)? Proprio per il fatto della lingua non sapevo se inserire o no questo passaggio, però poi ho visto che "sereno" in Inglese si può anche dire "serene", per cui un'assonanza c'è comunque... e Wikipedia mi dice che è un nome che in Inghilterra viene comunque piuttosto utilizzato... Ma poi tutti gli Inglesi sapranno cosa vuol dire? Insomma, alla fine ho deciso di pubblicare il tutto in questa maniera. Accetto commenti in merito, magari ho fatto una cavolata e neanche lo so! :)A proposito, poco più giù Piton dice:
""I suoi genitori dovevano chiamarla Callida.""
Callida non è propriamente un nome, ma un aggettivo (un po' come Serena, dopotutto), e vuol dire "astuta, scaltra", per chi non ne fosse a conoscenza. Un po' vecchiotto, come termine, ma mi piaceva :) Anche qui c'è sempre la questione inglese/italiano di cui sopra.A parte tutto ciò, non ho nient'altro da dire... Fatemi sapere che ne pensate del capitolo (mi farebbe molto piacere) e... Beh, ci becchiamo alla prossima!
Un saluto a tutti,
Iurin
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Convalescenza
FanfictionFanfiction su Harry Potter. Personaggi principali: Severus Piton Rating: Per tutti Genere: Introspettivo, malinconico, sentimentale Trama: La guerra è finita. Voldemort è morto, i defunti vengono sepolti, i feriti vengono curati. E, a differenza di...