Capitolo Ventuno

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Spinner's End è sempre la solita Spinner's End. L'avere, per qualche tempo, cambiato quartiere ti aveva dato la sensazione di aver dimenticato il profondo squallore del luogo in cui hai sempre vissuto, invece, non è stato affatto così.
Sin dal giorno seguente al tuo ritorno, la comune e solita sensazione di disgusto e indifferenza è tornata a ripresentarsi come una vecchia amica.
Un'amica che solitamente si evita come la peste e che, vedendola, si fa comparire sulle proprie labbra un'espressione che è la falsità fatta sorriso. Una di quelle amiche, sì.
Ma questa è anche la cosa più banale, di tutta quella faccenda.
La cosa principale è che hai dovuto riabituarti non solo a Spinner's End, che ti ha... inglobato nuovamente, ma al fatto che ora ti ritrovi a vivere un'altra volta da solo. Non che sia un male, questo sia ben chiaro, solo... Era piacevole avere O'Dampand intorno.
'In mezzo ai piedi', hai subito aggiunto tra te e te mentalmente, tanto per dare una connotazione negativa a quella frase che, altrimenti, sarebbe stata fin troppo carina per i tuoi stessi gusti.
E, ti sei corretto un momento dopo, più che 'piacevole' la parola giusta da utilizzare sarebbe 'comodo'. Sì, comodo: O'Dampand ti preparava tutti i pasti, ti sistemava la stanza, ti lavava i vestiti... Tutte cose che ora sei stato di nuovo costretto a fare da solo, nel silenzio di casa tua, con la solo compagnia di stesso.
E con l'ausilio di un solo braccio, ovviamente.
Ecco, quella è la scocciatura più grande di tutte: dover girare per casa con un qualcosa di inutile attaccato al corpo. Perché questo è. Un qualcosa. Le gambe, a forza di camminare, stanno riprendendo anche loro la loro solita attività, e avere un braccio ciondolante che, ad ogni passo, dondola avanti e indietro... è snervante oltre ogni immaginazione.
E sì, le tue lunghe e rinvigorenti passeggiate puoi effettuarle solo all'interno del suo stesso salotto. Prima o poi procurerai un solco a quel già fin troppo consumato pavimento. Perché sì, gli arresti domiciliari continuano, ovviamente, e a volte senti la voglia di metterti a grattare la porta come un animale che cerca inutilmente di uscire dalla stanza.
Se già stai impazzendo così, cosa diamine avresti fatto, se tu fossi finito direttamente ad Azkaban?!
Oh, ma in realtà qualcuno con cui parlare c'è, e addirittura tutte le mattine, come a volerti dare la sveglia per farti cominciare l'ennesima giornata piena di nulla: Mann. E chi, altrimenti?
Un ipotetico spettatore esterno avrebbe potuto supporre che, magari, per il fatto che Mann sembra essere la tua unica costanteumana... il vostro rapporto dovrebbe essere migliorato. Almeno da parte tua. Perché, d'altronde, inimicarti colui che è l'unico essere umano mediamente intelligente che può farti uscire dall'eterno mutismo?
Certo, a parte Sherman e compagnia, che comunque incontri ogni mese – e non più ogni due settimane.
Pensavi a Mann, insomma. Ebbene: no. Avresti ben più che qualcosa da ridire sul 'mediamente intelligente', quindi no: anche inimicandotelo, non ne fai un dramma.
E poi sei Severus Piton. Questo puoi mai dimenticartelo? – "Magari," pensi a volte, ma questo è un altro conto. – Quindi rimani coerente con te stesso, e – no, per l'ennesima volta – non hai fatto e non fai 'buon viso a cattivo gioco'. Farai la faccia torva a buono o cattivo gioco che sia.
... E non è neanche vero, a pensarci, che, se non fosse per Mann, non parleresti ad anima viva. A volte ti ritrovi a parlare da solo, infatti; devi tenerlo in considerazione. E questo non vuol dire che stai diventando pazzo, ci mancherebbe pure; se c'è stato un momento della tua vita in cui veramente hai rischiato di diventarlo, certamente non è questo. Quel momento è piuttosto lontano, ormai.
O'Dampand ti direbbe che parlare da soli è normale, dopotutto. Aiuta meglio a ricordare quello che si ha intenzione di fare di lì a qualche momento, aiuta a sistemare i pensieri, aiuta persino a tenersi occupati, o a farsi venire nuove idee. Dopodiché lei aggiungerebbe che ti ci vede molto a parlare con te stesso, perché sicuramente ti consideri il tuo più piacevole ed interessante interlocutore.
Il che è vero.
Tuttavia è anche vero che, dopo un po', ascoltare la tua voce da corvo ti stanca alquanto.
Con O'Dampand, a proposito, non hai più avuto alcun tipo di rapporto. Sono passati mesi, ormai. Non vi siete scambiati una lettera, una cartolina.
Bah. Che razza di pensieri. È ovvio che non ci sia stato più niente da dirvi. A che sarebbe servito? Quale sarebbe stato il fine ultimo di un'ulteriore conversazione?
E sì, sono passati mesi. Sei. Natale è passato da molto, e O'Dampand aveva scommesso – unilateralmente, certo – che entro il 25 dicembre saresti guarito totalmente. Ma no, il tuo braccio rimane inerte, e ormai ti sei talmente abituato a fare tutto con la sinistra che ti chiedi se dovresti cominciare a definirti 'mancino'. Anche per quanto riguarda lo scrivere, esatto.
Di certo, però, non ti abituerai mai ad avere un arto inutile attaccato al corpo. Ti sembrano giorni lontanissimi quelli in cui eri costretto a spostarti utilizzando quell'odiosa sedia con le ruote – più che 'utilizzando', in realtà sarebbe 'facendoti spingere su', ma il tuo stesso cervello si rifiuta di metterti davanti agli occhi quello specifico ricordo.
E non porti neanche più le bende, oh, no. Ecco, questo è un piccolo fatto degno di una qualche nota.
Non le hai tolte da molto, più o meno a metà del mese di febbraio. Per far sì che questo fosse possibile, giustamente, si è dovuto aspettare che le croste che ricoprivano la ferita cadessero, cosa che è effettivamente accaduta. Dopodiché, alcuni giorni di unguenti nutrienti a parte, hai potuto cominciare a fare sfoggio di una bella e niente affatto appariscente cicatrice.
Pensavi, poi, che avresti potuto ricominciare a indossare le tue solite vesti a collo alto, invece che i soliti maglioni babbani che hanno preso possesso del tuo armadio. E ci hai provato, non puoi certamente dire di no.
Peccato che quasi subito il collo abbia cominciato a pizzicare e a prudere – dannazione a Godric – e quindi sei dovuto salire in camera per cambiarti d'abito.
Ma questo non è stata – e non è – la cosa più snervante.
La reazione – o, comunque, il comportamento – di Mann lo è stato un po' di più.
Come ogni mattina, infatti, era passato per la sua solita... visita di cortesia, e tu, proprio appena un'ora prima, avevi finalmente tolte quelle bende, come suggerito da Sherman stesso.
Mann non riusciva a smettere di fissarti il collo, neanche fosse stato un vampiro.
Che nervi.
... Avevi espresso, tanto tempo prima, addirittura un pensiero piuttosto esaustivo su come la pensi riguardo la gente che fissa. Specie se ciò che guarda è malato. Come te. Ovvero che sono molto... inopportune, per usare un eufemismo.
"Ha notato qualcosa di interessante?" gli hai detto, inarcando un sopracciglio.

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