Mercoledì 3.49 p.m.
"Non posso ancora crederci che devi andare a casa del tuo professore, è carino?" chiese Zayn, dall'altra parte della cornetta. Louis sbuffò irritato. No! Non era carino, okay era un bell'uomo di una certa età; alto, occhi verdi e ricci fra il castano e il grigio. Non era un uomo brutto, ma non faceva per lui persone di quell'età.
"No! Zayn, ma cosa ti salta in mente?! Devo andare lì per studiare fisica e matematica non per scopare. Sempre il solito sei!" lo rimproverò l'amico. Casualmente, l'occhio gli finì sulla sveglia poggiata sul comodino vicino al suo letto, dov'era sdraiato.
"Cazzo! Tra dieci minuti devo essere lì, devo andare Zay. Ci sentiamo dopo." E chiuse la chiamata, scendendo velocemente le scale dove prese chiavi e cappotto ed uscì fuori casa diretto verso l'abitazione del suo professore.
Corse a perdifiato per almeno due isolati ed arrivò all'indirizzo che il suo insegnante gli aveva consegnato qualche giorno prima, raccomandandogli di essere puntuale. Non appena individuò la casa del signor Cox, si avvicinò e bussò alla porta. Si sentì un leggero trambusto, e dopodiché questa venne aperta. Sicuramente la persona che aprì la porta non era quella che Louis si aspettava. Boccheggiò per un paio di secondi, mentre la figura della persona di fronte non si mosse come segno di entrare in casa. Louis negò velocemente col capo, indietreggiando un poco quando vide la mano del ragazzo avvicinarsi al suo polso.
"C-cosa ci fai, tu, qui? "balbettò Louis, guardando dritto negli occhi la persona sull'uscio della porta di casa Cox. L'interpellato fece finta di nulla, prese per il polso Louis e lo trascinò dentro casa.
"Rispondi, Styles. Che cosa ci fai a casa del mio professore?!" sbottò Louis, un'altra volta. Harry ridacchiò divertito, alla vista del viso imbronciato di quel piccolo ragazzo dagli occhioni blu.
"Sembra proprio che il tuo professore, sia mio padre. Quindi abito con lui." Spiegò Harry, come se stesse dicendo cosa avesse mangiato per pranzo. Louis inarcò le sopracciglia, sospettoso.
"Tu fai di cognome Styles, non Cox." Rispose mestamente Louis, incrociando le braccia davanti al metto con un'espressione da so tutto io.
"Mia madre si chiama Anne Cox e mio padre Desmond Styles, ma per alcune cose successo nel passato ha cambiato cognome. Ti basta come spiegazione o vuoi vedere anche il mio certificato di nascita?" chiese ironicamente il riccio. Il castano sbuffò e si sedette sul divano, posto nel salotto della famiglia Cox-Styles. Non poteva crederci, pochi giorni prima aveva detto al ragazzo, che ora stava a meno di un metro di distanza da lui, che lo amava ma che preferiva odiarlo per non soffrire più. Sapeva che doveva andarsene e non rimanere lì, sapeva che Harry lo aveva preso in giro come sempre ormai, ma non riusciva ad alzarsi. O forse non voleva. Com'è ingiusta la vita, specialmente quella di Louis Tomlinson.
"Va bene, ma adesso dov'è tuo padre? Deve darmi lezioni di recupero in matematica." Chiese Louis, guardandosi in giro solo per evitare lo sguardo verde del ragazzo riccio. Harry si sedette sul divano, troppo vicino per i gusti di Louis.
"Oggi ti darò io ripetizioni, mio padre è fuori città assieme a mia madre." Lo informò il riccio, scrutando attentamente il profilo del ragazzo posto al suo fianco, che si mosse a disagio accortosi del suo sguardo fin troppo attento. Sorriso bastardo si fece largo sulle sue labbra, era proprio un gattino, ma un gattino con le unghie affilate.
"Non se ne parla! È già tanto che ora sia qui, ora me ne vado. Aspetterò che torni la settimana prossima." Sbottò Louis, alzandosi di scatto dal divano. Harry lo guardò divertito, accennando un sorriso furbo.
"Che succede Piccolo LouLou, te la sei prese per lo scherzo dell'altro giorno?" chiese Harry, alzandosi a sua volta mettendosi di fronte al corpo minuto del castano. Non era vero che tutti avevano partecipato a quel scherzo, che tanto scherzo non era. Lui aveva mandato quei messaggi da solo steso sul suo letto, che poi quella stronza di Taylor sia entrata in camera sua il giorno dopo e che abbia letto i messaggi è un'altra cosa. Per fortuna aveva eliminato la foto dalla chat, però l'aveva salvata nella galleria dove solo lui poteva vederla. Ma per il momento non l'avrebbe detto a Louis. Louis si allontanò da lui, come scottato. Lo aveva preso in giro. Uno stupido scherzo, che a lui è costato tre cuscini inzuppati di lacrime e tanti fazzoletti umidicci in giro per casa.
"Fai schifo, Harry. Mi fai schifo. Sei solo un lurido bastardo senza cuore." Sputò quelle parole, guardandolo dritto negli occhi poggiando le sue piccole mani sul largo petto di lui, spingendolo lontano dal suo corpo. Occhi pieni d'amore mischiato a disprezzo. Harry però non si fece abbindolare, sapeva che non avrebbe mai smesso di amarlo. Lui era Harry Styles, e tutti amavano Harry Styles. Tutti sapevano che Louis Tomlinson avrebbe sempre amato Harry Styles. Il riccio fece un passo in avanti, prendo fra le mani quelle di Louis e le strinse dolcemente, ma il ghigno sul suo viso non era minimamente scomparso, anzi era aumentato. Louis cercò di liberarsi dalla stretta di Harry, ma era una causa già persa in partenza.
"Ti faccio schifo, eh? Non dicevi così qualche giorno fa. Ho salvato tutti i tuoi messaggi in una cartella chiamata -Gattino sexy-, solo in tuo onore." chiese Harry, mentre con una mano liberava un polso di Louis poggiato sul suo petto, con due dita accarezzò il fianco morbido di Louis con delicatezza per poi afferrare strettamente la sua vita.
"Ti faccio ancora schifo, anche se ti tengo così stretto a me?" chiese ancora Harry, mentre avvicinava il corpo minuto al suo più possente. Louis non riusciva a spiccare una parola. Era come se si fosse congelato sul posto, solo che non sentiva freddo ma caldo, troppo caldo. Il corpo di Harry era come una stufa vivente, calda, quasi bollente. Louis si sentiva quasi scottare dalla mano di Harry, che in quel momento aveva cominciato a tracciare ghirigori immaginari sulla sua schiena.
"S-sì." Deglutì a vuoto, Louis. Sia Harry che Louis sapevano che non era la verità. Louis ansimò senza volere, quando anche l'altra mano di Harry andò a posizionarsi poco più giù della sua vita, stringendolo ancora di più.
"Ah sì?" chiese ironicamente Harry, proprio quando le sue mani strinsero prepotentemente sul sedere di Louis. Il castano squittì, non aspettandosi una cosa del genere.
"C-cosa stai facendo?" chiese ingenuamente Louis, ma quando Harry stette per rispondere, Louis gemette ad alta voce dopo che Harry gli strinsi forte una natica. Harry guardò dritto negli occhi Louis, le guance arrossate dall'imbarazzo del castano fece perdere la testa al riccio. Si tuffò sulle labbra morbide e sottili del ragazzo minuto, assaporandole come se fossero dei frutti prelibati e non solo semplici, ma stupende labbra. Louis rimase immobile per alcuni istanti, non aspettandosi che il riccio lo baciasse veramente. Ma poco dopo rispose al bacio, con la stessa irruenza del ragazzo che in quel momento gli stava mordicchiando molto eroticamente il labbro inferiore. Si baciarono per quelle che parvero delle ore, finché non fu Louis a staccarsi dalle labbra del riccio. Louis lo osservò attentamente: guance arrossate, labbra gonfie e rosse come ciliegie mature e gli occhi lucidi. Ma non si fece ingannare. Harry non capendo cosa frullasse nella testa del castano, tentò di baciarlo un'altra volta. Ma Louis girò il viso dall'altra parte, cosicché le labbra del riccio si scontrassero con la guancia liscia di Louis. Il castano poggiò nuovamente le mani sul petto di Harry, e con tutta la forza che riuscì ad incanalare, spinse il riccio lontano da lui. Harry lo guardò sorpreso, non aspettando una reazione del genere.
"No. "disse Louis, prima di raccogliere le sue cose ed uscire da quella casa, lontano da lui.
Ecco a voi un nuovo capitolo molto piccante ahahah!
A più tardi col capitolo 8 :)
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Alive [Larry Stylinson]
FanfictionOgni anno, Doncaster viene allestita di bancarelle e giostre per divertire grandi e piccini. Come ogni volta, Louis, Niall e Zayn ci vanno insieme per divertirsi un po'. Ma se da quel giorno per tutti e tre le cose cominciassero a cambiare? A Larry...