4

222 6 0
                                    

Non potevo crederci! Stavo baciando un ragazzo, un bellissimo ragazzo per la precisione, ed era il mio primo bacio.
Le sue labbra carnose si muovevano dolcemente sulle mie e l'ultima cosa che avrei voluto in quel momento era staccarmi da lui e pareva che anche per lui valesse la stessa cosa.
Questo magnifico weekend purtroppo era finito ed era giunta l'ora di tornare in città.
Per qualche giorno non ebbi notizia di Sam anche se ci eravamo scambiati i numeri di cellulare, ero triste perché sentivo che lo avesse fatto per una qualche scommessa e non facevo altro che pensare a lui e alle emozioni che avevo provato baciandoci.
Una sera, se non ricordo male era fine agosto, ero come mio solito stesa in camera mia, arredata in stile shabby chic e tinteggiata interamente in varie tonalità di rosa - il mio colore preferito - a leggere un saggio di psicologia che avevo acquistato proprio quel giorno in una libreria del centro, quando mi arrivò un sms. Quasi caddi dal letto leggendo il mittente: Sam.
"Ciao bellissima, vorrei parlarti, incontriamoci davanti al bar del teatro stasera alle 9. Sam"
Rilessi il messaggio qualche volta perché ero perplessa.
Non solo mi aveva chiesto di uscire (il mio primo appuntamento! Sorrisi tra me come un ebete), ma aveva anche scritto "bellissima" a me, no non era possibile.
Il mio carattere schivo mi aveva portato a dubitare di qualsiasi cosa, anche di questo messaggio, così pensando che fosse uno scherzo lo ignorai e continuai la mia lettura.
Non mi sarei presentata per essere umiliata da Sam davanti ai suoi amici -per l'ennesima volta.
Erano passati circa venti minuti che il mio cellulare squillò ed ero talmente assorta nel mio saggio che non diedi peso alla cosa e risposi senza neanche guardare chi mi stesse chiamando.
"Fiamma" una voce calda profonda e tremendamente sexy mi riportò alla realtà.
Oddio perchè avevo risposto? Perchè dovevo essere sempre così distratta?
"Mi sono preoccupato perché non sei venuta all'appuntamento. Va tutto bene?"
Stizzita, risposi bruscamente "Vaffanculo Sam, a te, ai tuoi amici e ai vostri scherzi idioti!".
Non gli lasciai neanche il tempo di rispondere che riattaccai e ritornai a concentrarmi sul mio libro, un sorriso soddisfatto comparve sul mio viso per avergli dato una lezione.
Dopo quelli che parvero dieci minuti molto lunghi, il campanello di casa mia suonò con un trillo acuto e sentii la voce squillante di Diana, la nostra domestica, accogliere l'ospite con i suoi modi aggraziati.
Siccome i miei genitori erano usciti per andare all'inaugurazione del libro di un loro amico, scesi al piano di sotto per vedere chi avesse suonato, dato che non aspettavo nessuno e mi bloccai di colpo quando vidi di chi si trattava: Sam,che splendido come sempre, indossava una camicia verde a maniche corte e un paio di jeans al ginocchio.
Mi mancò il respiro per un secondo davanti a quella visione e avvampai guardandomi.
Ero impresentabile con addosso un paio di pantaloncini, una canottiera deformata e le mie fedeli infradito di gomma rosa e i capelli erano raccolti con un mollettone.
Lui non parve notare il mio imbarazzo, anzi quello imbarazzato sembrava essere lui.
Diana lo fece accomodare sul divano di pelle color crema e ci portò una caraffa di the freddo appena fatto con due bicchieri guarniti con una fetta di limone.
Quando ci lasciò soli rimanemmo un attimo a fissarci.
Io ero ancora irritata, quindi preferii non parlare per prima per non dire cose di cui mi sarei pentita, così fu lui a rompere il ghiaccio prendendo un bel respiro. "Lo so che ti senti a disagio per quello che è successo in campeggio, e so anche che io e i miei amici ti abbiamo fatto scherzi di ogni genere e ti abbiamo umiliata tanto, per cui ti chiedo scusa, però stasera mi sono davvero preoccupato non vedendoti arrivare e quando ti ho chiamata e mi hai risposto insultandomi mi sono sentito molto triste. So che hai tutto il diritto di arrabbiarti con me e di rifiutarmi, ma..."
Mettendosi in ginocchio davanti a me, mi prese la mano.
"Vorrei tanto che tu mi perdonassi e che diventassi la mia ragazza"
Disse questo tutto d'un fiato e mi accorsi che aveva gli occhi lucidi.
Stava succedendo davvero.
La scena era paradossale. Mai avrei pensato che un ragazzo, peraltro bellissimo, si inginocchiasse sul tappeto del salotto della casa dei miei genitori facendomi una dichiarazione del genere.
Rimasi a fissarlo pensando a cosa fare.
Avrei voluto tanto dirgli di andarsene al diavolo, nella sua voce però c'era una nota di sincerità che mi portò a credergli e in quel momento non mi importava se poi forse me ne sarei pentita, ma il mio istinto mi disse di accettare e per una volta misi da parte la ragione.
Anche io avevo gli occhi lucidi, non riuscivo a parlare e quindi mi limitai ad annuire con un sorriso timido.
Lui si alzò, mi strinse a sé in un abbraccio e mi baciò.

Il Colore Diverso Dell'amore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora