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Una lacrima mi costringe a riaprire gli occhi.
Guardo l'orologio appeso alla parete dello studio e mi accorgo che il mio flashback è durato quasi un'ora, parlando senza nessuna interruzione da parte del dottor Adams, il quale mi sta porgendo un fazzolettino di carta scrutandomi da dietro le spesse lenti cerchiate di nero.
"Fiamma cara, l'unico consiglio che posso darti è quello di cercare di capire il perché di quell'SMS. E adesso che questo misterioso ragazzo si è rifatto vivo, puoi chiederlo direttamente a lui"
Mi guarda per un attimo e poi aggiunge: "Adesso vai pure a casa a riposare, tanto sto per andarmene anche io. Ricordare può essere davvero stancante"
"Dottor Adams, la ringrazio per avermi ascoltata, non ho mai avuto la forza di raccontare questa storia a nessuno"
"Fiamma, sono o non sono uno psicologo? È il mio lavoro ascoltare le persone. E poi quando ti deciderai a darmi del tu e a chiamarmi Marc?"
Mi fa l'occhiolino e mi saluta augurandomi un buon weekend.
Ricambio sempre più grata per aver speso il proprio tempo con me e mi dirigo verso l'uscita.
Andando verso la mia auto ripenso alle parole del dottor Adams e trovo davvero assurdo il fatto di dover parlare con Sam, non sarei mai riuscita a sostenere un qualsiasi tipo di conversazione con lui.
Salgo in macchina e mi dirigo verso la casa dei miei genitori.
Sarah, la babysitter di Emma è andata a prenderla all'asilo  come ogni pomeriggio e l'ha accompagnata dai miei genitori perché stanotte sarebbe rimasta da loro a dormire e domani partirà per un weekend di relax alle terme con i nonni.
Quando arrivo mi corre incontro e mi salta in braccio ricoprendomi di baci.
Questa bambina è proprio tenera.
Mi racconta che oggi ha litigato con Helena, la sua migliore amica ma che hanno subito fatto pace.
Ah beata innocenza!
Passiamo un po' di tempo a giocare con le sue bambole e quando mia madre la chiama a tavola per la cena decido che è ora di andarmene.
Saluto la mia piccola Emma con un grande abbraccio e lei mi riempie ancora le guance di baci.
Stasera cenerò da sola perché Gabriel è ad una cena con i suoi colleghi, mia madre infatti mi ha chiesto se avessi voluto fermarmi, ma ho rifiutato perché non voglio rovinare ad Emma il momento speciale con i nonni.
Mi dirigo verso casa sfrecciando nel traffico della City e quando arrivo al mio appartamento mi fermo di colpo davanti alla porta stranamente socchiusa.
Spaventata, entro senza fare rumore e mi blocco quando sento delle voci provenire dalla camera da letto. Più precisamente sono due voci che riconosco subito: quella di mio marito e quella di Sarah.
Mi precipito nella stanza per vedere che cosa sta succedendo e li vedo insieme nudi nel mio letto, nel NOSTRO letto.
Quando Gabriel mi vede cerca di parlare ma riesce solo a dire "Fiamma aspetta!"
Mi tolgo la fede, e gliela lancio addosso.
Corro fuori da quella maledetta casa, mi manca il fiato.
Lui prova a fermarmi ma non ci riesce .
Sono una furia e travolgo anche alcuni passanti innocenti.
Salgo sulla mia macchina e anche se non sono nello stato ideale per guidare non mi interessa.
Sono fuori di me.
Non so dove andare, quindi guido senza una meta per un tempo che non riesco bene a definire finché non mi decido a fermarmi in un bar che ha attirato la mia attenzione.
Non so per quale motivo quel posto mi è familiare.
Entro e mi guardo intorno capendo all'istante.
Questo è il bar del teatro.
Lungo la parete ci sono appese le fotografie di tutte le compagnie della scuola che avevano recitato su quel palcoscenico nel corso degli anni.
Tra quelle appese ho individuato subito quella che immortala me e Sam e mi fermo a fissarla.
Dentro di me si accavallano sentimenti come la nostalgia e la rabbia.
Non riesco a sopportare oltre quella vista, non ho proprio bisogno di quei momenti immortalati per farmi pensare a Sam, quindi mi volto di scatto e vado a sedermi.
La cameriera arriva chiedendomi che cosa gradisco. 
"Qualcosa di molto molto forte, per favore" dico congedandola con un gesto della mano.
Dopo un momento ritorna con un bicchiere che contiene un liquido trasparente che deduco sia vodka.
Quando inizio a bere, il mio sguardo si posa sul segno che la fede ha lasciato sul mio anulare sinistro.
Non riesco a trattenere un singhiozzo che lascia spazio ad una serie di ricordi riguardo al giorno in cui ho conosciuto Gabriel.

Non so come, ma dopo la nostra rottura ho trovato la forza di continuare a frequentare la stessa classe di Sam riuscendo anche a diplomarmi con il massimo dei voti.
Ero sollevata quando il liceo è finito e ho dovuto scegliere l'università, questo significava partire e lasciarmi il passato alle spalle.
Avevo scelto la facoltà di psicologia ed alla fine di agosto ho lasciato i miei genitori per trasferirmi nel campus.
Avevo detto loro di volere una stanza singola, non volevo fare amicizia con nessuno e soprattutto non volevo neanche sentire parlare delle feste per cui erano famosi i campus universitari.
Loro ovviamente hanno fatto in modo di accontentarmi pagando una generosa sovrattassa.
Il primo giorno in cui sono arrivata sono andata in segreteria per compilare alcuni moduli e l'ho visto lì, era indietro di un anno e si stava per laureare in economia e commercio.
Dopo che Sam mi aveva lasciata avevo smesso di truccarmi e, anche se avevo tolto l'apparecchio ai denti, avevo ricominciato a portare gli occhiali.
Pensavo che mi guardasse perché non ero molto presentabile nella mia tuta blu e con i capelli legati con una coda. Invece quello fu un vero colpo di fulmine.
Ci rivedemmo il giorno dopo, e quello dopo ancora, finché lui trovò il coraggio e mi invitò ad uscire.
Decisi di accettare perché era ora che mi iniziassi a rifare una vita dopo Sam.
Avevo sofferto abbastanza, adesso era ora di ricominciare.
Gabriel era un vero e proprio gentiluomo, di quelli che ti aprono la portiera della macchina o che ti tirano indietro la sedia per farti sedere.
Io e lui ci innamorammo a tal punto che neanche un anno dopo il nostro primo incontro avevamo scoperto di aspettare una bambina, Emma, la mia piccola Emma.
Pensando a lei mi sento una pessima madre, immagino come sarà il nostro futuro dopo la scoperta che ho appena fatto.
Tutto dipende dalla mia scelta: sarei riuscita a perdonare o no quel bastardo traditore che in fondo amo?
Il cuore mi dice che per il bene di Emma avrei almeno dovuto provarci, ma io voglio dare ancora per una volta ascolto al mio istinto e al mio orgoglio ferito.
Non posso e non devo perdonarlo. Emma non ha bisogno di un padre come lui, che neanche 24 ore prima faceva l'amore con la sua mamma e poi la tradisce con la sua babysitter.
Mi odierà per questo, ma forse un giorno riuscirà a capire che l'ho fatto per il suo bene.
Gli avvocati che hanno lo studio legale al piano sotto lo studio del dottor Adams si occuperanno di tutto questo gran casino, però ci penserò lunedì mattina ritornando al lavoro.
Ho deciso di prendere in affitto un altro appartamento, non voglio niente che mi ricordi Gabriel.
Una mano scura si posa intorno al mio bicchiere facendomi trasalire e riportandomi alla realtà.
"Fiamma, il subconscio ci riporta sempre a casa"  dice una voce profonda e familiare.
Alzo lo sguardo e vedo Sam che mi fissa sfoderando uno dei suoi sorrisi più sexy.
Mi irrigidisco e distolgo lo sguardo da quello spettacolo in jeans.
Non so se stia parlando del mio matrimonio fallito o del fatto che in questo teatro era iniziata la nostra bellissima storia d'amore.
Non voglio saperlo, ho già abbastanza problemi e l'ultima persona che avrei desiderato di vedere in questo momento si è appena seduta al mio tavolo senza mai smettere di fissarmi.

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