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SAM'S POV (PARTE 6)

Uscito dall'ufficio, tornai a casa per farmi una doccia veloce e per cambiarmi.
La cravatta iniziava a starmi stretta, fosse stato per me l'avrei abolita.
Era un vero sollievo liberarmene per sostituirla con una polo e un paio di jeans.
Con gli anni la mia ossessione per i colori durante il tempo libero non si era affievolita.
Quella sera optai per il verde.
Verde, il colore della speranza, quella che avevo di incontrare ancora una volta Fiamma.
Non avevo fatto altro che pensare al nostro incontro-scontro avvenuto quella mattina.
Il modo in cui mi aveva risposto mi aveva lasciato davvero basito, non me lo sarei mai aspettato da lei, sembrava cambiata, non era più la ragazza timida e fragile di cui mi ero innamorato.
Mi ridestai dai miei pensieri per recarmi al bar.
Avevo da parte un po' di soldi, così quando Bob, il vecchio proprietario, mi disse di voler vendere non ci pensai due volte e li investii.
Avevo dato il mio tocco personale al locale.
Avevo voluto creare un contrasto tra le luci soffuse e il mobilio completamente bianco.
L'unica cosa che lasciai inalterata furono le foto appese alla parete di fondo.
Mostravano pezzi mi me, pezzi di noi e della nostra storia.
Ho comprato il bar del teatro perché qui io e Fiamma ci siamo innamorati e volevo tenere vivo il ricordo della nostra felicità.
Quella sera c'era una rappresentazione teatrale, quindi c'era un po' di movimento soltanto durante l'intervallo, per il resto della serata la calma regnava sovrana.
Ero intento a preparare alcuni cocktail quando la vidi.
Sembrava smarrita, persa nei suoi pensieri e preoccupata per qualcosa.
Decisi di non farmi vedere per non turbarla ulteriormente, per cui mandai Valerie, una delle cameriere, a prendere la sua ordinazione.
Rimasi a fissarla. Sembrava davvero distrutta.
Aveva ancora addosso i vestiti di quella mattina e il trucco era tutto sbavato intorno agli occhi.
L'unica cosa in ordine era la sua bellissima treccia.
Dopotutto era il suo segno di riconoscimento, e poi le stava davvero bene.
Valerie ritornò e mi disse che voleva qualcosa di moooooolto forte, facendole il verso.
Le preparai un bicchiere di vodka e ghiaccio.
Guardai ancora una volta nella sua direzione e vidi che era persa nei suoi pensieri mentre guardava la sua mano sinistra e sfiorava l'anulare con la punta delle dita della mano destra.
Capii subito che si trattava di una fede nuziale e che la causa della sua tristezza fosse il suo matrimonio.
Un'ondata di negatività mi travolse. Se si era sposata, significava che era riuscita a dimenticarsi di me.
Ero davvero un illuso, avevo pensato di trovarla ad accogliermi a braccia aperte.
Dovevo assolutamente parlarle.
Esitai un attimo ma poi mi feci coraggio.
Presi un respiro profondo e mi diressi verso di lei.
Non so cosa mi prese, ma le afferrai la mano e lei la ritrasse spaventata.
Che stupido, oltre ad essere un egoista, ora passavo pure per un maniaco.
Dovevo assolutamente calmarmi, se no avrebbe pensato che fossi matto.
"Fiamma, il subconscio ci riporta sempre a casa"
Oddio, e questa da dove mi era saltata fuori?
Forse il mio subconscio faceva le capriole perché ora, dopo anni ci stavamo parlando, anzi in realtà ero solo io a parlarle.
Questo era il nostro posto, dove era iniziato tutto, la nostra casa, la dimora del nostro amore.
Anche se provavo rancore nei suoi confronti, le feci un sorriso e mi sedetti insieme a lei.
In risposta lei fece per alzarsi, ma barcollò e la presi per un braccio per sostenerla.
La guardai bene, portava un paio di scarpe con il tacco altissimo, mi domandai come facesse a non piombare in terra ogni due passi.
Dalla scollatura della sua camicetta di seta e dallo spacco della gonna elegante si intravedeva la sua pelle pallida, la sua bellissima pelle.
Alcune volte, di notte mi ritrovavo a sognare come fosse liscia al mio tatto, ma poi diventava improvvisamente fredda e spariva, e io mi svegliavo di soprassalto, con il fiato e il batticuore.
Adesso che me la trovavo davanti sentivo che dovevo capire.
Dovevo chiederle perché mi aveva lasciato nonostante la nostra storia fosse meravigliosa.
Con un po' di insistenza la convinsi a seguirmi nel mio appartamento.
Probabilmente anche lei aveva bisogno di chiarimenti.
Aveva parlato di un SMS, di cui ero completamente all'oscuro, ma a quanto pareva era stato fondamentale.
Chiesi a Valerie di chiudere alla fine del turno e lei mi guardò ammiccando con un sorriso malizioso stampato in volto.
Quando entrammo, lei rimase sorpresa dall'ordine che regnava in casa mia.
Era un' altra delle mie fissazioni.
Secondo me, però rimase anche sorpresa per i colori che avevo scelto per l'arredamento.
La feci accomodare sul divano e provammo a rimettere insieme i pezzi della storia.
Ero fuori di me quando James arrivò.
Mi lasciò di stucco quando mi disse di essere stato innamorato di me, eravamo migliori amici, questo si, ma mai avrei pensato il sentimento che provava nei miei confronti.
Una volta che James fu messo ko da Fiamma, lo buttai fuori di casa a calci.
Rimasti soli ci rilassammo.
Stappai una bottiglia di champagne e lo versai nel bicchiere di Fiamma.
Mi raccontò tutto, da quando ci lasciammo, fino ad arrivare ai fatti di cui era stata testimone quella sera.
Mi ripromisi di prendere a pugni il suo ex marito se l'avessi visto.
Se c'è una cosa che proprio non ho mai sopportato è il tradimento.
Ma, ritornando alle mie colpe, le dovevo delle scuse, però lei mi precedette.
Si sentiva colpevole per avermi allontanato, per avermi incolpato di averla lasciata, perché sicuramente avevo sofferto.
E se avessi sofferto tanto quanto lei non se lo sarebbe mai perdonata.
Tutto per colpa di quel messaggio.
Sapevo che James non vedeva Fiamma di buon occhio, pensavo che fosse per il suo carattere o per il suo aspetto, dato che lui si riteneva superiore a lei, ma non avrei mai pensato che sarebbe arrivato a tanto.
Dopo il diploma ci eravamo allontanati, ma io credevo fosse perché avevamo scelto università diverse, ma probabilmente era per il senso di colpa che provava nei miei confronti.
Aveva rovinato l'unica cosa che ci fosse di buono nella mia vita e lo odiavo per questo.
Fiamma mi raccontò di avere una bambina, Emma, che amava più della sua stessa vita.
Parlando di lei i suoi occhi si illuminarono, e io fui spinto a prenderle la mano.
Con mio sollievo non si ritrasse, anzi si avvicinò ancora di più e ci baciammo.
Non so cosa mi prese.
Ero felice, aspettavo questo momento da tanti anni.
Forse fu per l'entusiasmo, ma anche il vino fece la sua parte, ci ritrovammo sdraiati.
Volevo godermi ogni attimo.
Intanto che facevamo l'amore mi resi veramente conto di quanto mi fosse mancato il calore del suo corpo, il profumo di camomilla dei suoi capelli morbidissimi.
Il ghiaccio nei suoi occhi piano piano si stava sciogliendo mentre ci stavamo abbandonando ai nostri sensi, alla passione, ma soprattutto all'amore.

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