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"Gabriel!!" urlo sotto shock.
Sto tremando come una foglia e il cellulare mi cade di mano rompendosi con un tonfo sordo al contatto con il parquet del mio salotto.
Sam tenta di sorreggermi quando mi accascio a terra svenuta.
Riprendo conoscenza. Spero di essermi svegliata da un brutto sogno.
In lontananza mi giunge la voce del cronista del telegiornale locale.
Chi ha acceso la tv? Deve essere per forza stato Sam.
"Bruttissimo incidente quest'oggi appena fuori dalla City. La vittima è un giovane di circa trent'anni di nome Gabriel Smith. I soccorsi sono stati tempestivi ma vani, il ragazzo si è spento sull'ambulanza durante il tragitto verso l'ospedale. Qualora ci fossero aggiornamenti ti richiederò la linea".
In preda al panico svengo di nuovo.
Riapro gli occhi e la prima cosa che sento è la mano di Sam che mi accarezza la guancia.
No, Gabriel non può essere morto, deve trattarsi di un'altra persona con lo stesso nome e la stessa età.
Non voglio crederci.
Non riesco a parlare.
Provo ad alzarmi ma la testa gira ancora.
Mi metto seduta in terra, con la testa tra le mani.
Sto tremando mentre piango come una bambina.
Sam viene a sedersi vicino a me e mi mette un braccio attorno alle spalle.
Non so per quanto rimaniamo così, ma alla fine riesco a trovare il coraggio di dire quello che penso.
"Mi sento male, quando ho scoperto che mi tradiva gli ho augurato di morire in preda alla rabbia. Adesso che è morto davvero so che non me lo perdonerò mai. So che non ha fatto una bella cosa nei miei confronti, ma comunque era mio marito e abbiamo una figlia. E c'è la possibilità che quello che porto in grembo sia il suo bambino"
Sam mi prende il mento e mi costringe a guardarlo negli occhi.
"Fiamma, non pensare neanche un momento che sia colpa tua. Lui ti ha tradita e tu hai provato a tagliarlo fuori dalla tua vita. Non affliggerti per una cosa ci cui tu non hai colpa."
"Grazie Sam, ho solo bisogno di tempo per pensare"
Si alza ed esce dalla stanza.
"Vado a farti una tazza di the. Se mi cerchi mi trovi in cucina" mi lascia sola e io mi lascio travolgere dai ricordi.
Una carrellata di immagini si fa strada nella mia mente: il momento in cui ci siamo conosciuti, il nostro primo appuntamento, il nostro primo bacio, le gite fuoriporta, i suoi sorrisi, la nostra prima volta, la sua reazione quando gli ho detto di aspettare Emma, la sua gioia quando mi accompagnava alle visite e sentivamo il suo cuoricino battere, l'agitazione quando sono entrata in travaglio, il modo in cui mi stringeva la mano mentre la nostra piccolina stava per nascere, le sue lacrime quando è venuta alla luce, l'emozione quando è arrivato il giorno della mia laurea prima e il nostro matrimonio poi, scene di vita quotidiana come il sorriso quando gli cucinavo il suo piatto preferito o quando mi baciava rientrando dal lavoro, l'ultima volta che abbiamo fatto l'amore e il giorno dopo l'avevo scoperto che mi tradiva.
L'ultima immagine che ho impressa nella memoria è quella di un Gabriel provato e ubriaco che mi implora di perdonarlo e poi quel grido straziante e il botto che l'hanno portato via da questa terra.
Senza accorgermene mi ritrovo sdraiata sul divano, e quando smetto di pensare le mie palpebre si fanno pesanti.
Questa notte non ricordo cosa sogno, ma il volto di Gabriel è sempre presente, mi guarda con occhi luminosi e ha stampato in faccia il bellissimo sorriso che un tempo mi aveva fatto innamorare di lui.
Finalmente mi sveglio e mi sento tutta indolenzita. Mi sono ritrovata con la testa in grembo a Sam, mentre lui sta giocando con una ciocca dei miei capelli.
Mi sento in colpa per avergli fatto passare una notte in bianco.
Seduta vicino a lui c'è Emma, ancora in pigiama che sta pettinando Jimmy, la sua bambola preferita.
"Fiamma, amore, finalmente ti sei svegliata"
"Mamma! Perché hai fatto la nanna sul divano?"
Io la guardo. Come posso dirle che cosa è successo ieri sera a suo padre? È ancora piccola per capire certe cose, ma per fortuna che c'è Sam ad aiutarmi a rendere la cosa meno traumatica possibile.
"Emma adesso la mamma ti racconta una storia"
Faccio un bel respiro, non so da dove incominciare, per cui mi aggrappo al classico "c'era una volta..."
Emma si raddrizza e mi prende la mano.
"C'era una volta una principessa di nome Emma"
"Proprio come me!"
"Si amore, proprio come te. Emma era una bambina bellissima e molto intelligente. Aveva una mamma e un papà che le volevano molto bene. Un giorno un drago brutto e cattivo spinse il papà della principessa giù dal suo cavallo bianco facendogli molto male. Le guardie del suo castello lo portarono subito all'ospedale, ma quella notte lui volò in cielo con gli angioletti"
Emma mi sta guardando con aria perplessa, ha capito che c'è qualcosa che non torna.
"Ma mamma, il mio papà è seduto qui vicino a noi" dice indicando Sam.
È troppo sveglia, sono senza parole.
"Sai come si chiamava il papà della principessa della storia? Il suo nome era Gabriel".
Lei spalanca gli occhioni grigi.
"Mi stai dicendo che il mio papà quello vero è volato in cielo con gli angioletti?"
"Si, amore"
"Perché?"
Non so più che cosa dire.
Lei mi riprende la mano che nel frattempo ha lasciato andare e mi da un bacio.
Si volta e si dirige nella sua cameretta.
Sam mi guarda soddisfatto.
"Brava Fiamma, sei riuscita a dirle la verità"
"Mi sto facendo anche io quella domanda. Perché è successo a lui? Anche se il nostro matrimonio era un crisi, lui aveva ancora tutta la vita davanti. Non aveva neanche trent'anni."
Passa un attimo e il campanello suona.
Sam va ad aprire e viene travolto da mia madre.
È molto agitata.
"Fiamma eravamo così preoccupati per te! Nelle tue condizioni uno shock del genere può essere pericoloso"
Mia madre entra in casa seguita da mio padre.
"Abbiamo provato tante volte a telefonarti"
"Il mio cellulare si è rotto cadendo, e ad essere sincera in questo momento è l'ultimo dei miei pensieri"
"Siamo passati a vedere come stai. I genitori di Gabriel ci hanno chiamati per darci la notizia. Tempo di fare l'autopsia domani e poi tra due giorni ci saranno i funerali"
Non me la sento proprio di partecipare, ma lo devo fare per Emma.
La piccolina arriva saltellando con in mano un foglio.
"Ciao nonni, la mamma mi ha raccontato la storia di una principessa che si chiama come me e che il suo papà Gabriel è volato in cielo con gli angioletti. Io ho fatto un disegno per il mio papà"
Porge a mia madre il foglio. Sopra c'era disegnato un angelo.
"Che bel disegno Emma, sei stata davvero brava"
Dico fra le lacrime.

Il giorno del funerale Emma, Sam ed io ci rechiamo in chiesa per assistere alla cerimonia.
È gremita di amici e professori dell'università, colleghi, il suo capo, i suoi genitori e suo fratello.
Mi sento fuori luogo a causa di come si è evoluto il nostro rapporto.
In un angolo vedo Sarah.
La rabbia mi assale.
Vorrei tanto strangolarla.
Sam capisce al volo e mi trattiene.
"Fiamma calmati. Non ne vale la pena"
Che gran faccia tosta che ha a presentarsi qui.
La fulmino con lo sguardo e lei ricambia con un ghigno.
La cerimonia è un susseguirsi di parole su quanto sia stato bello passare del tempo insieme a Gabriel da parte dei suoi amici e colleghi.
Tocca a me spendere due parole su quanto sia stato un padre modello e un marito esemplare ma proprio non ce la faccio.
Stiamo parlando della stessa persona che si è presa gioco di me e che mi ha tradito.
Al cimitero, durante il momento della sepoltura, ognuno lancia un fiore nella fossa dove sta per essere calata la bara di Gabriel, mentre Emma posa con tristezza il disegno che ha fatto per il suo papà.
Lo saluta con la sua piccola manina paffuta
"Ciao, papà"
Io vengo sopraffatta dall'emozione, guardo la sua fotografia mentre mi rendo conto che questa sarà l'ultima volta in cui vedrò il suo sorriso.

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