Capitolo 21.

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"Basta. Sei diventata un'apatica del cazzo."
Mio fratello mi urlava contro la solita frase che ormai mi diceva da un mese.
Alzai le spalle disinteressatamente ed uscii chiudendo la porta alle mie spalle violentemente. Camminavo con le mani nelle tasche osservando l'inverno intorno a me. Morto. Attaccai le cuffiette al mio Iphone e le voci di Lowlow e Mostro partirono con "Nave Fantasma." Adoravo ormai quella canzone, la sentivo in qualche modo parte di me. Dicembre. Ho avuto sempre uno strano rapporto con questo mese. È quello dell'inizio dell'inverno. Dei negozi pieni di abbigliamenti nuovi. Delle cioccolate bollenti bevute alle tre di notte. Degli abbracci usati come stufe. Un brivido corse lungo la mia schiena mentre nella mia mente ricomparivano i ricordi di una famiglia felice. Una famiglia unita che non c'era mai stata. Ero sola. Sola dal primo momento in cui venni scaraventata in questo inferno. Era scritto che questa vita non era fatta per me. Continuavo ad avanzare il passo e raggiunsi il mio solito albero. Mi sedetti sotto e stiracchiai le gambe. Non sentivo Land da un po', Fra anche e mio fratello mi reputava uno schifo. Non andava molto bene insomma. Alzai la manica della felpa e sfiorai con le dita i tagli profondi incisi ancora freschi, sospirai continuando ad osservare quel che ero. Ognuno ha un suo segreto ed il mio è che mi odio, ma tanto.

Infilai le Vans e scesi di sotto dopo essermi vestita. Che un'altra giornata di merda abbia inizio. Edoardo era seduto sul divano a gambe incrociate con il suo cellulare tra le mani. Mi mancava abbracciarlo. Sollevò lo sguardo fissandomi.
"Vai a scuola oggi. Non saltarla come sempre."
Disse queste poche parole per poi ridare la sua attenzione all'aggeggio elettronico. Uscii di casa con il mio skate e cominciai a girogavare per la città. Un' assenza a scuola in meno o una in più non mi faceva la differenza. La mia attenzione fu attratta da una panchina isolata, mi avvicinai e mi ci sedetti sopra rabbrividendo con il contatto freddo di quella panca. Mi rigirai le cuffiette nelle mani per poi metterle e far partire la playlist casuale.
C'è una ragazza seduta su una panchina,
Solamente unico di Mostro.
siede da sola e guarda il vuoto, anche oggi non è andata a scuola. Si sente sola. Ascolta la musica, la musica ascolta lei quando il resto del mondo la ignora.
Me.
Ma non si consola ed ogni volta dopo pranzo, lega i suoi capelli, si infila uno spazzolino in gola. Ma così no non funziona, più va avanti e più peggiora. Inginocchiata davanti al cesso lei non si emoziona.
Delle lacrime cominciarono a scendere velocemente dai miei occhi. Era un po' che non piangevo, ne avevo bisogno.
Ride per finta ma quando piange poi spontanea, sua madre si comporta come se fosse una sua coetanea e certe volte, certe volte è ridicola. Il padre era un grande uomo ma in una vita troppo piccola, si è depresso non è più parte della famiglia. Non gliene frega un cazzo di sua figlia
I miei genitori non se ne erono mai fottuti di me. Di come stavo. Di come andava a scuola. Di come stavo io. Nessuno s' importava di quello che avevo dentro. Solo Salvatore. O almeno credevo.
sdraiata sopra al letto mentre soffoca le grida. Lei si odia perchè non trova il coraggio di farla finita.
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#myspace.
Sono tornata valà valà. Scusate. Perdonatemi. Vi lascio con questa foto che ho fatto io..lel.
Bonee.🙆

🙆

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