Capitolo 25

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"Vi siete mai sentiti
come se tutto stia
cadendo su di voi?
Fa schifo ..
non siete abbastanza
per voi stessi e
tantomeno per gli altri.."

Sola. Così mi descrivevo oramai. Odiavo così tanto quello che mi circondava e poi c'era la solita metonomìa, la solita voglia di andar via e con esse anche loro. Le voci intendo. Erano sempre lì, ad incolparmi per quello che ero, per gli errori che mi portavo dietro, per un mostro. Voglio dire, io lo ero. Un mostro reso tale dalla società di merda, dalla famiglia di merda. Od ero io il problema? Io consulterei più la seconda opzione. Un problema che non sarebbe dovuto nascere, ne ho la conferma. Un problema che era solo un peso per tutti. Un semplice, ma problematico problema. La cosa che odiavo di più però era che ero io. Che io ero io, non ero gli altri. Suvvia, chi amerebbe mai una ragazza con le cicatrici? Le cicatrici che probabilmente mi sarei portata dietro come segni di un'adolescenza forse un po'sbagliata. Le cicatrici coperte dalle le felpe giganti che nascondono una storia. La storia del proprio passato, nel passato nel quale s'inciampa scappando così nel futuro. Nel passato che aveva radicato le proprie radici su di lui. Lui che era andato via, lasciandomi sola nell'oscurità quando mi aveva promesso che sarebbe rimasto con me. Lui che mi aveva salvata. Lui che non potevo sostituire con nessun'altro perchè appunto lui era lui. Lui era il mio lui. E ne dipendevo totalmente. Il mondo crollava su di me e volevo morire. Andarmene e mandare tutto a puttane, quello che mi circondava mi annientava ogni giorno di più. Io non ero niente per qualcuno e qualcuno non era niente per me. Nessuno ne sapeva un cazzo di quanto mi odiassi, di quanto il mio desiderio di morire si fosse elevato ogni giorno di più. Nessuno sapeva un cazzo di me. Delle mie urla, dei miei pianti notturni, della solitudine che provavo, della paura di non essere abbastanza. Nessuno lo è. Ma principalmente io. Non ero abbastanza per me stessa e soprattutto per gli altri. Essere abbastanza per qualcuno è difficile. È tipo se quel qualcuno ti trovasse perfetta nelle tue imperfezioni, come se qualcuno ti amasse nonostante tutto. Nonostante tutto restasse accanto a te, sorridendoti o magari solamente salvandoti. Nella mia adolescenza mi mancava quella persona che mi avrebbe salvata. Quella persona che sarebbe dovuta essere lui. Solitamente gli adolescenti avevano un idolo. L'idolo che sicuramente fosse stato costante, che ti porterà in braccio ad ogni singola caduta, che ti dirà che andrà tutto bene perchè lui è con te, perchè finchè sarete insieme andrai sempre da qualche parte. Chi è insieme a qualcuno andrà sempre avanti, anche con le cadute, con gli affanni, ma ce la farete sempre perchè tu non sei sola, c'è lui con te, insieme si potrà affrontare il mondo. E dopo tanti dubbi ho capito perchè un'altra persona è fondamentale nella nostra adolescenza, nella nostra esistenza. Se si rimarrà soli non si avrà qualcosa alla quale appendersi ed io ero sola. Nessuno mi avrebbe salvata questa volta. La campanella che segnava l'intervallo mi fece aprire gli occhi e guardarmi intorno. Solite mura, soliti banchi, solita gente. Mi alzai stropicciandomi gli occhi ed uscii dall'aula ormai vuota, camminai nei corridoi a testa bassa ed uscii sul retro del grande edificio. Mi guardai un po' intorno fino a quando non salii la scala di ferro che portava sul tetto. Ad ogni mio passo, la scala scricchiolava sempre di più fino a quando le mie Vans arrivarono sul cemento roseo del tetto. Feci un respiro profondo mentre i miei capelli castani mi svolazzavano sul viso. Mi avvicinai con cautela al cornicione dell'edificio e vidi l'immenso paesaggio che vi era intorno alla mia scuola. Era grigio, ma immenso. Guardai sotto di me e lanciai un sasso con i piedi, dopo una lunga caduta arrivò a destinazione. La distanza tra i miei piedi ed il parcheggio della scuola era alta, troppo. Chi avrebbe mai pensato di buttarsi? Era una cazzata che però avrebbe liberato la mia anima. Chiusi i miei occhi e mi passarono tutti i ricordi, tutti gli sbagli, tutte le follie e i 'vaffanculo'. Tutti gli urli. L'autolesionismo, l'odio verso gli altri e quello contro me stessa. Da una bambina che aveva paura del sangue, quella che odiava il fumo, la bambina che avrebbe voluto vivere ad una ragazza che avrebbe posto fine a tutto quello che le circondava. Quella che un giorno avrebbe voluto raccontare la sua magnifica adolescenza ai suoi figli. Ma si sa, certi piani sono solo fatti per essere infranti ed il piano del mio futuro doveva essere abbattuto. Dopo una lunga riflessione riaprii i miei occhi pregando mentalmente di essere sola e così era. Presi un altro profondo respiro ripensandoci ancora una volta. A quel punto allungai la mia gamba destra, coperta dagli skinny neri, nel vuoto. Volevo morire. Scomparire. Andarmene.

"Comunque vada non aver paura io ci sarò."

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#myspace.

FINE. Si persone belle è finita così. Ho lasciato la suspace? EHEHEHEH. Si sarà buttata? Chi sarà la voce alla fine del capitolo? Nel sequel vedremo. Sì farò il sequel e vi avviserò quando uscirà il primo capitolo creandone uno in questa storia dove ve lo comunico. Grazie per aver letto questa ff. Vi voglio bene. c:

Bonee.

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