Capitolo 2 - New York 10 Settembre 2015 "Lunedì" - Parte 1

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Berdie

L'autobus si ferma bruscamente risvegliandomi dai miei pensieri, mentre le porte si aprono su quella che sarà la mia nuova scuola: George Washington High School.

Una nuova città, una nuova famiglia, una nuova scuola. Speriamo che la giornata oggi inizi meglio.

Così mi incammino a grandi passi verso l'atrio cercando di rimanere a galla nel fiume di studenti che mi spingono in tutte le direzioni.

Nei corridoi gruppi di cheerleaders che si abbracciano, ragazzi super palestrati nella loro divisa da rugby, mentre un paio di fighe, occhiali da sole neri, labbra laccate di rosso, si stanno facendo dei selfies davanti ai loro armadietti. Che idiote!

Devo trovare la mia classe, così cerco nella borsa il programma delle lezioni e ne estraggo un foglio stropicciato che ho stampato prima di trasferirmi a New York. Oggi ho matematica. Rigiro il foglio tra le mie mani. No fisica! Per fortuna che mi sono accorta dell'errore in tempo! Solo che questo posto è un labirinto e non riuscirò mai ad arrivare in tempo. Alzo la testa nella speranza che ci sia qualcuno a cui chiedere indicazioni, poi la vedo. Lei è davanti a me, dall'altra parte del corridoio. E' bellissima, con i suoi lunghi capelli color miele che sembrano stirati uno ad uno, il trucco appena fatto, fresca come se fosse appena uscita da una SPA, tacco quindici sotto a dei jeans strappati quanto basta per far capire che devono essere di marca, sta giocando con il suo smartphone, mentre le sue amiche le stanno intorno come le ancelle di una regina, in rispettoso silenzio. Una delle ragazze fa una battuta, ricevendo in cambio uno sguardo di fuoco. Continuo a fissarla come ipnotizzata e alla fine lei alza gli occhi, come se un sesto senso le abbia rivelato di essere spiata. Ricambia il mio sguardo per qualche secondo, poi si gira verso le sue amiche e con un sorriso dice loro qualcosa che le fa scoppiare a ridere.

"Scusate, sapete per caso dov'è la classe del Professor Higgins?" chiedo, ignorando i loro sguardi divertiti.

"In fondo al corridoio, vai sempre dritta, poi gira a destra" mi risponde una delle ragazze.

"Grazie" rispondo con un ampio sorriso, felice di aver ottenuto la mia informazione.

Mi volto e faccio qualche passo spedito lungo il corridoio, prima di rendermi conto di dove mi avrebbero portato le sue indicazioni.

"Ma di la ci sono i bagni!" protesto, sorpresa. Forse non ho capito bene.

"Oh, scusa, in effetti pensavo che avessi bisogno di darti una bella lavata!" Il gruppetto scoppia a ridere davanti alla mia espressione stupita.

"No, l'acqua non serve a niente. Avrebbe bisogno di rasarsi a zero quello spolverino viola che porta in testa!" aggiunge la dea bionda, senza scomporsi, come se la cattiveria che mi sta vomitando addosso fosse la più dolce delle poesie.

Too late to say I'm sorryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora