Ogni cosa al suo posto

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Tutti erano preoccupati per lo stato di salute di Jeremy in particolar modo Aelita, com'era facile immaginare. La ragazza dai capelli rosa e quella dai capelli neri erano rimaste sempre insieme per farsi forza l'un l'altra. Ulrich e Odd non erano riusciti a sostenere la tensione del momento ed erano usciti dall'infermeria andando in cortile per sbollire. William, invece, continuava a rimuginare sulla ragazza dai capelli ramati che aveva intravisto per qualche secondo alla fabbrica. In particolare gli era rimasta impressa la sua scia di profumo che lo aveva circondato prima di sparire nel nulla. Era un mistero che lo rendeva curioso e nervoso allo stesso tempo, così, siccome sapeva che gli altri componenti del gruppo non lo avrebbero cercato disperatamente, si allontanò dalla stanza dirigendosi alla fabbrica.

Intanto Iolanda stava visitando il biondino che piano, piano si stava riprendendo. A poco,a poco aprì anche gli occhi e appena riconobbe il luogo, si sentì doppiamente male.

"Che succede?" chiese prendendosi la testa tra le mani ancora steso sul lettino. Provò ad alzarsi, ma l'infermiera lo fermò tempestivamente.

"Dove pensi di andare, giovanotto?" chiese retorica.

"Mi fa male la testa." riuscì a mala pena a dire il giovane.

"Lo credo bene! Da quello che hanno detto i tuoi amici, hai preso una bella botta!" esclamò la signora bionda in piedi davanti al suo letto che l'osservava amorevole e comprensiva.

Jeremy si toccò la testa nel punto in cui sentiva più dolore e se lo massaggiò. Faceva fatica, molta fatica a ricordare ciò che era accaduto poche ore prima alla fabbrica, quando aveva percepito, sebbene per una frazione di secondo,una voce che lo chiamava. Non riusciva a capacitarsi di ciò che gli era successo e si dava dell'irresponsabile,perché quello che era occorso a lui sarebbe potuto accadere a qualunque altro membro del gruppo o ancora peggio, ad una persona che non era coinvolta nei loro progetti...E allora sì che sarebbero stati guai!

Iolanda incontrò lo sguardo preoccupato del ragazzo che continuava a colpevolizzarsi di aver portato alla fabbrica i ragazzi per causa di una delle sue tantissime intuizioni. Era sempre per colpa sua se qualcosa andava storto, che si trattasse del gruppo o del mondo reale non faceva differenza, creava sempre problemi su problemi. L'infermiera dai capelli biondi gli chiese cosa non andasse e lui stette qualche minuto in silenzio quasi perso in chissà quale meandro della conoscenza, perso nei suoi ragionamenti.
Lui si riscosse e poco dopo si ritrovò tra le braccia di qualcuno. Si irrigidì per qualche istante, ma poi quando si rese conto che era Aelita, si rilassò stringendola di più a sé.

"Ti sei svegliato finalmente! Ero così preoccupata!" La ragazza mise la fronte contro quella di lui.

"Tranquilla, adesso sono qui con te. Non ti libererai di me così facilmente!" Le sussurrò in un orecchio.
Yumi, che fino a quel momento era rimasta in silenzio ad osservare la scena in disparte, si rese conto di essere di troppo. Uscì dalla stanza cercando di fare meno rumore possibile. Avevano bisogno di un po' di privacy e non sarebbe stata certo lei ad impedire il loro riavvicinamento. Appena fu di nuovo all'aria aperta, si guardò intorno e nel campo da basket intravide Ulrich che faceva qualche tiro a canestro.

"Allora é così che stai vicino a uno dei tuoi migliori amici?" Lo canzonò lei mettendosi a ridere.
Lui preso alla sprovvista, rivolse il suo sguardo alla ragazza che si ritrovò davanti e le sorrise spontaneamente. Si guardarono intensamente e lui fece un passo verso di lei. Sempre più vicini, sempre più in contatto l'uno con l'altra fino ad avere le fronti l'una contro l'altra. I loro respiri erano lievi e le loro labbra fremevano per toccarsi. Ma non si poteva.

"Non hai idea di quanto abbia voglia di baciarti in questo momento." Disse lui quasi senza voce. Allora Yumi si allontanò di poco e gli porse una mano. Lui non capiva.

"Stringila!" lo incoraggiò lei. Lui, sebbene ancora incerto, lo fece.
Lei cominciò a massaggiargli la pelle lentamente con un polpastrello.

"Immagina che questa mia mano sia io e che ti stia dando un lungo e lento bacio."

Lui chiuse gli occhi beandosi di quei movimenti lenti e languidi immaginandosi la scena.

"Ora tocca a me,però." Fece lui guadagnandosi un'occhiata stupita e interrogativa di Yumi. Le prese la mano e cominciò lentamente a massaggiargliela con un polpastrello.

"E questo sono io, che ricambio il tuo bacio molto lentamente." concluse sotto voce. Alla fine si presero per mano dirigendosi nei dormitori e si chiusero in camera di lei.

Odd, invece, per scaricare la tensione e non sentire la pressione, decise di andare a prendere un gelato con la sua ragazza.

"Che gusti hai preso?" Chiese Sam curiosa.

"Nocciola e Fior di Latte e tu?" disse lui con tono monotono, privo di emozioni.

"Fragola e Limone." rispose allegra la biondina.

Passeggiarono per il parco cittadino mano nella mano e ogni tanto si scambiavano qualche bacio. Odd era abbastanza preoccupato per l'amico che stava male e che probabilmente aveva bisogno di lui e in quel momento non c'era. Si diede dello stupido, del codardo e per fino del traditore tanto da quasi prendersi a pugni da solo.

Sam se ne accorse e cercò di distoglierlo da quei pensieri raccontandogli qualcosa di sé.

"Sai...quando ero piccola, mia mamma era spesso in ospedale e io cercavo spiegazioni, chiedendo a chiunque mi capitasse a tiro. Quando diventai più grande scoprii che aveva un male inguaribile e le sue prospettive di vita non erano buone. Io, che fino a quel momento avevo giocato la parte della bambina buona e ingenua, cominciavo a sperare che non mi lasciasse da sola, perché lei non poteva, non doveva. Iniziai a pregare che lei tornasse a casa senza più abbandonare me e mio fratello. Ma a quanto pare non è servito, perché poco tempo dopo se ne andò da questo mondo."

Sam fece una pausa e riprese fiato. Far riemergere quei ricordi per aiutare quel ragazzo, era stato più forte di lei. Forse adesso si sentiva più leggera e meno in colpa. Probabilmente anche per merito di Odd che la faceva sempre divertire e quando era con lui sapeva che nulla di brutto poteva accadere.

"Grazie. Grazie davvero." sussurrò quasi impercettibilmente. Il ragazzo in viola sentì quelle parole e le sue labbra si modellarono appena formando un sorriso accennato.

"Vieni qui." le fece segno lui di sedersi sulle sue gambe, mentre erano seduti su di una panchina in mezzo alla vegetazione rigogliosa presente nel parco. Lei appoggiò la sua testa sul petto muscoloso di lui, lasciando che l'accarezzasse dolcemente.

"Sei la persona più speciale e altruista che io conosca. Sei la più bella ragazza di tutta la Francia e di tutto il mondo, sei la mia principessa e ricordati sempre che io Ti amo!" e così dicendo le prese il mento con il pollice e l'indice e la baciò.

-Ritorno al Passato-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora