Capitolo dodici

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Ero lì in quella stanza buia, tra le sue braccia senza riuscire a chiudere occhio.
Non mi sentivo bene, per niente quella stupida sensazione di ansia mi stava uccidendo da dentro.
Avrei voluto balzare in piedi e urlare con tutte le mie forza, stare lì ferma immobile mi agitava e mi faceva mancare il fiato.
Lui si era appena addormentato, è stata una notte turbolenta, non riusciva a calmarsi e sinceramente dato che nemmeno io ero così tranquilla ho fatto davvero fatica ad aiutarlo.
il pensiero che una volta chiusi gli occhi lui sarebbe morto mi toglieva il sonno e la tranquillità.
Come avevo fatto a ridurmi così? Ero così spensierata, anzi vivevo la giornata e ora? Mi sembra di essere in una prigione e che l'aria stia diminuendo minuto per minuto.
Mi sembrava di impazzire,cercai di alzarmi, per mia fortuna lui si spostò sul lato opposto e io riuscii a sedermi.
Sentii il mio corpo irrigidirsi mentre avevo le mani sul viso.
Dovevo calmarmi.
Dovevo respirare.
Respiravo affondo cercando di non svegliarlo ma sembrava impossibile.
Non riuscivo più a stare ferma muovevo le mani freneticamente sul mio corpo graffiandomi involontariamente.
Non respiravo, non ci riuscivo.
Mi cinsi le braccia iniziando a tremare.
Tentai di uscire dal letto senza svegliarlo e una volta fuori mi lanciai verso il bagno chiudendo lentamente la porta alle mie spalle.
mi sentivo così fragile mentre cercavo di non piangere di nuovo.
Dopo una ventina di minuti passati a terra sulle fredde piastrelle del bagno, mi sembrava di essermi calmata, anche se mi sentivo come se tra un momento o l'altro sarei crollata.
Sentii la porta aprirsi lentamente celando due piedi scalzi che si stavano avvicinando verso di me.
" ci fai seduta a terra li?"sussurro il riccio a petto nudo.
Non gli risposi, mi limitai a stringermi le ginocchia al petto e guardando il vuoto.
Lui sbuffò e con passi lenti e stanchi si mise seduto affianco a me, indeciso sul da farsi.
Sentivo il suo sguardo su di me.
"È per colpa mia?" Sussurro con una voce distrutta.
Io mi limitai a negare con la testa.
Non volevo farlo sentire in colpa quando l'unica a sentirsi così dovrei essere io,sono quella più vicina a lui e non mi sono nemmeno resa conto del suo desiderio di morire.
Come potevo?
"Diana... Ti prego" disse prendendomi il viso tra le mani.
Aveva gli occhi gonfi e arrossati, il viso era pallido e i capelli scompigliati.
"Guardami, ho fatto una cazzata ma sono qua" sussurrò.
" tu mi hai salvato" disse scandendo parola per parola.
"Sei il mio angelo" disse stringendomi tra le sue braccia.
Si allontanò di poco da me, il mio naso sfiorava il suo.
I suoi occhi erano fissi suoi miei.
"Non l'ho mai fatto" disse.
"Cosa non hai mai fatto?" Sussurrai.
"Non ho mai chiesto ad una ragazza il permesso di baciarla" sorrise lievemente "ma ora mi sembra di doverlo fare, nel senso fino ad adesso ti ho presa e baciata senza fare conto se tu lo volessi o no, quindi, diana posso baciarti?" Disse schiarendosi dopo la voce quasi in imbarazzo, anzi senza quasi.
Sembrava così un dolce come bambino che si scusava per qualcosa.
Gli sorrisi.
Presi il suo viso tra le mani e lo avvicinai a me poggiando le mie labbra alle sue in un bacio.
Lui mi strinse tra le braccia approfondendo il bacio sempre di più.
Mi staccai per riprendere fiato, lui mi guardò un po deluso poi rise leggermente.
Sembrava qualcosa di meraviglioso, le fossette gli incorniciavano il viso quasi fosse un quadro, con quel verde chiaro degli occhi profondo, i ricci selvaggi e quelle labbra carnose e rosee che sembravano la fine del mondo.
Si avvicinò di poco premendo ancora una volta le sue labbra sulle mie per poi spostarle verso la guancia e scendere delineandomi con le labbra la mandibola arrivando al collo.
"Hai un profumo... Di fragole" sorrise incastrando il viso nell'incavo del mio collo.
Sospirò leggermente.
"È l'odore più buono al mondo"disse.
"È quello di un angelo".
Ridacchiai leggermente del sentirlo pronunciare la parola 'angelo'.
Lo abbracciai forte.
Lui dopo poco avvicinò di nuovo il viso al mio tornando a baciarmi, prima piano ed in modo dolce, man mano iniziò a diventare un bacio violento, io assecondavo ogni movimento delle sue labbra e della sua lingua.
Era come una morsa letale quel suo bacio.
Ero nel l'inferno, l'inferno più profondo e  scuro tanto che ero tra le braccia del diavolo, ed il bello che ero stata io ad entrare in quel luogo e non volevo uscirci... Almeno per ora.
Le sue mani erano strette a me.
Ad un tratto si alzò staccandosi da me.
Lo guardai un po stupita.
Mi prese in braccio come se fossi ancora una bambina.
Il suo sguardo era così dolce mentre mi sorrideva.
Mi poggiò delicatamente sul letto.
Lui era in piedi davanti a me e mi guardava.
Ad un tratto si chinò verso di me spostandomi i capelli dal viso.
"Diana mi appartieni" mi sussurrò all'orecchio.
Mi lasciai scappare una risata sottomessa, lui mi guardò storto e finse di essersi offeso iniziando a solleticarmi la vita.
Aveva delle dita agile che in pochi secondi percorrevano i miei fianchi più volte facendomi mancare il respiro dal ridere.
Ormai piangevo dal ridere.
"Fermo ti scongiuro fermo!" Urlavo tra una risatina soffocata a l'altra.
"Dillo!" Esclamò lui aumentando la velocità.
"Cosa dovrei dire?!" Sussurrai oramai con i crampi allo stomaco dal ridere.
"Che sei solo mia! Cazzo dillo!" Urlo a voce talmente forte che temevo che altre persone avessero sentito.
"Sono tua, tutta tua ti prego fermo!".
Lui, che ora mai era a cavalcioni su di me tentando di tenere ferme le mie gambe, si fermò raddrizzandosi la schiena.
"Cazzo se lo sei" sussurro sorridendo iniziando poi un momento di silenzio nel quale mi fissava mentre io cercavo di riprendermi da quella tortura che chiamava 'solletico'.
Mandai la testa all'indietro piegando le braccia dietro la testa.
Mi rendeva difficile riprendere la respirazione con un ragazzo di settanta chili o più addosso.
"Spostati non respiro!" Esclamai buttandogli le mani al petto cercando di spostarlo.
"Col cazzo" rispose con un sguardo malizioso.
"Ho una bella visuale da qui"esclamò ridacchiando.
Lo guardai storto per qualche secondo per poi portarmi le braccia sopra il seno.
"Stronza!" Disse cercando ti spostarmi le braccia inutilmente.
Iniziai a ridacchiare mente lui ringhiava e farfugliava cose a caso.
Stufo si sdraiò affianco a me con il fiatone.
Mi strinsi a lui facendo sì che il suo braccio mi avvolgesse.
Accoccolai la mia testa sulla sua spalla, e mi sentii stranamente tranquilla dopo così tanto tempo che mi sembrava solo un sogno.
"Diana" sussurro al mio orecchio.
Alzai lo sguardo verso il suo.
"Davvero eri preoccupata per me?" Disse spostando lo sguardo verso il soffitto.
"Che cazzo di domanda è?" Esclamai.
Sbuffo irritato dal mio tono.
"Rispondi" ringhio.
Eccolo che ritorna.
"Ma ovvio harry" sospirai "mi spieghi perché non dovrei? Cazzo come avrei dovuto reagire?" Chiesi ironicamente.
" avresti potuto fregartene" ride amaro.
" a nessuno sarebbe importato di me, se sarei morto mio padre avrebbe fatto la recita del povero genitore affranto, quel figlio di puttana che non è altro."
Io mi alzai e lo guardai .
"Io no." Sospirai "farò di tutto per non farti arrivare ancora a quel punto harry"

~spazio autrice~
Heyla❤️ come state?
Mi sento davvero ripetitiva a chiedervi scusa per la mia lunga assenza ma voglio essere sincera non è per niente un bel periodo per me ma cercherò di rimettermi in sesto il prima possibile non vi preoccupate😘
Scusate se il capitolo è davvero corto ma è stato il meglio che sono riuscita a fare davvero scusatemi.
Non voglio che pensate che prenda sottogamba questa storia perché davvero ci penso ogni giorno ma il fatto è che con questo benedettissimo periodo che sto affrontando ho la testa letteralmente su Plutone e non riesco a concentrarmi!
Chiedo scusa ancora e vi ringrazio per l'infinita pazienza e gentilezza che avete davvero grazie di cuore!❤️

My devil ||H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora