Capitolo 4

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<<Ma stai scherzando vero?!>> dissi io.
<<Assolutamente no. Non vedo perché dovrei scherzare. Dai, siete amici, no? Andiamo a chiacchierare un po' con lui>> rispose Sara, tentando di convincermi.
<<Io e lui non siamo amici. Siamo solo conoscenti>> risposi io, rimanendo della mia idea.
<<Se lo dici tu...>> ribadì lei. Poi aggiunse:<<Stasera, chiedigli di incontrarvi, così almeno vi conoscete meglio>>.
<<E va bene!>> mi arresi, infine. Le mie amiche stavano già esultando quando aggiunsi:<<Ma...a patto che voi veniate con me. A farmi da sostegno morale>>. Si guardarono tra di loro e le bruciai l'entusiasmo. Vedendo che nessuno diceva niente, dissi:<<È stata un'idea vostra, non mia>>. Ylenia fu la prima a rompere il ghiaccio, accettando la mia condizione. Le altre la seguirono. Fui contenta di quella scelta, anche perché non sarei mai andata a trovare uno che conosco a malapena. Anzi, è già tanto se conosco il suo nome. Comunque, quella sera stessa, dopo aver studiato e dopo essere andata agli allenamenti, mi riempii la testa del perché scrivergli fosse una pessima idea, ma, alla fine, mi lasciai trascinare dalle idee delle mie amiche e gli scrissi, senza rendermene completamente conto. Era una cosa tipo:"Ehi. Mi stavo giusto domandando perché non ci possiamo vedere domani...". Appena lo lessi, dopo aver ripreso coscienza delle mie azioni, rimasi stupita da quanto poco senso avesse quella frase. Ma, ormai, l'avevo inviato, per cui, smisi di torturarmi e aspettai una sua risposa. Mi stavo per addormentare, quando sentii il telefono vibrare. Lo guardai pochi secondi, ancora indecisa sul da farsi. Poi presi coraggio e lo aprii.
"Perché no?! Sai dov'è la mia classe, no? Al primo intervallo" scrisse lui. Anche il suo messaggio non aveva molto senso, ma ci eravamo intesi perfettamente. Risposi velocemente:"Okay". Ma, sinceramente, non avevo la minima idea di dove potesse essere la 5A e il pensiero di cercare la classe per tutta la scuola mi faceva sentir male. Le prime due ore di lezione del giorno dopo furono una vera tortura. Avevo un senso di ansia perenne e non smettevo mai di guardare le lancette dell'orologio muoversi e, mano a mano che si muovevano, avevo sempre più ansia. Quando suonò la campanella dell'intervallo mi alzai dal mio posto e raggiunsi le mie amiche dicendo:<< Ragazze, qualcuna di voi ha voglia di accompagnarmi in 5A?>>. Loro mi guardarono allibite e si alzarono tutte prendendomi a braccetto. Quando uscimmo dalla classe, Milena mi disse:<<Mara, sai dov'è la classe, vero?>>
<<Mi pare ovvio...che io non lo sappia>> risposi ridendo.
<<E ora che si fa?>> disse Ylenia addentando un pezzo della sua merenda. Solo allora mi accorsi che ce l'aveva in mano.
Sara aggiunse:<<Semplice. Giriamo per la scuola fino a che non la troviamo>>. Dopo una serie di sue innumerevoli teorie su dove potesse essere, optammo per salire all'ultimo piano e di cercare tra gli atrii dove potesse trovarsi quella stra-maledetta classe. Dopo qualche minuto di giri a vuoto vedemmo una cartina del piano incollata al muro.
<<Siamo talmente sveglie che non abbiamo pensato di controllare la cartina della scuola>> dissi io. Scoppiammo a ridere. Osservammo attentamente la cartina fino a trovare la classe. Era semplice: bastava semplicemente salire le scale e, al primo atrio, svoltare a sinistra. La sua era la terza classe. Arrivammo lì da lui che mancavano neanche cinque minuti alla fine dell'intervallo. Lui era appoggiato sullo stipite della porta a chiacchierare con dei ragazzi. Mi fermai, non sapendo cosa fare e, involontariamente iniziai a fissarlo. Dopo un attimo, vidi un ragazzo del suo gruppo tirargli una gomitata e indicarmi. A quel punto mi "svegliai" e mi ritrovai in una situazione di enorme imbarazzo. Non sapendo cosa fare, gli voltai le spalle e feci finta di non averlo visto. Rivolta alle mie amiche dissi:<<Fate finta che stia parlando con voi>>. Un secondo dopo vidi Ylenia che spostava lo sguardo ripetutamente tra me e qualcosa che non riuscivo a vedere. Mi disse:<<È dietro di te>> ed io riposi:<<Non è uno dei tuoi scherzi per farmi girare e poi non c'è nessuno, vero?>>. Non avendo una risposta mi girai e lo vidi lì, davanti a me, a pochi centimetri dalla mia faccia. Quella vicinanza mi metteva in imbarazzo, ma cercavo di nasconderlo e di non darlo a vedere.
<<Ciao>> disse lui distogliendomi dai miei pensieri.
<<Ciao>> risposi io.
<<È molto che aspetti?>>
<<No, siamo appena arrivate>>
<<E come mai ci hai messo così tanto>>
<<Beh...ecco...diciamo che ci sono stati dei problemi tecnici durante il tragitto>>
<<Problemi di che tipo?>>
<<Ci siamo leggermente perse>>. A quella mia frase lui scoppiò a ridere ed io risi per l'imbarazzo e perché la sua risata è contagiosa.
<<Pensavo sapessi dov'era la mia classe>> disse lui.
<<Mi sono arrangiata>>. Guardai l'ora e gli dissi:<<Manca un minuto alla fine dell'intervallo e a me non piace arrivare in ritardo. Ci sentiamo>>.
<<Passa domani. Qui. Al secondo intervallo. Da sola>> disse lui squadrando le mie amiche.
<<Va bene>> risposi iniziando ad andarmene con le mie amiche.
<<E vedi di non perderti che altrimenti mi tocca venire a cercarti>>. Mi scappò una risata trattenuta. Me ne andai definitivamente prima di scoppiare. Avevo tanta ansia e pian piano mi stavo calmando.

Pi Greco πDove le storie prendono vita. Scoprilo ora