Capitolo 3

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Era la voce di un ragazzo. Quella voce...io quella voce l'avevo già sentita da qualche parte. Mi voltai verso di lui. Ora ricordo! Era quello stronzo che mi aveva fatto cadere dalle scale.
<<No, grazie. Ce la faccio>> dissi io provando a premere dei pulsanti a caso. Lui soffocò una risata. Io ero sempre più nervosa.
<<Dai. Ferma! Ci penso io!>> disse lui. Mi scansai e lo guardai aprire un cassetto nella fotocopiatrice e spostare dei fogli. Ne tirò fuori uno tutto accartocciato e con degli schizzi neri.
<<Si era solo inceppato un foglio>> disse richiudendo il cassetto e premendo il tasto "STAMPA" al posto mio. Mentre la fotocopiatrice faceva il suo lavoro, lui mi guardò storto e disse:<<Ci siamo già incontrati per caso?>>.
<<Diciamo così>> risposi io.
<<Ah e perché non mi ricordo il tuo nome?>>
<<Forse perché non me l'hai nemmeno chiesto dopo avermi fatto cadere dalle scale>>
<<Ah. Ho capito chi sei. Sei quella sfigata di terza>>
<<Bene. Grazie, ma non grazie per l'aiuto>> dissi scansandolo dalla fotocopiatrice per riprendermi la tessera e il libro.
<<Comunque sono Andrea>> disse ridacchiando allungando la mano destra. Gliela strinsi. <<Mara>> dissi io.
<<Quinta A>> disse lui dopo un attimo di silenzio.
<<Come?>> dissi io stringendo il libro di chimica al petto e mettendo la tessera in tasca.
<<Sono di quinta A>> disse scandendo bene le parole.
<<Ah. Io di terza B>>
<<Hai chimica ora?>> disse indicando il libro.
<<Sì, ho una verifica>>
<<E come te la cavi?>>
<<Appena passabile>>
<<Io ero un mito in chimica. Se ti serve una mano ti posso aiutare io...>>
<<No, grazie. Ce la faccio da sola>>
Tirò fuori una matita dalla tasca e mi indicò il libro.
<<Posso?>> disse. Glielo porsi solo perché aveva in mano una matita e non una penna. La cosa che non capisco è perché abbia una matita in tasca. A caso.
Mi restituì il libro e disse:<<Nel caso dovessi cambiare idea, guarda a pagina 27>>. Suonò la campanella ed io mi avviai per andare in classe.
<<Buona fortuna per la verifica>> disse.
<<Grazie>> risposi io aumentando il passo.
<<Ci sentiamo>> disse quasi urlando. Non mi girai nemmeno verso di lui. Alzai la mano in segno di saluto ed entrai in classe. Appena entrata scoppiai a ridere. Mi avvicinai alle mie amiche e dissi loro:<<Ragazze,non indovinerete mai cosa mi è appena successo!>>. Raccontai loro della mia.conversazione con Andrea in tutti i particolari. Appena ebbi finito di raccontare, entrò in classe la prof e andammo tutti a sederci a fare la verifica, che, come previsto, non andò molto bene.
Quando tornai a casa, studiai un po' e poi mi preparai per andare agli allenamenti. Alla sera, dovetti preparare la cartella per il giorno successivo, così, appena tirai fuori il libro di chimica, mi venne in mente che Andrea mi aveva lasciato il suo numero. Così, iniziai a sfogliare il libro e, quando trovai il numero, lo salvai nella rubrica. Finii di preparare la borsa e andai a dormire. Il giorno dopo, all'intervallo, mi confrontai con le mie amiche, le quali mi dissero di scrivergli la sera stessa. Infatti, verso le 19:45, ero indecisa sul da farsi. Iniziai a farmi tutte le paranoie mentali possibili sul fatto di scrivergli o meno. E se avessi optato per scrivere, cosa gli avrei scritto? Alla fine decisi di inviargli un messaggio con scritto:"Ciao, sono Mara. Ti ricordi di me?". Appena cliccai sul tasto "invia", bloccai il telefono e lo lasciai cadere sul letto. Ero troppo terrorizzata al pensiero di quello che avrebbe potuto rispondermi o di quello che avrebbe potuto pensare di me. Non feci in tempo a darmi una spiegazione logica, che sentii il telefono vibrare.
<<Messaggio da Andrea>> lessi ad alta voce la notifica per essere sicura che la mia mente non mi stesse ingannando. Aprii la chat e lessi il messaggio: "Sì, si. Mi ricordo di te. Come è andata la verifica?"
"Non come speravo" risposi io.
"Te l'ho detto. Se ti serve una mano, ti posso aiutare io"
"Lo so, ci penserò".
A quel punto non rispose più ed io non avevo intenzione di rimanere lì a fissare il telefono per niente, così, mi misi sotto le coperte e provai a dormire. Non ricordo nemmeno che ore erano. Al mattino dopo, a scuola, raccontai il tutto alle mie amiche. Ci raccontiamo sempre tutto e se provassi a nascondere loro qualcosa mi sentirei male e a disagio. Per cui opto per la condivisione. Alla fine del mio racconto, Sara mi disse:<<Andrea, eh! Di che classe hai detto che è?>>.
<<È di quinta A>> risposi io. Alla mia risposta, Milena, Ylenia e Sara si guardarono tra loro e poi guardarono me, perplesse, come se avessero visto un fantasma. Milena mi disse:<<Sei seria?!>>.
<<Sì>> risposi io.
<<Wow>> fu l'unica cosa che riuscì a dire Ylenia.
<<Andiamo a trovarlo, allora>> propose Sara.

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