Capitolo 13

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<<Dobbiamo fare un lavoro di chimica che serve per l'interrogazione e se mi perdo questa lezione, andrò malissimo>> dissi io. Era la prima cosa che mi era venuta in mente e non avevo il tempo per pensare a cosa dire.
Presi una tachipirina e andai a scuola. Alla prima ora avevo il mal di testa ed ero stanchissima anche se non avevo ancora fatto nulla. I miei compagni di classe, di certo, non mi aiutavano. Facevano un casino infernale e avevo l'impressione che la mia testa potesse scoppiare da un momento all'altro. La tachipirina non faceva effetto, o almeno, io non sentivo alcun sollievo.
Appena suonò la campanella dell'intervallo, anche l'ansia, puntuale come sempre, si fece sentire. I minuti passarono, ma di Andrea ancora non c'era traccia. Aspettai ed aspettai ancora. Le mie speranze morirono quando suonò la campanella che segnava la fine dell'intervallo. Lo stesso valse per il secondo intervallo.
Quel giorno stesso decisi che ci avrei fatto una chiacchieratina il giorno dopo, ma mia mamma Lucrezia disse:<<Se continui a strapazzarti non guarirai mai!>>. Per cui decisi che la mia sbottata sarebbe stata rimandata.
Rimasi a casa per due giorni e, quando finalmente tornai a scuola, ero pronta per affrontarlo. Al primo intervallo andai velocemente nella sua classe senza avvertire le mie amiche. Ero troppo incazzata con lui. Non so se mi sentivo più incazzata o più delusa: era un insieme di emozioni che si univano. Camminavo veloce e non mi fermai finché non arrivai all'atrio. Solo a quel punto mi resi conto che non avevo la benché minima idea di cosa dirgli! Allora ebbi la brillante idea di andare da lui e improvvisare: avevo in mente di sputargli in faccia tutti gli insulti che mi venivano in mente. Ma non accadde nulla di tutto ciò. Appena mi vide rimase immobile e smise di ridere. Era con Slash. Com'era scontato! Rimase lì, fermo, paralizzato, come se avesse appena visto un fantasma. Sbiancò per un momento e fu allora che decisi di "attaccare". Mi avvicinai a lui già decisa su cosa fare. Aprii la mano destra e gli tirai uno schiaffo sulla guancia. Il rumore era piuttosto forte. Deduco che si sia fatto male dato che si strofinava la mano sulla guancia. In quel momento si girarono tutti verso di noi. Quando si tolse la mano dalla guancia, notai che gli rimase il segno rosso delle mie dita. Io, soddisfatta, e senza parole da dirgli, mi voltai e me ne andai. In quel momento esatto sentii Slash dire:<<Ma come ti permetti?!>> però sentii Andre risponderle:<<No. Lasciala stare. Me lo sono meritato>>.
E fu allora che capii quanto fosse stronzo in realtà il carissimo signor Andrea Sonignani. Sinceramente mi aspettavo di subirmi una sua sbottata, ma invece niente. Mi dava ragione. E come darmi torto?! Del resto, aveva fatto tutto da solo. Se l'era cercata lui. Quella sera stessa mi arrivò un suo messaggio:"Ti devo parlare". Io non gli risposi. Non so per quale perverso motivo, ma volevo farlo star male così come aveva fatto lui con me. Nonostante il suo messaggio, la mattina non si presentò davanti alla mia classe come mi aspettavo che facesse. Ma in fondo, chi sono io per conoscere il vero Andrea Sonignani?!
I giorni passarono così: sempre vuoti. Senza di lui tutto mi sembrava più cupo e più triste. Sentivo che nulla aveva un senso. Fino a quando una mattina, si presentò nella mia classe, con il viso da cane bastonato. Era a pezzi ed era evidente. Non ricordo esattamente le sue testuali parole perché ero completamente scoinvolta. Ricordo solo che mi aveva chiesto scusa per avermi evitato utilizzando la scusa che aveva da studiare per gli esami.
Effettivamente, mi dimenticavo spesso che lui era in quinta, il che implicava il fatto che avrebbe dovuto lavorare molto sulla sua tesina per affrontare al meglio l'esame di stato. A quel punto mi sentii davvero molto egoista. Lui aveva dei problemi ed io pensavo solo a me stessa senza occuparmi di lui. E lì caddero tutte le mie convinzioni.
Decidemmo di dimenticarci tutto questo fottuto casino e di andare avanti come se non fosse successo niente. O, almeno, ci avremmo provato.

Pi Greco πDove le storie prendono vita. Scoprilo ora