Capitolo 16

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Adesso che ci penso, quella era la prima volta che mi diceva che mi amava. Lo amavo anche io, ma, chissà perché, non ce lo siamo mai detti. Risposi al messaggio e, non ricordo come, mi ritrovai quella sera stessa a casa sua. Mi fece sedere sul divano del salotto e rimanemmo per parecchio tempo a guardarci negli occhi senza dire una parola. Ogni tanto sembrava volesse dire qualcosa, ma subito dopo quei segnali di voler parlare svanirono.
<<Mi sei mancata>> disse arrossendo. A quel punto non resistetti più e lo baciai. Non ricordo di aver mai desiderato così tanto quelle labbra fino a quel momento.
<<Ti amo>> fu l'unica cosa che riuscii a dire.
<<Ti amo anche io>> disse lui, facendomi sdraiare sul divano. In quel momento mi ritrovai lui sdraiato sopra di me che continuava a baciarmi e la cosa non mi dispiaceva affatto. Mi piaceva sentire quel calore così familiare. Dopo un po' lui si staccò leggermente e disse sulle mie labbra:<<Ho voglia di fare l'amore con te>>. Io arrossii. Mi aveva spiazzata. Non sapevo cosa dire o fare. Mi limitai ad alzarmi e a sedermi sulle sue gambe.
<<Lo prendo come un "anch'io">> disse prendendomi in braccio e portandomi in camera sua.
E lì successero cose vietate ai minori che non vi racconterò perché sono cose private e personali. Dico solo che era la mia prima volta: e questo spiega tutto.
Quando tornai a casa avevo in testa solo lui. Era un pensiero fisso che non riuscivo a levarmi nemmeno per un secondo.
Il mattino dopo chiamai Ylenia, Milena e Sara. Erano incazzate perché chiamandole le avevo svegliate ma, sentendo il mio tono allegro, l'incazzatura passò subito, o almeno così mi sembrava. Chiesi loro di trovarci al pomeriggio perché dovevo parlare di una cosa importantissima. Ci trovammo al parchetto vicino a casa mia, dove ci andavo spesso con le mie mamme quando ero piccola. Tornare lì mi faceva tornare bambina. Raccontai loro, molto brevemente, della storia con Andrea e, terminato il mio racconto, loro quasi urlarono in coro:<<Mara, sei una zozzona!>> con accento britannico per prendermi in giro. Non ricordo come eravamo arrivati a parlare con quell'accento, ma la trovavamo una cosa divertente quindi ci è rimasto.
Non riuscii a pensare ad altro per tutta la giornata e le mie amiche continuarono a farmi domande e a chiedermi più dettagli, ma io ero troppo in imbarazzo a raccontarlo, anche perché era una cosa nostra e potevamo saperlo solo noi.
Alle mie mamme, ovviamente, non dissi niente, anche se si accorsero che ero euforica da un bel po', ma non si fecero domande su questo fortunatamente.
Da quel giorno andò tutto meravigliosamente bene: mi vedevo spesso con Andrea e con le mie migliori amiche. Mi piaceva andare a cazzeggiare con loro. Mi rilassavo, mi divertivo e mi facevo un sacco di belle risate. Insomma, ero contenta. Fino a quando, una sera, mia mamma Lucrezia mi disse:<<Tesoro, io e tua madre dobbiamo parlarti>>. Ci sedemmo tutte e tre davanti al tavolo della cucina.
<<Non te l'ho detto per non farti star male, ma sono stata licenziata molto tempo fa>> iniziò Lucrezia.
<<Mamma...>> dissi io, ma mi zittì pregandomi di farla finire.
<<Mi hanno chiamata tempo fa per avere un colloquio di lavoro e mi hanno assunta. Il problema è che è a 100 chilometri da qui e ci dobbiamo trasferire. Partiamo tra una settimana>>. Io rimasi completamente paralizzata e non sapevo cosa dire o fare. Non volevo lasciare Milena, Sara, Ylenia e Andrea. Mi sentivo già male al pensiero. Non avrei mai più ritrovato delle persone come loro. Non volevo andarmene, ma, allo stesso tempo, non volevo privare i miei genitori di un'occasione così speciale per loro. Decisi di dirlo alle mie amiche, ma di non dirlo al mio ragazzo perché avevo paura che potesse mollarmi. Quando comunicai la notizia alle mie migliori amiche loro scoppiarono in lacrime, trascinando anche me in una crisi di pianto. Ci fu un abbraccio di gruppo con la promessa che ci saremmo incontrate di nuovo. Avrei aspettato quel momento per tutta la vita. In quei pochi secondi era crollata una parte del mio mondo.

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