Capitolo 8

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<<E cosa vorresti sapere?>> dissi io non sapendo che dirgli.
<<Innanzitutto potresti dirmi il tuo cognome...dato che non lo so>> disse lui sghignazzando.
<<Andreini>> dissi io. <<E il tuo?>>
<<Sonignani>>
<<Non me lo ricorderò mai. Potresti richiedermelo tra cinque minuti e sono sicura che me lo sarò già dimenticato>>. Risi, come un risolino soffocato. Poi rise anche lui e disse:<<Hai fratelli o sorelle?>>
<<No sono figlia unica. Tu?>>
<<Beh, la sua stanza l'hai vista, per cui potrebbe essere scontato>>
<<Sì, abbastanza, ma da quanto ho potuto vedere sono riuscita a capire solo che è un bambino. Non sono riuscita a capire l'età>>
<<Ne ha 5. Si chiama Mattia. Dovrebbe arrivare tra poco>>
Dopo qualche momento di silenzio dissi:<<Fai qualche sport?>>
<<Non lo chiamerei proprio sport. Mi piace andare alla pista da skate con Slash e altri miei amici. Ti posso portare un giorno di questi se ti va...>>
<<Sì, dai. Solo che non sono capace di stare sullo skate. Andrei in terra ogni cinque secondi>>
Lui rise, poi disse:<<Tu invece?>>
<<Beh, io faccio pattinaggio artistico su rotelle>>
<<E per caso il tuo partner è il tuo ragazzo?>>. A quelle parole io risi, ma poi lo guardai e capii che non stava scherzando e mi guardava perplesso.
<<Scusa, pensavo stessi scherzando>> dissi io, imbarazzata, smettendo di ridere. Poi aggiunsi:<<A dire il vero io non ho il ragazzo e non faccio coppia. Faccio singolo>>
<<Oh figo!>>
<<Già>>
Subito dopo qualcuno spalancò la porta urlando:<<Andrea!>>. Era il suo fratellino e appena mi vide rimase come incantato.
<<Ehi fratellino. Vieni qui>> disse Andrea sorridendo e allargando le braccia per accogliere Mattia. Lui corse tra le sue braccia e si accollò a lui cercando di nascondersi.
<<Non saluti la mia amica Mara?>> disse guardando me e poi tornando a guardare lui. Io gli sorrisi e dissi:<<Ciao. Io sono Mara. E tu come ti chiami?>>.
Lui mi guardò e disse:<<Mattia>>
<<Che bel nome. Quanti anni hai?>>.
Mi mostrò la sua manina che voleva indicare che aveva cinque anni. Dal salotto sentì la voce di una signora chiamare Mattia. Non era Antonia perché avrei riconosciuto la voce. Per cui pensai fosse sua madre. Il bambino scattò in piedi e, prima di chiudere la porta, mi guardò e fece "ciao" con la manina. Sorrisi e lo feci anche io.
Quando se ne andò, guardai Andrea e notai una certa somiglianza con suo fratello.
<<Che tenero>> dissi io, ripensando a Mattia.
<<Già. Adoro quel bimbo>>. Non potei fare a meno di notare quel suo sorrisino. Dio mio, come era bello!
Dopo un po', era ora di tornare a casa, così dovetti passare per il salotto per uscire di casa. Sul divano c'erano seduti un uomo ed una donna assieme a Mattia.
<<Mà, pà. Esco un attimo>> disse lui aprendo la porta facendomi segno di uscire.
<<Non ci presenti la tua amica, figliolo?>> disse suo padre, il quale si alzò in piedi assieme a sua moglie. Andrea era alquanto imbarazzato.
<<Mara. Piacere>> dissi sorridendo stringendo la mano a suo padre.
<<Saverio. Piacere mio>> disse lui.
<<Elisa>> disse la signora, e strinsi la mano anche a lei.
<<Non rimani qui a mangiare?>> chiese sua madre.
<<Mamma...>> la rimproverò Andrea. Notando il suo imbarazzo dissi<<No, non posso proprio. Sarà per un'altra volta. Grazie per l'ospitalità>> poi uscimmo e aspettammo l'arrivo di mia mamma. Andrea non mi aveva chiesto niente della mia famiglia e per il momento preferivo non dirgli niente. Ero sicura che se avesse saputo che non avevo un padre, avrebbe pensato che io e la mia famiglia fossimo malati e non avrebbe più voluto vedermi. Non so perché, ma a me importa cosa pensa lui di me.
<<Ti va di fare un selfie?>> disse lui distogliendomi dai miei pensieri.
<<Certo!>> risposi. Lui tirò fuori il telefono dalla tasca e aprì la fotocamera interna. Sorrisi e guardai nell'obiettivo e scattò la foto. Poi mi strinse un braccio in vita avvicinandomi a lui. Per un momento sussultai, poi ripresi il possesso del mio corpo e gli posai un braccio sulla spalla. Scattò un altra foto. Mi inviò le foto e, appena sbloccai il telefono, lui guardò lo sfondo e rimase perplesso.
<<Ma sono io?>> chiese lui.
<<L'hanno fatta le mie amiche>> dissi io un po' imbarazzata evitando la sua domanda.
<<È carina>> disse sorridendo. Allora decisi di inviargliela.
<<Ma...domenica prossima ci troviamo ancora a studiare o te la balzi?>> aggiunse lui.
<<A me andrebbe bene. Sempre qui, solita ora?>> risposi io.
<<Sì, dai. Ma almeno hai capito qualcosa?>>
<<Per capire, ho capito, poi devo studiare anche la teoria perché la prof. interroga e tra un paio di settimane avremo la verifica>>
<<E non ti offrì per l'interrogazione?>>
<<Non mi sono mai offerta>>
<<E perché?>>
<<E se quando mi interroga resetto tutto quello che so?>>
<<Perché mai dovresti resettare?!>>
<<Perché non riesco a parlare in pubblico. Non collego il cervello alla bocca>>
<<Ti devi sciogliere di più. Sei alquanto rigidina>>
<<In che senso?>>
<<Nel senso che se io provo a fare così>> disse avvicinando una mano alla mia guancia. Io sussultai e mi spostai leggermente, come per nascondermi. Appena ebbe ritratto la mano dissi:<<Provassi>>
<<Come?>> disse lui, disorientato.
<<Si dice "se io provassi", non "se io provo">>
<<Ah, non sapevo di avere una prof. di italiano personale>>
<<Sono fedele al congiuntivo>> dissi ridendo.
In quel momento vidi la macchina di mia mamma: era Anastasia. Ero contenta perché al meno avrei tenuto nascosto ancora per un po' il mio segreto di famiglia.

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