Prologo.

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(Nell'immagine: Mark Leeson)

Le luci accecarono Brady facendogli portare una mano sul volto.

La folla di gente ballava come se non ci fosse un domani. Corpi sudati si strusciavano tra loro, l'alcool finiva nelle loro gole e a terra. Ragazze distrutte continuavano a muovere i fianchi a ritmo di musica su tacchi altissimi e il deejay muoveva la mano con movimenti convulsi agitando la testa e tenendo le cuffie ferme.

Era la prima volta che metteva piede in un locale. Non si aspettava di certo musica classica e gente distinta che discorreva di politica, ma neanche una tale confusione e la perdita totale della sua migliore amica, Alexa.

Avevano deciso di passare il week end a New York allontanandosi dalla monotonia di Boston, dove frequentavano l'Harvard Business School.

Brady, con quel suo fascino da ragazzino perenne, nonostante i ventiquattro anni e solo qualche mese alla laurea, era completamente stravolto dalla situazione che gli si presentava davanti. Non che fosse un qualche tipo di personaggio strano che non amava la vita mondana, ma aveva sempre dato la precedenza allo studio, anche per via della sua grande intelligenza e, questo strano week end nella Grande Mela, era stata la sua prima pazzia.

Alexa, dopo una serie di ricerche su Google, aveva trovato questo locale nel Greenwich Village, il Flume.

Con lo spazio ampio e i grandi tetti a volta, era fra i locali più famosi della città. Era frequentato maggiormente dagli studenti della NYU e della Columbia ma, nonostante questo, era possibile trovarvi anche donne e uomini dell'alta società o imprenditori, proprio per via dell'aspetto unico di quel luogo, che sembrava unire mondi diversi a ritmo di musica.

Brady adocchiò un punto tranquillo verso la zona bar. Si sedette su uno sgabello e ordinò un cocktail analcolico. Andava bene fare pazzie ma, conoscendo Alexa, non poteva permettersi di ubriacarsi o non sarebbero riusciti a tornare in hotel. Guardandosi intorno osservò i vari tipi di gente che lo circondavano: c'erano le classiche studentesse del college, con abiti striminziti, tacchi altissimi e il trucco sciolto sul viso. Uomini d'affari, con ancora l'abito a tre pezzi addosso, intenti a rimorchiare quelle stesse ragazze che, senza remore, ondeggiavano in movimenti sensuali con i bicchieri in mano, donne eleganti, che conversavano tra loro come fossero le quattro protagoniste di Sex and the City e tipi solitari, come lui.

In particolare notò le spalle larghe dell'uomo seduto a due sgabelli di distanza dal suo. Poteva avere all'incirca trent'anni, ne notò il profilo quasi nascosto dai capelli scuri che gli ricadevano sulla fronte, le braccia muscolose messe in risalto da una t-shirt aderente e il mento poggiato sul palmo della mano mentre, con quella libera, giocava con l'etichetta di una birra quasi del tutto finita.

La persona tra loro si alzò, lasciando a Brady la possibilità di osservare quell'uomo ancora meglio. Aveva la schiena inarcata, come fosse abbattuto, jeans scuri stringevano le cosce muscolose ma, il piede gli si muoveva comunque a ritmo di musica. Questo fece sorridere Brady che, intento ad osservare curioso quell'uomo, non si accorse che questi, forse catturato dalla folla dietro di lui, si era voltato ricambiando il suo sguardo.

Il giovane non pensava che stesse guardando proprio lui ma, era impossibile che fosse diversamente. Sentì una fitta scendere dal petto sino al basso ventre, le mani sudate, nonostante il contatto con il bicchiere pieno di ghiaccio e gli occhi farsi liquidi. Non aveva mai provato nulla di simile.

Brady divenne, molto probabilmente, paonazzo in volto.

Dopo un tempo incalcolabile, cui i suoi occhi verdi rimasero incollati in quelli scuri come la pece dell'uomo, si voltò fingendo di interessarsi al cocktail all'ananas che stringeva ancora, come fosse un appiglio con la realtà, tra le mani, cercando di non pensare al suo cuore che batteva a mille dentro il petto.

«Eccoti! Ti ho cercato ovunque!» Alexa tuonò alle spalle di Brady, facendolo sussultare.

Era completamente ubriaca.

«Al, ma quanto hai bevuto?» domandò infastidito.

«Io? Ma io non ho bevuto!» urlò con parole trascinate, poggiando maldestramente il fianco sul bancone del bar.

«Su, andiamo» disse seccato, prendendo per il polso l'amica che, dopo un paio di secondi di diniego, barcollante, fu costretta a seguirlo.

Brady diede un'ultima occhiata verso l'angolo in cui prima si trovava l'uomo che l'aveva tanto attirato ma, al suo posto, trovò una ragazza bionda.

Se n'era andato.

Una sensazione di vuoto si fece strada dentro di lui.

**

Mark Leeson aveva deciso di andare al Flume per bere e cercare di dimenticare Thomas. Cosa impossibile a quanto pare, perchè era arrivato alla terza birra e l'unica cosa a cui continuava a pensare era il sorriso contagioso e gli occhi color del cielo del ragazzo che aveva catturato il suo cuore, frantumandolo subito dopo.

Sbuffò, cercando di staccare l'etichetta dell'ultima birra che avrebbe bevuto quella sera ma, improvvisamente, si sentì come osservato.

Voltò il viso portando lo sguardo sul protagonista di quella strana sensazione. Un ragazzo giovane, forse troppo per essere dentro quel locale, lo stava osservando come studiandolo. Aveva le gambe leggermente piegate perché posava le scarpe sul poggiapiedi dello sgabello, forse perché non era neanche abbastanza alto da poggiare i piedi per terra. Portava una felpa grigia, probabilmente era uno dei tanti studenti dei college vicini. Aveva i capelli scompigliati, forse castani e, quando un lampo di luce che seguiva la musica, gli passò sopra, riuscì a distinguerne i luminosi occhi verdi.

Mark si sentì astratto da quel ragazzino e cercò di scrutarne i lineamenti del volto, ma gli fu impossibile perché, questi, si voltò, concentrandosi sul bicchiere ripieno di liquido colorato che aveva tra le mani.

Nonostante avesse il cuore spezzato e si fosse ripromesso di non avere mai più contatti con altri uomini, era come attratto da quel fascino ingenuo. Così, dopo qualche secondo di tentennamento in cui continuò a chiedersi come potesse interessarsi a un ragazzino, fece per raggiungerlo, anche solo per parlargli, sperando così di accorgersi di essere un idiota, perché non capiva quello strano magnetismo tra loro, ma una bionda con una minigonna troppo mini e tacchi alti troppo alti, ubriaca fradicia, gli si avvicinò con fare lascivo, come se si conoscessero.

Mark pensò fosse un segno del destino. Sorrise tra sé rendendosi conto di aver quasi rimorchiato una matricola del college, lasciò una banconota da venti dollari sul bancone e uscì dal locale.

Direzione: Boston.



Nota Autrice:

Ed ecco a voi l'anteprima della storia tra il nostro amatissimo (e sfigatissimo) Mark Leeson e Brady Thompson, una new entry!

Avevo deciso di scriverlo un paio di giorni fa e questa sera mi è venuta l'illuminazione, quindi ecco a voi una piccola prima parte di "Love made me do it", ovvero: l'amore me l'ha fatto fare xD

Fatemi sapere cosa ne pensate, anche se pensate sia orrendo, ditemelo! ahahahh!


Love Made Me Do ItDove le storie prendono vita. Scoprilo ora